35 - La Strana Assenza di Severus

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Hogwarts, Torre di Grifondoro. Fine novembre 1976

È ormai calata la sera su Hogwarts e, al di là della nostra unica finestra in dormitorio, non si vede altro che un cielo nero e tempestoso, coperto da una densa coltre di nuvole scure. Non ci vuole certo un indovino per intuire che tra non molto pioverà.

Seduta sul suo letto a baldacchino, con le tende in velluto rosso accuratamente tirate da una parte, c'è Marlene, in preda a una vera e propria crisi di pianto. Io, Hestia e Mary siamo sedute accanto a lei, come tre ancelle al capezzale di un malato, scambiandoci vicendevolmente occhiate ansiose. Nessuna di noi sa bene cosa dire per risollevare l'animo della nostra compagna disperata, la quale non fa altro che singhiozzare da quasi mezz'ora. Vale a dire, da quando ha fatto irruzione nella stanza, pallida come uno spettro e con gli occhi gonfi di lacrime.

Il fatto è che lei e Sirius avevano un appuntamento questa sera. E, a quanto pare, devono aver bisticciato. Pesantemente, a giudicare dallo stato in subbuglio di Marlene. Tuttavia, né io né le mie compagne siamo riuscite a capire con esattezza quale sia stata la causa scatenante del litigio. Finora, tentare di chiedere spiegazioni si è rivelato inutile, dal momento che, ogni volta che Marlene cerca di parlare, le sue parole si sgretolano miseramente in singulti incomprensibili.

Passano altri lunghi minuti singhiozzanti prima che la nostra amica riprenda minimamente controllo di sé stessa e inizi a raccontare, in mezzo alle lacrime, cosa è capitato fra lei e Sirius.

«Ho fatto u-una cosa m-molto stupida» esordisce Marlene mestamente, lo sguardo fisso su un punto indefinito davanti a sé.

Hestia le si avvicina e le avvolge affettuosamente le spalle con un braccio.

«Cos'è successo?» incalza Mary, seduta ai piedi del letto e fissando la nostra compagna con evidente apprensione.

Come le altre, anch'io mi metto in ascolto, col fiato sospeso, mentre una subdola speranza inizia a lambirmi i pensieri.

«Non so cosa mi sia preso... Ma gliel'ho detto... Ho detto a Sirius che lo amo» confessa Marlene con un filo di voce, le ginocchia strette al petto.

«Ooooooh...» Hestia e Mary si sciolgono in sorrisi sognanti. Io resto zitta, a labbra serrate e i muscoli incredibilmente tesi.

«E Black cos'ha risposto?» domanda Hestia con cautela, lanciando a Marlene un'occhiata ansiosa.

«Nulla...» sbotta la nostra amica, in preda allo sconforto più totale. «Se n'è rimasto zitto per non so quanti minuti e poi, di punto in bianco, mi ha detto che era tardi e che era meglio che tornassi qui alla Torre. E senza aggiungere altro, mi ha piantata lì e se n'è andato!»

La voce di Marlene s'incrina e le parole tremano, mentre le si dipinge in volto un'espressione inconsolabile. Gli occhi, già rossi e gonfi come due ciliegie, si riempiono di nuovo di lacrime.

«Credo proprio che sia finita... Sirius non ne vuole più sapere di me!» esclama disperata, prima di esplodere nell'ennesimo scroscio di singhiozzi.

Io, Hestia e Mary ci scambiamo occhiate preoccupate. È la prima volta che vediamo la nostra compagna, di solito briosa e dalla sicurezza inscalfibile, ridursi così. Inermi, assistiamo alla tristezza indomabile di Marlene senza sapere come comportarci. Da parte mia, la guardo con espressione contrita, lo sguardo colmo di pietà. Una pietà sincera, visto che detesto vedere chiunque delle mie amiche in questo stato.

D'altro canto, l'ipotesi che la relazione fra Marlene e Sirius Black sia giunta realmente al capolinea mi provoca una spontanea quanto piacevole allegria, accompagnata immancabilmente dal consueto senso di colpa che da mesi mi serpeggia sottopelle.

I was Lily EvansWhere stories live. Discover now