CAPITOLO 4

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Catturò con lo sguardo quello di lei e lo sostenne troppo a lungo. Sparkle iniziò a sentirsi a disaggio.

"No," rispose lei educatamente. "Non lo credo nemmeno io. Comunque, mi permette di continuare il mio discorso?"

"Vada avanti."

"Lei deve capire che tutto questo... tutto quello che le sto dicendo ora... Io non ne sapevo assolutamente nulla. L'ho saputo solo..."

La voce le se spezzò. Odiava parlare di Roxie e dell'incidente. In quel momento però, doveva essere coraggiosa per il bene della piccola Mira, ma la realtà era comunque ancora troppo dolorosa. Il tempo l'aveva aiutata ad accettare quanto era accaduto. Tuttavia sapeva che se ne avesse parlato si sarebbe messa a piangere e non era certa che l'uomo seduto davanti a lei apprezzasse l'esternazione delle emozioni.

"Lei e Michael, suo marito..."

"Che è stato coinvolto in questo cosiddetto incidente..."

"Sì, e non è affatto... cosiddetto..."

"Che cosa è successo?"

"Ha importanza?"

"Era la sua unica sorella?"

Sparkle lo guardò con espressione frustrata. Perché non la lasciava semplicemente finire? Perché provava a strapparle informazioni che non gli servivano in alcun modo? Perché le faceva quella domanda? Lei non voleva parlare di questo.

Non amava parlare di questo con nessuno. Aveva pianto al funerale, aveva affrontato tutti i 'mi dispiace' e la lunga scia di condoglianze, ma aveva chiuso tutto quanto dentro in quel giorno, preferendo a dare la priorità a Mira e alla sua sicurezza e tranquillità, non al dolore.

"Sì" confermò brusca.

"E cosa mi dice di altri parenti? Zii, zie? Non ha parlato dei suoi genitori, quindi deduco che non li abbia più."

"Tutte queste informazioni sono irrilevanti," scattò immediatamente Sparkle. "Se avessi saputo che mi avrebbe fatto il terzo grado sulla famiglia Hart, mi sarei presentata con l'albero genealogico."

Kaleb la scrutò con attenzione.

"Per quale motivo ha detto di essere venuta da me perché non aveva un'altra scelta? Assumo che se avesse altri parenti..."

"Mi sarei rivolta a loro per ricevere un aiuto... Certamente..."

Che stupida aver pensato che dicendo come stavano le cose, al grande Kaleb Brantley gli sarebbe spuntato un cuore, che avrebbe sviluppato una coscienza e avrebbe richiesto più cose su Mira, sulle sue condizioni.

"Non ho nessun altro al mondo, signor Brantley," replicò Sparkle esausta. "Tutto quello che avevo era mia sorella... Avevo solo Roxie."

Detto ad alta voce suonava lugubre e triste. Quando erano morti i suoi genitori, c'era Roxie a tenerle la mano e a confortarla. Ora non c'era nessuno a difenderla da quel senso di solitudine profondo sempre in agguato, pronto a colpirla.

"I nostri genitori sono morti quando io avevo dodici anni, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro. Per quanto riguarda i parenti, penso, ma non ne sono molto convinta, di avere uno zio da qualche parte in Australia e forse due cugini di mio padre in Canada, ma non siamo mai stati in contatto. È sufficiente come informazioni sulla famiglia o vuole sapere altro? Forse potrei dirle il mio gruppo sanguigno! O il pin del mio bancomat?"

Era seccata con lui per averle estorto delle informazioni che aveva imparato a custodire gelosamente dentro di sé.

"Per farla breve, non avevo altre persone a cui rivolgermi. E in tutti i casi..." aggiunse, ma si fermò, incerta su come proseguire.

UN NATALE PER RICOMINCIAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora