capitolo 12

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POV Alex

Appena sento le sue labbra posarsi sulla mia guancia perdo il contatto con la realtà e l'unica cosa che riesco a pensare è “ancora, ancora e ancora”.

Quando lei si stacca e si allontana avviandosi verso casa dopo avermi sussurrato con la sua voce dolcissima:

- Buonanotte Alex, ci vediamo presto. Grazie -

Rimango a guardarla come inebetito, continuando a rivivere il momento in cui lei, di slancio, mi ha abbracciato e dato un bacio sulla guancia che sta ancora bruciando per il contatto con le sue labbra.

Entrato in casa le scrivo augurandole la buonanotte e la mia felicità raddoppia quando mi risponde anche se solo con un semplice buonanotte, che porta il mio cuore a mille lasciandomi senza fiato.

Queste nuove emozioni che mi scombussolano completamente. Le provo solo con lei, che senza volerlo è diventata la cosa che desidero di più al mondo. Quindi pensando a lei mi addormento sorridendo come uno stupido.

Il mattino dopo al mio risveglio i miei pensieri corrono subito a lei, così, sperando di poterla rivedere già oggi, le scrivo:

- Buongiorno, ti va di fare qualcosa oggi? Piscina con Aly e Tom? -

All'invio il cuore inizia a battermi forte non solo perchè stavo mostrando spudoratamente il mio interesse per lei, ma anche perchè lo legge subito e inizia a scrivere.

Tutte le mie insicurezze mi crollano addosso come una secchiata d'acqua gelida: sono già passati quaranta minuti e lei non mi ha ancora risposto. Non ci posso, anzi non ci voglio credere e aspetto invano una sua risposta guardando lo schermo del cellulare come se ne andasse della mia stessa vita.

I minuti diventano ore, e le ore diventano giorni, ma da lei nessuna notizia. Mi sento sprofondare sempre di più nell'idea che per lei fosse solo un gioco o una buona occasione per una vendetta.

Qualcuno bussa alla porta obbligandomi ad alzarmi dal divano su cui mi sto autocommiserando da tutta la giornata. Apro la porta e mi ritrovo davanti Tom che mi guarda comprensivo avendo ricevuto i miei messaggi deliranti e mi dice:

- Non ti chiedo nulla. Mi sa che hai bisogno di uscire stasera! Forza, preparati! -

Quando provo a replicare che non sono dell'umore per uscire, alza un sopracciglio e mi guarda con aria minacciosa. Io rassegnato vado in camera, mi preparo con i primi vestiti che trovo: una maglietta bianca e un paio di jeans scuri.

Dopo poco mi ritrovo davanti all'insegna blu al neon di un bar molto affollato. L'ampia vetrata mostra anche da fuori la modernità del locale, ci sono alti tavolini rotondi scuri sostenuti da un sottile sostegno al centro, che lascia spazio per quattro sgabelli in metallo e tanti quadri astratti alle pareti illuminati da lampade dalle forme più strane. Entrando mi cade l'occhio sul bancone dove tre barman lavorano in sincronia, servendo la miriade di clienti in attesa di bere e mi rendo conto che la mia voglia di stare qui diminuisce sempre di più, soprattutto quando Tom mi trascina verso il bancone dove i nostri amici ridono e bevono. Comunque li raggiungiamo, inizio a bere una lunga serie di shottini e la serata, non so come, passa tra risate di circostanza al momento giusto per evitare domande. A fine serata ho perso il conto di quanto ho bevuto e Tom è costretto ad accompagnarmi a casa, mentre io ubriaco do voce alle mie paranoie e lui, da buon amico quale è, mi ascolta. Arrivati a casa, barcollo verso la mia stanza e lui mi rassicura dicendo:

- Vedrai che si farà viva. Se non lo farà, giuro che tra due giorni ti aiuterò a buttare giù la porta di casa sua a calci -

Sono le ultime parole che sento prima di crollare in sonno pesante ma senza sogni.

Al risveglio, un mal di testa martellante mi perfora il cranio e un raggio di sole mi accieca. Arrabbiato e sconvolto, mi alzo, vado verso la cucina e incontro mia mamma che sta uscendo di casa e mi dice di avermi lasciato il pranzo sul tavolo. In stato comatoso, entro in cucina cercando di ricordare cosa sia successo ieri sera. I ricordi dei giorni appena passati mi travolgono, lei non mi ha più cercato. Ci deve essere qualcosa che mi sfugge, magari è veramente solo una vendetta perversa.

Tutta colpa di una maglietta...Where stories live. Discover now