Mia madre che persi ad Auschwitz // 27 Gennaio, giorno della memoria

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Avvertenze, anche se mi sembra assurdo metterle. Dovrebbe venire da portare rispetto. Ma io non mi fido: Questo seguente testo ha come protagonista Israele. E questo già farà storcere il naso a molti. Sappiate però che questa One-shot dev'essere tenuta FUORI da quello che sta succedendo. Non c'entra. E tutt'altro discorso. Non voglio divulgarmi, ma sappiate che al primo commento ANTISEMITA, o anche ANTIPALESTINESE, o che supporta qualsiasi porcata di entrambe le fazioni, giuro su dio che vi segnalo e vi arriva pure una denuncia, se serve e sarà possibile. Volete parlare del conflitto? Ho fatto un capitolo apposito in un'altro libro, "Pensieri sui CH", andate .
Non voglio neppure commenti di supporto generale, ripeto, non c'è l'ho con nessuno dei due popoli, ma anche solo trovarmi sotto un contesto del genere "#FreePalestine"...non è che mi urta, ma mi da una sensazione che non riesco a gestire, un cortocircuito, e ve lo dico fuori dai denti. Non ho nulla, ripeto ancora, contro i palestinesi. Ma ho un cortocircuito.
Quindi per favore, andate su quel capitolo apposito. Non qui. Perché in tal caso quei commenti verranno cancellati. Ho come già detto, segnalati in base al contenuto.

Questa One-shot vuole solo ricordare le vittime di un genocidio sistematico e crudele. Il male dell'apice umano perché qualche politico orribile voleva fosse così, in onore di una disgustosa razza superiore reale solo nei suoi contorti pensieri.

E tanto se qualcuno vuole proprio essere rassicurato: Israele mio non è razzista, non è di destra, non odia gli arabi, e più dalla parte del suo popolo che dodici anni fa protestò (E non solo allora, ma questo è uno dei tanti esempi) in piazza contro il loro attuale presidente per dare uno stato ai palestinesi. (Non mi credete? Cercate il video di EuroNews, se non lo trovate, ve lo darò io.)
È un povero cristo che vorrebbe sopravvivere e vivere in pace ma il suo governo ha dei problemi al riguardo. (E non dico che sia l'unico paese ad averceli, questi problemi.)

Contenti? Spero che il personaggio non vi urti.

Ora vi lascio alla One-shot.

Buona lettura.
Per non dimenticare.

《《 Mia madre che persi ad Auschwitz 》》


Ricordo quel sorriso allegro e infantile, prova del fatto che fosse troppo giovane per fare la mamma ma ci provasse lo stesso. Aveva i capelli bianchi come i miei, gli occhi azzurri come i miei. Tutti tratti che solo noi due e la nonna condividevamo.
Eravamo molto simili e mia madre era tanto affettuosa con me. Ammetto che spesso venivo viziato.
Abitavamo in una villa bianca, assieme alla nonna e altri parenti, in Germania, fuori dalla città di Bonn.
Quindi eravamo tedeschi. Io parlavo tedesco, ma non potevo fare quello che facevano gli altri tedeschi, perché ero ebreo.
<< Israel. >> mi spiegò un giorno mia nonna, che sfiorava ormai la sessantina d'anni.
<< Un certo signore ci ha resi apolidi. Ha detto che gli ebrei non possono avere delle biciclette, auto; non possono andare al teatro; non possono andare al cinema; non possono votare; possono andare in scuole solo per ebrei e lo stesso vale per i negozi. Non possono sposarsi con altri se non sono ebrei anche loro. Che gli ebrei devono portare la stella giudaica. >>
Quindi prima gli ebrei potevano? Quand'erano nato io tutte quelle cose ci erano già vietate. Io e mia madre avevano sempre paura di fare tutto perché temevamo fosse proibito.
E la stella? Pensavo fosse una cosa da ebrei portarla. Era sempre sulla maglietta azzurra di mia madre, sulla giacca dello zio, su quelle dei miei cugini e tutte le mie camice l'avevano. E se qualche indumento appena comprato non l'aveva ancora cucita sopra, allora portavamo una fascia. Quando uscivano si assicuravano in modo quasi maniacale di averle. Dicevano che ci avrebbero puniti, se non le avessimo portate.
Ricordo che quando io, mia nonna e mia madre andavamo a fare compere, era difficile trovare un negozio che su non avesse scritto "Vietato ingresso ai cani e agli ebrei". Incredibile che prima invece saremmo potuti entrare tranquillamente ovunque. Una volta un signore di un panificio che aveva uno di quei grandi cartelli davanti all'entrata ci aveva visto sostare troppo tempo di fronte a una sua vetrina, due minuti erano eccessivi a quanto pare, ed era uscito aizzandoci contro un cane feroce stretto al guinzaglio. Eravamo corsi via sotto le risate di due donne e le urla dell'uomo. << Geh weg! Judenschweine! >> aveva gridato, rosso in viso, e le donne gli avevano fatto eco.
O un'altra volta. L'ennesimo episodio. Mia madre e io avevamo appena preso due coni da un gelatatio aperto agli ebrei, l'unico rimasto in città. Erano entrambi alla crema. Erano freschi, fantastici in quella giornata afosa. L'uomo aveva anche aggiunto due biscotti senza farceli pagare. Era una delle poche persone che era ancora gentile con noi. Sua moglie stessa era ebrea e sapeva quali vessazioni noi subissimo ogni giorno.
Mia madre lo ringraziò di cuore e si voltò prendendomi per mano. Fu allora che il suo sguardo cambiò radicalmente. I suoi occhi si spalancarono e il suo sorriso gentile svanì. Mi accorsi che anche il gelataio era improvvisamente diventato teso. Voltandomi appena, notai i due ufficiali delle SS, la polizia tedesca, sulla soglia.
<< Le avevamo detto di rendere il posto vietato per questa feccia. Dov'è il cartello? >> chiese uno dei due, ammiccando con una smorfia infastidita a me e mia madre, come se fossimo scarafaggi.
Il gelataio boffonchio qualcosa che nè io e nè lei sentimmo, tanto eravamo presi da non fare un movimento falso. Gli uomini ancora bloccavano la porta.
<< Ebbene, da questo momento la gelateria sarà vietata agli ebrei. Dunque voi due dovete pagare una multa. >> ci disse l'altro ufficiale.
Io ero spaventato, il gelataio ar dir poco preoccupato e mia madre...
Lei tese i gelati in avanti. E sorrise.
<< Non ho soldi con me, signori. Io e mio figlio non ci faremo più vedere. Se posso, vorrei offrirvi questi come scuse. Non chiederò nulla indietro, sicuramente. Non potrei mai. E giuro, non li ho toccati. >> e mosse di poco le dita serrate attorno ai tovaglioli che avvolgevano i coni, per mostrarlo.
I due ufficiali si guardarono, riflettendo a lungo per un momento. Con sorpresa di tutti e tre, uno dei due sorrise. << Affare fatto. >> Fu l'unica volta in cui incontrai degli ufficiali tedeschi così "benevoli" in quegli anni di vita.
Mia madre glieli diede e tornammo a casa, senza dire una parola. Ero anche in ritardo, ricordo, per delle lezioni con mio zio. Dal 1938 era vietato ai ragazzi ebrei di andare a scuola e frequentare le Università. Mio zio era stato licenziato, e allora aveva iniziato a insegnare solo a me e ai miei cugini. Mia madre diceva che preferiva così. Meno uscivamo, meno c'era il rischio di subire angherie.

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