29 - In Riva al Lago Nero

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Hogwarts. Giugno, 1976.

Lily

«Giù le penne!» annuncia la vocetta acuta del professor Flitwick, mettendo così fine alla prova d'esame di Difesa Contro Le Arti Oscure. «Per favore, restate seduti mentre raccolgo i compiti! Accio!»

Uno stormo di rotoli di pergamena si libra in aria, per poi sfrecciare verso il minuscolo professore e atterrare fra le sue braccia tese, facendolo capitombolare a terra. Molti dei miei compagni scoppiano a ridere. Anch'io mi lascio sfuggire un sorrisetto divertito, ma subito dopo mi alzo e, insieme a Emily Taylor, seduta come me in prima fila, accorro in soccorso del docente, prendendolo sottobraccio e sollevandolo di peso.

«Grazie, grazie» ansima il professor Flitwick, prima di congedare tutti gli studenti presenti in Sala Grande. «Molto bene, potete andare!»

Torno al mio banco e raccolgo penne e pergamene, infilandole in borsa. Dopodiché, mi avvio verso la porta d'uscita, che dà nella Sala d'Ingresso, svicolando rapida tra i banchi e i vari capannelli di ragazzi che ancora si attardano per discutere dell'esame. Mary, Hestia e Marlene mi stanno aspettando oltre la soglia, con la schiena appoggiata contro il muro in pietra.

«Com'è andata?» mi domanda Mary con curiosità, non appena le raggiungo.

Nel frattempo, il corridoio viene invaso dall'orda di studenti del quinto anno. La maggior parte di loro si accalca davanti al portone, ansiosi di uscire all'aperto.

«Bene, credo. Le domande non erano troppo difficili» rispondo senza sbilanciarmi troppo. «A voi come sono sembrate?»

«Affrontabili, tutto sommato. Eccetto la numero dieci... non sono riuscita a ricordare tutti e cinque i segni che identificano un lupo mannaro.» replica Marlene, un poco desolata.

Io e le mie amiche ci immergiamo, quindi, in un fitto confronto sui quesiti della prova di Difesa Contro Le Arti Oscure, in attesa che la folla scemi, prima di incamminarci a nostra volta verso l'uscita.
Osservo distrattamente il fiume di teste che fluisce piano oltre il portone di quercia, quando, all' improvviso, vedo sfilare davanti a me, a pochi metri di distanza, l'inconfondibile figura di Alya Merope Black, come sempre accerchiata dalle sue tre inseparabili compagne di Serpeverde.

La Black pare essersi accorta della mia presenza. Mi getta un'occhiata veloce, abbozzando un ghigno di scherno. Ha addirittura la faccia tosta di scoccarmi un occhiolino. Poi, volta la testa dall'altra parte e, a mento alto, avanza trionfia verso i sotterranei del castello. Inerme, la osservo svanire dal mio campo visivo, inghiottita dalla folla, mentre un moto di stizza mi assale, facendomi fremere di rabbia.

Quanto vorrei farle abbassare la cresta!

Tuttavia, rammento fin troppo bene le parole con cui mi ha minacciato ieri, dentro al Bagno dei Prefetti. Cerco di acquietare i miei pensieri e, soprattutto, il mio desiderio di rivalsa. Una vocina dentro di me continua a ripetermi che non conviene stuzzicare una serpe del genere. Non si può mai sapere con quale tipo di veleno potrebbe ripagarmi.

Stringo ferocemente le mani attorno alla cinghia della mia borsa, concedendomi almeno un profondo sospiro saturo di frustrazione.

«Qualcosa non va?» mi chiede Marlene, notando preoccupata il mio disappunto.

«Nulla, ho solo visto un orrido insetto sul muro!» mento, sforzandomi di scacciare la fastidiosa immagine di Alya Merope Black dalla testa.

Marlene, Hestia e Mary lanciano sguardi ansiosi alle pareti che le circondano, immaginandosi di trovarci chissà quale immonda creatura.

«La folla si è diradata ormai, andiamo!» esclamo, avviandomi di gran carriera verso l'uscita del castello, insieme alle mie compagne.

Fuori, la giornata è bellissima. Il sole splende alto in cielo, irradiando con i suoi raggi abbaglianti la superficie del Lago Nero e la distesa di erba verde che si espande a perdita d'occhio.

I was Lily EvansDove le storie prendono vita. Scoprilo ora