Fino al mare

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E lei in quel momento, in quella lontana notte, sognò per prima cosa un suono, ma non capì cos'era, era troppo remoto.
E l'attimo dopo eccola lì, che sognava di strapparsi il grembiule e correre lontano da quella grande casa, fino a perdere il fiato e anche oltre. Finché i polmoni non avrebbero iniziato a bruciare e lei si sarebbe sentita totalmente staccata dalla realtà. Persa in un'altro mondo, distante. Ma non sarebbe stato un banale pensiero, mentre fissava un punto a occhi aperti e pensanti, sarebbe stato vero. Doveva essere concreto.
E non si sarebbe mai voltata indietro. Il suo cuore batteva per andare avanti, per seguire la scia del vento che sfrecciava tre le fronde degli alberi ricurvi di mele e pesche che ostinati circondavano l'abitazione, come una barriera insuperabile, uno scudo impenetrabile. O così Urss le aveva fatto pensare, perché lei ora lo stava sovrastando, quello scudo, cessato di esistere nel momento in cui aveva appreso di poter andarsene semplicemente correndo, battendo la paura. L'isolamento di una vita spariva mentre raggiungeva il limitare del bosco: frontiera della libertà tanto ricercata dalla parte più abissale, nascosta, del suo essere.
L'ambiente sembrava mutare mentre proseguiva la sua strada: la luce del sole si faceva più calda e chiara guizzando tra gli alberi massicci e possenti del bosco, quel bosco che lei aveva tanto desiderato, e che ora, si ripeteva costantemente, stava attraversando.
I suoi occhi balzavano da una parte all'altra, godendosi la miriade di colori della flora che li circondava. Alcuni di quelle sfumature per lei non avevano neache un nome, era abituata ai colori spenti, scuri e selvaggiamente rustici della sua vecchia casa, che - fissando quella tela che le circondava con amore - si stava già dimenticando, sostituendo quei tetri ricordi con quelli appena nuovi, che la sua mente stava formulando ora, velocemente, voleva immortalare nei suoi pensieri tutto quello. Tutto il nuovo, splendente e colorato ambiente che la ospitava con gentilezza in mezzo a sé.
Di colpo, bianco. Luce accecante. Il vento rallenta. Si ripeté, più forte, più vicino, era come al fianco di lei, quel suono...
I suoi occhi tornarono lentamente a fuoco. Poi furono offuscati da lacrime di gioia, silenziose. Lei non singhiozzava, neanche il minimo rumore di un respiro irregolare. Sarebbe stato tremendamente irrispettoso spezzare la quiete della spiaggia davanti a lei. Del mare.
Oh, il mare. Fece qualcosa passo verso di esso, e la sensazione della sabbia sotto ai piedi fu decisamente più piacevole e rilassate di quella della ghiaia o dell'erba rozza e tagliata male.
Il fruscio delle onde, il suono che inconsciamente l'aveva condotta fin lì, e che aveva sentito pienamente solo una volta giunta a destinazione, con calma le annebbiò il ricordo delle urla del suo padrone. L'avevano sempre spaventata molto, ma ora non se ne doveva più preoccupare. Le sembrava di aver trovato un amico che l'avrebbe protetta per sempre, a cui poteva rivelare ogni segreto. Ogni pensiero.
L'acqua le arrivava fino alle caviglie, ed era fresca, un sollievo per i lividi e le ferite sul suo corpo. Sorrise, aveva una vaga idea di non farlo da tanto. Si chinò e prese un po' di quel nettare trasparente e lucido con la mano, e se lo passò da per tutto, anche sui capelli leggermente ricci, senza preoccuparsi per i vesiti che lentamente si bagnavano. Anzi, logori com'erano, non le dispiaceva affatto.
Respiro profondamente, riempendo i polmoni martoriati da quella corsa sfrenata di profumata aria oceanica, pura.
Il suo sguardo, infine, si puntò sull'orizzonte, sull'infinito.
Così tanto distante. Così tanto vicino, oltre quello c'erano centinaia di mondi nuovi per lei. Altri paesi, con culture e modi di fare, di vivere, diversi da quelli che conosceva. Centinaia di persone altrettanto nuove e diverse che avrebbe voluto conoscere, capire, ridere con loro.
E improvvisamente voleva anche andare...oltre. Superare il cielo, andare fino alle stelle. Forse stava esagerando, si disse, ma non riusciva a smettere di immaginare. Non voleva. Teneva aggrappate a sé quella gioia, quella spensieratezza, quella bellezza, quella gentilezza, come se stesse lottando per tenere a sé la sua stessa vita.
E forse, quelle emozioni che tanto raramente riceveva o provava, erano il fulcro della sua vita. Sapeva che le cercava ogni giorno, da...
Sveglia.
Aveva aperto gli occhi, di scatto. Non aveva neache avuto il tempo di accorgersi del suo nuovo mondo che spariva. Si era ritrovata a fissare il soffitto nel buio della sua camera.
Le tenebre si dissolsero quando i suoi occhi, con il loro tempo, si adottarono all'oscurità parziale del locale. La luce azzurrina della luna filtrava dalla finestra sbarrata.
Si sedette sul materasso, afflitta. Doveva essersi ormai abituata a quei bruschi risvegli che la strappavano da quel mondo lontano, che, nella realtà, era conscia di non poteri mai raggiungere.
Però non ci riusciva proprio. Le era impossibile accettarlo, sopratutto perché succedeva ostinatamente ogni notte, il che rendeva il tutto ancora peggiore. Era come uno scherzo crudele che si ripeteva all'infinito.
