23 - Amicizie Pericolose

62 5 29
                                    

Hogwarts. Aprile, 1976.

Il giorno seguente mi sveglio al levar del sole, benché non siano ancora previste le lezioni per via delle vacanze di Pasqua.

Le mie compagne continuano a dormire profondamente, raggomitolate sotto le coperte, al di là delle spesse tende di velluto rosso dei loro letti a baldacchino.

Mi preparo svelta, attenta a non produrre nessun rumore che possa rischiare di svegliarle.

Prima di sgattaiolare fuori dal dormitorio, mi avvicino alla postazione di Mary. Scosto leggermente un lembo di stoffa e getto un'occhiata attraverso il sottile pertugio nella tenda, per controllare le condizioni della mia amica. Il suo respiro è lieve e regolare, segno di un sonno tranquillo, senza incubi.

Il mio sguardo indagatore scivola rapido sulla figura dormiente di Mary fino a soffermarsi, per qualche secondo, sulla pelle esposta del suo braccio destro, libero dalle lenzuola e dalla coperta color cremisi.

L'immondo insulto che imbrattava l'epidermide altrimenti candida e pulita dell'avambraccio pare essere definitivamente scomparso. Come sempre, le cure sapienti di Madame Pomfrey si sono dimostrate impeccabili. La nostra amata infermiera è stata di parola; di quegli orrendi tagli non è rimasta nemmeno l'ombra di una cicatrice. La pelle risulta bianca e liscia, come se nulla fosse mai capitato.

Mi concedo un breve sospiro di sollievo, rimpiazzato, tuttavia, da un' immediata, quanto impellente, determinazione. Rapidamente, richiudo la tenda e mi avvio fuori dalla stanza. Perché, per quanto ogni traccia fisica di quel gesto ignobile perpetrato da Mulciber sembri ormai apparentemente svanita, in realtà qualcosa di assai grave è successo. Qualcosa di imperdonabile, su cui non sono minimamente capace di sorvolare.

Oltrepasso in tutta fretta il ritratto della Signora Grassa, la quale ancora ronfa beata all'interno della sua sontuosa cornice, e scendo giù per le scale di gran carriera.

Una quieta atmosfera sonnacchiosa domina il castello. A parte me, nessun altro si aggira per le rampe di scale e per i corridoi, che risultano deserti. Incurante di essere probabilmente l'unica persona sveglia nella scuola, procedo dritta per la mia strada, sfilando davanti a una serie di ritratti addormentati, il cui rumoroso russare mi accompagna durante il tragitto.

Raggiungo l'ampia Sala d'Ingresso e qui, invece di voltare in direzione della Sala Grande, mi dirigo verso la grande porta di quercia. Benché il mio stomaco stia accennando qualche gorgoglio di protesta, in vista di una fame ormai imminente, lo ignoro; non ho tempo di fermarmi a fare colazione, una questione ben più urgente mi attende.

Superato il portone, mi ritrovo all'esterno dell'edificio. Rabbrividisco all'aria pungente del mattino. Mi stringo nel mantello e mi incammino, puntando alle sponde del Lago Nero.

Nel vasto parco di Hogwarts non si vede anima viva. Attorno a me regna un silenzio denso, interrotto soltanto da pochi suoni naturali, come il cinguettio di qualche uccellino mattiniero, o il flebile fruscio dell'erba e delle foglie, accarezzate dalla brezza mattutina.

Il sole albeggia all'orizzonte, i suoi raggi squarciano l'oscurità residua della notte con rivoli di luce dorata. Piccoli coriandoli luminosi vibrano sulla piatta superficie dell'acqua, donando al paesaggio che mi circonda un'aura di ancestrale misticismo.

Mi fermerei volentieri ad ammirare il meraviglioso scenario che la natura mi sta offrendo in questo momento, se non fossi tanto concentrata sulla mia personale esigenza di sistemare un paio di cosette con una persona di mia conoscenza.

Mi dirigo verso una macchia di cespugli vicino al lago, il luogo preferito di Severus, dove si rifugia spesso a leggere indisturbato. O, per meglio dire, di nascosto. In effetti, è da tempo che sospetto che i libri che Severus legge tanto avidamente trattino argomenti inadatti, pericolosi. Oscuri.

I was Lily EvansWhere stories live. Discover now