La sequoia del cavaliere // ♤ Pt 1 ♡

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12 gennaio, 1519.

<< Secondo te, Dio esiste veramente? >>
Gli aveva chiesto il suo pupillo, con la classica innocenza dei ragazzini. Stava sdraiato a pancia in sù sull'erba, indaffarato a affilare un pezzo di legno con un utensile triangolare di metallo.
Prussia non aveva mai avuto l'aria di un gran combattente, al dire il vero. Sapeva essere molto pigro, e spesso con la testa fra le più fitte nuvole.
Ah, si ricordava ancora le facce di Sacro Romano Impero e Stato ponteficio quando gli aveva presentato il ragazzino, spiegando che era una nazione e voleva addestrarlo.
Non lo dico per cattiveria, ma non mi sembra adatto, oh mio cavaliere, a quello che vuole accingerlo a fare. È un giovine troppo semplice. Aveva detto il religioso, con chiaro sguardo preoccupato.
L'impero si era limitato a sospirare. Se tu ne sei sicuro...addestralo. infondo, hai sempre avuto un buon istinto. E gli aveva sorriso sotto lo sguardo disapprovatorio di Vaticano.

Ordine Teutonico allora gli rispose: << Beh, ovvio che esiste. Guardati attorno. Tutto in questo mondo ha azione per uno scopo, tutto ha la sua funzione, i suoi colori, la sua forma. Qualcuno deve averlo creato. E se proprio non l'ha fatto direttamente lui, veglia su di esso. >>
Prussia allora saltò in piedi, girando fiero, in una mano, il bastincino appuntito.
Come gli era solito fare, dopo la risposta decisa del suo mentore, cambiò argomento. Parlava molto.
<< Che ne dici se provassi a usarlo per cacciare al fiume? >>
Ordine Teutonico non potè che sorridere ancora. Prussia era spensierato, con tutta la vita davanti. Aveva tempo per giocare e divertirsi. A lui non l'avevano dato. Lui fin da bambino, dal momento in cui fu riconosciuto come uno di loro, era stato addestrato per servire il signore. Se egli dava un commando, lui obbediva. Anche se delle volte...quei comandi erano stati, forse, esagerati. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Sarebbe stato blasfemico, e Dio si sarebbe potuto infuriare.
Fece per rispondergli, rendendosi conto che Prussia lo guardava impaziente, ma il suono degli zoccoli dei cavalli che correvano sulla sfalto portò tutti e due a girarsi.
Verso di loro arrivarono cinque destrieri, ognuno di essi capitanato da un soldato dell'uomo. Ordine capì all'istante dai loro sguardi che era successo qualcosa, e intuì che doveva essere importante.
Prussia si fece da parte mentre lui si avvicina ai suoi cavalieri.
<< Signore, abbiamo una segnalazione da un villaggio vicino. >>
Ordine Teutonico si fece serio. << Che tipo di segnalazione? >>
Gli uomini si guardarono tra di loro, e uno parlò: << Una...giudea, è stata vista con delle strane pergamene in una chiesa. >>
<< Pensano che stia architettando qualche rito. >> spiegò un'altro.
Ordine Teutonico rivolse il viso al cielo. Non riuscì a trattenere un sospirò leggermente irritato. << Non potete occuparvene da soli? Non è qualcosa che non vi ho insegnato a gesti- >>
<< La donna ha chiesto di voler incontrare lei, signore. >>
Ordine Teutonico si limitò ad alzare. leggermente un sopraciglio. << Ah. >> disse solamente. Non si sentiva molto sorpreso. Non era la prima volta che qualche criminale chiedeva di incontrarlo, per fargli la solita mole, pregandolo di risparmiarlo e scusare i suoi crimini.
<< Andate da soli. >> tagliò corto lui. Fece dietrofront e mise una mano sulla spalla di Prussia.
Il ragazzino sorrise eccitato, poi senza farsi notare fece la linguaccia ai soldati. Per una volta che Ordine finalmente preferiva lui, che andare dai pazzi con loro.
Quelli che lo guardarono più che male, quindi obbedirono agli ordini del loro capo e si allontanarono nella direzione opposta.
Prussia si rivolse al suo mentore. << Allora, quando avrò la mia spada? Ti prego! Voglio venire a combattere con te! >>
Ordine Teutonico gli pattò amorevolmente la testa. << Non avere fretta, ragazzo. Hai ancora tanta strada da fare. Sei ancora inesperto, e troppo innocente. >> Dunque si allontanò rapidamente da lui, andando verso l'albero più vicino.
Prussia lo fissò confuso.
L'uomo sfilò la sua spada, un gioiello in metallo con l'impugnatura d'argento, con rubini e zaffiri rossi incastonati in piccoli pezzettini in esso. Poco sopra, sotto la lama, c'era il simbolo del suo Ordine inciso.
<< Se vuoi arrivare a fare questo...>> disse, e si mosse così rapidamente che Prussia quasi non lo vide.
La chioma dell'albero ondeggiò, folta, poi cadde all'indietro, il tronco perfettamente tranciato a metà.
Il ragazzino non trattene urla sorprese, mentre Ordine tornava fiero da lui.
<< COME HAI FATTO? COME-...MA NON SI È ROTTA? >>
L'uomo rise di gusto, mostrandogli la spada. << È stata forgiata sciogliendo e fondendo assieme le armi più antiche di altre nazioni. Come sai, solo queste tipo di armi possono ferirci. Esse possiedono una forza e una resistenza impressionante. Pensa...>> aggiunse poi, sotto voce, chinandosi verso l'allievo.
<< Si pensa che alcune fossero anche dotate di poteri magici. >>