Si alzò, e in punta di piedi raggiunse la porta della sua camera. Prese con studiata delicatezza la maniglia e cercò di girarla. Con suo stupore, non era chiusa a chiave. Strano, solitamente Urss lo faceva ogni volta che sbagliava qualcosa, qualsiasi cosa. Poche ore prima aveva lasciato aperto il cancello del recinto delle pecore e alcune era scappate. Lui si era arrabbiato molto, perché quando aveva mandato Estonia, Lituania e Lettonia a cercarle, loro non erano riusciti a trovarle più.
Scrollò bruscamente il capo, cercando di scacciare quel ricordo quando nella sua mente si risentì il primo schiocco secco della cinghia. A lei non l'aveva toccata, incredibile ma vero, però se l'era presa con loro tre, senza ragione. Aveva cercato di spiegargli che non era colpa loro se gli animali si erano allontanati troppo per essere ritrovati, che non centravano nulla, ma lui non la stava a sentire. Era ovvio che il suo intento non era punirla fisicamente, ma mentalmente. E dai sensi di colpa che ancora la attanagliavano dopo aver sentito le grida di dolore dei bambini.
Urss sapeva bene come sottomettere gli altri. Sua madre, prima di morire, glielo ripeteva sempre: "Non andargli contro, cerca di fare il meglio che puoi. Si sempre gentile e dolce, educata ma specialmente rispettosa, Ucraina." Per la quiete di vivere, anche se poca, questo e altro.
Scese le scale con altrettanta cautela e finalmente arrivò di sotto. Passò più lontana possibile dalla camera di Germania Est, che aveva il sonno leggero, e si diresse nella biblioteca.
A quell'ora ovviamente non aveva mica voglia di leggere, nonostante le piacesse molto farlo, ad attirarla era un'altra cosa: la finestra della stanza, la più grande di tutta la casa. Anche essa era sbarrata, ma poco le importava.
La apri, con movimenti lenti e precisi. Mentre le ante si spalancavano non emisero neache un cigolio. Non c'era vento, tutto era perfettamente immobile e silenzioso. Appoggiò le braccia sul davanzale e si inginocchiò, guardando il paesaggio in lontananza, costellato da montagne gigantesche, boschi e ampie pianure. Non faceva freddo, infondo era quasi giugno. Niente la poteva più disturbare.
Per caso, scorse un'aquila volare in cielo, talmente veloce e vicina che avrebbe potuto giurare di sentire il frullo delle ali. Spero che non passi mai troppo vicina. Pensò. Ah, Urss odiava proprio le aquile, simbolo del suo arcinemico, America, di cui parlava sempre poco davanti ai ragazzini come lei. Ogni volta che vedeva uno di quegli uccelli gli sparava, e aveva dato il libero permesso di farlo per divertimento anche ai suoi soldati che giravano attorno alla proprietà come guardie feroci e spietate. Anzi, si corresse la giovane, lo erano.
Per lei era sinceramente un comportamento vergognoso, meschino. L'unica colpa di quei esseri viventi era essere usati inconsciamente come simbolo dai loro nemici occidentali, nient'altro.
Un movimento la fece tornare alla realtà. Qualcosa era atterato pesantemente di fronte a lei, meno di un metro fuori dalla finestra. Con sgomento, vide l'aquila zampettare nella sua direzione con un sacchetto di seta nel becco.
L'uccello saltò e si attaccò con le zampe alle sbarre, e Ucraina fece un balzo indietro, impedendosi all'ultimo di urlare. L'aquila piego curiosamente la testa di lato, fece passare senza troppe difficoltà il sacchetto oltre le sbarre, e lo lasciò cadere sul davanzale. Poi, dopo aver fissato la ragazza negli occhi per una manciata di secondi con i suoi gialli, ripartì e volò via, sparendo oltre il tetto della casa.
Ucraina aspettò che il suo cuore diminuisse i batiti prima di prendere con sicurezza il sacchetto. Se lo rigirò tra le mani, poi lo aprì. Da esso uscirono una decina di conchiglie di dimensioni diverse e colorate, chiaramente trattate con qualcosa per la strana lucidità, e un grande fiocco blu con dei lunghi nastri lunghi quasi quanto lei stessa.
Fissò tutto meravigliata, rigirandosi il fiocco tra le mani. Appoggiò le conchiglie sul tavolino lì accanto e si portò il braccio dietro la testa.
Con pochi movimenti, intrecciando le ciocche e i nastri, si legò i capelli in una sinuosa treccia. Specchiandosi nel riflesso di una delle due ante, sorrise, spostando il viso a destra e sinistra per guardare da ogni angolazione possibile la sua nuova acconciatura.
Poi, riprese il sacchetto, prelevando la conchiglia più grande e portandosela all'orecchio. Sapeva che non avrebbe sentito nulla, ma si immaginava contemporaneamente di trovarsi lì, su quella spiaggia che sognava sempre, a ascoltare, amplificato grazie alla conchiglia, il canto del mare.
E quel pensiero bastò perché la speranza dentro di lei tornò a crescere, seppur piano e silenziosa.
Prima o poi avrebbe avuto davvero quel coraggio per andarsene di lì, correndo veloce come il vento.
I sogni di chiunque possono pur sempre diventare realtà, ricordò a sé stessa.
E io renderò reale il mio, fino a superare le montagne, fino ad arrivare al mare.

☆ Angolo scrittrice

Devo dire che per essere la prima one-shot mi piace davvero un sacco, sopratutto la prima parte, penso che la descrizione mi sia venuta davvero bene.
Per oggi la protagonista è Ucraina, personaggio che personalmente adoro, ma anticipo già che i protagonisti della prossima storia saranno Francia e Regno Unito, e che il Remake del capitolo di "True Legends", il secondo, se tutto va bene, uscirà tra 2-3 giorni.
Detto questo, alla prossima ragazzi ♥️

☆ Rachele☆

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