Quando giunse la sera e i due furono tornanti al castello, Prussia dovette essere trascinato via di forza da Vaticano per andare a pregare e per le sue consuete lezioni. Insomma, quel giovane doveva pur imparare qualcosa di storia, matematica, geografia...e sopratutto religione, oltre che a maneggiare il cavallo e le spade. Salutò ordine con l'unico braccio libero dalla stretta del pontefice, mentre il cavaliere si allontanava verso le stanze del suo sovrano.
Lo trovò chinò sulla sua scrivania, concentrato a analizzare dei lunghi fogli di carta.
Ordine Teutonico si inginocchiò. << Sua maestà, voleva vedermi? >>
Sacro Romano Impero sobbalzò, colpendo accidentalmente il tavolo e rovesciando gli scritti a terra.
<< Ordestaat! Mi hai spaventato. >> disse, e si spostò con un aggraziato gesto della mano i lunghi capelli cremisi dal viso.
Ordine abbassò lo sguardo sul pavimento, la gote rossa, sperando che il sovrano non lo avesse notato. Era da mesi che ormai quella situazione particolare tra loro due andava avanti. Sapevano entrambi che era sbagliato, che Dio probabilmente li guardava con rigetto, che tra un re e il suo cavaliere più fidato non poteva esserci quei sentimenti irrefrenabili.
Ma loro due non riuscivano a farne a meno.
Sacro Romano Impero era arrossito a sua volta, si accorse in ogni caso il prussiano, ma ormai, al contrario suo, non cercava di far più finta di nulla.
<< Alzati, Ordestaat, e te ne prego, sai che puoi chiamarmi col mio nome. >> disse il sovrano, mentre con un bracciale si legava i capelli in una coda.
Il cavaliere annuì, facendo quanto gli era stato chiesto, ma restando pur sempre composto.
<< Cosa sono? >> domandò. Con un cenno del capo indicò i misteriosi scritti.
<< Penso che i tuoi uomini ti abbiano informato di quella donna ebrea, giusto? >>
Ordine annuì.
Sacro Romano Impero prese la più grande delle pergamene, e gliela porse.
<< Ottimo. Ecco, queste erano sue. Lei non l'hanno trovata. Ma quando hanno dato una occhiata a queste, beh...hanno pensato che le dovevamo vedere. >>
Era stranamente cupo, forse spaventato.
Ordine teutonico la prese, la spiegò e iniziò a leggerla. O almeno, ci provò, ma quella era scritta in disegni, simboli e segni, che non aveva mai visto in nessuna delle lingue che aveva studiato.
<< Ho provato a tradurre. Le ho comparate anche con i dialetti più rari, ma non riesco a capire cosa sia. >> Impero era chiaramente preoccupato. << Non sembra qualcosa di blasfemico, no, però...>>
<< Come fai a saperlo? >> gli chiese con pacatezza, ma anche serietà, il cavaliere, mentre esaminava attentamente lo scritto.
<< È solo una sensazione, ma vedi, hanno anche trovato una serie di boccette, nella sua casa. Hanno portato anche quelle. >> e rivolse lo sguardo verso le casse accatastate ai piedi del letto, piene di ampolle colorate.
<< Quello che voglio chiederti, forse per mia curiosità, ammetto, e aiutarmi a capire cosa siano. >> e con sorpresa di Ordine, Sacro Romano Impero gli prese le mani, lasciando cadere dolcemente a terra la pergamena.
Il cavaliere lo fissò con uno dei suoi sguardi genuinamente sorpresi, e nel riflesso degli occhi del re, vide che questa volta il rossore sul suo viso era troppo marcato per poter far finta che non ci fosse.
<< I-io...>> balbettò, talmente scosso da non riuscire nemmeno a proferire parola.
L'impero aveva una espressione tranquilla, di attesa. Non era minimamente toccato dalla situazione.
<< Lo prendo per un si. >> disse con calma. Poi una delle sue mani andò dietro il collo del cavaliere, gli mise il cappuccio del lungo mantello e, tenendolo tirato da un lato, si sporse verso di lui.
Ordine Teutonico riuscì a infilare il ciondolo a forma di croce nell'armatura un secondo prima che le loro labbra si toccassero.
A nessuno dei due venne la minima intenzione di staccarsi, a nessuno dei due fregò sinceramente che quello fosse considerato sbagliato anche dai loro stessi sudditi. Speravano solo che quei piccoli gesti
fossero bastati purché Dio non li vedesse.

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