Sassonia

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Cara Ducato di Sassonia,

Sono passati molti anni da quando sei morta. Molti. Troppi.
L'ultima volta che ti ho scritto una di queste lettere sarà stato forse...nel 1700? E pensare che ora è passato più di un secolo. È il 1918, dicembre 1918, e non penso possa andare peggio di così.
Ti risparmio tutti i dettagli, so che a spiegarteli ci soffriresti soltanto: C'è stata una sanguinosa guerra qui in Europa. Milioni di morti. Tanti sfollati. Paesi devastati. Imperi collassati, e tra questi mio figlio.
Si, mio figlio Austria-Ungheria. È morto, circa un mese fa. Si è gretolato nel suo letto, lasciando a me e Ungheria con una bambina piccola da accudire. Non so sè ce la faremo. Siamo distrutti, niente sarà più come prima. Abbiamo due stati separati ora e dobbiamo organizzarci per tenerli in piedi. L'economia è un disastro. Non ti nascondo che dopo tanto mi sento quasi depresso.
E il mio pensiero chissà perché è volato a te. Te, mia bellissima sorella, sempre così pallida e cagionevole di salute, sempre così contenuta ma sensibile. Avevi una testa più pericolosa di ogni esercito. Papà faceva bene a farti studiare, finché non sei diventata sempre piu debole, passando le giornate nella tua camera o in giro, con me, per il giardino della reggia. Avevi solo 17 anni quando te ne sei andata. Per una di noi, sono davvero pochi. Mi dispiace.
Non abbiamo mai capito, ammetto, cosa avevi di diverso dagli altri Countryhuman. Perché eri così debole e fragile, così magra, con profonde occhiaie, stanca. Di norma, uno ragazzino della nostra spece sarebbe capace di tenere testa a venti uomini adulti, tu non riuscivi neanche a sollevare me che ero di anni e anni più piccolo di te. Ti ferivi molto facilmente e con qualsiasi cosa, quando per uno di noi le uniche cose che possono ferirlo sono appostivi veleni o armi delle nazioni antiche. E se ti tagliavi, anche con un ramoscello, era difficile farti smettere di sanguinare.
Ma apparte questo, non avevi avuto altre patologie, sintomi. Sono un medico, ora. Ho fatto ricerche. Non potevi essere malata, perché stranamente avevi conservato l'immunità alle malattie di noi nazioni, nonostante gli altri difetti fisici. Magari era solo un problema genetico. So che avresti voluto saperlo, sapere perché eri diversa e perché tutti gli altri come noi ti guardavano con occhi in pena. Perdonami se ancora non sono riuscito a scoprirlo.
Nonostante tutto questo, mi ricordo ancora che ho sempre cercato di farti ridere, di farti sorridere, di non farti sentire il peso di non poter guidare come gli altri la tua nazione. Penso di esserci riuscito qualche volta, vero? Con me non eri più cupa e depressa, eri sempre felice.
Rammento ancora il tuo viso così bene:
Il naso stretto, gli occhi grandi con le ciglia lunghe, la bocca piccola, le guance lievemente rosee. Ti ho sempre trovato adorabile, oltre l'unica figura quasi materna per me dopo la morte di mia madre.
Avevi tante paure, però. Oltre per la tua fragilità, non ti avvicinavi mai a posti come laghi o fiumi (e io con te, per starti vicino). Stessa cosa per il bosco che circondava il castello, oltre le alte mura grigie. Dicevi che ti piaceva averle intorno. Che ti sentivi protetta non andando in quei posti, da...qualsiasi cosa vedevi.
Anche qua non mento: Quando hai detto di vedere strane creature, ci siamo preoccupati non poco. Per l'epoca, per tutte le credenza cristiane e non, qualcuno ti credeva pazza, o peggio, posseduta. Ricordo che Vaticano, quand'era ancora Stato Ponteficio, ti invitava sempre e educatamente a pregare per sperare che smettessi. E tu, benché in privato mi confessavi di avercela un po' con Dio, per come ti aveva fatta, andavi con lui in chiesa solo per non far aumentare la preoccupazione di tutti.
Ordine teutonico era l'unico scettico, benché fosse religioso e lo stesso pontefice l'avesse cresciuto: secondo lui, era solo per via dei brutti sogni la notte se eri così paranoica.
Dopo un po', smisi di dire che le vedevi. In privato mi dissi che non era vero. Che le vedevi ancora, le sentivi strisciare nel buio. Io ti credevo. Non pensavo che qualche demonio ti stesse controllando. Chissà perché, non avevo questa sensazione. Sapevo che qualcosa la vedevi. Ed a essere sincero, ogni tanto anch'io sentivo strani suoni la notte, nel bosco, nei dintorni dei laghi, dentro ai fiumi. Non te lo dissi mai. Non volevo spaventarti più di quanto già non fossi con tutte queste preoccupazioni e incubi. Magari quella era solo suggestione, non lo so.
Dicevi che erano creauture che venivano dalle stelle. Da altri mondi. Non me le hai mai descritte, hai solo detto che alcune erano molto brutte. E dai suoni che sentivo, dai rantoli, posso solo immaginare che orrore vedevi.
Per questo stavamo sempre vicini. Sempre uniti, sempre insieme a passeggiare. Seduti accanto a tavola. Inseparabili. Tutti mi hanno sempre detto che solo con me sembravi genuinamente felice.
Alcune volte, ho sinceramente pensato di vivere per mantenere il tuo sorriso acceso.
Poi, avevamo anche molte cose in comune: La passione per i libri, le stelle in cielo, la mitologia biblica con cui Vaticano ci tartassava ogni giorno. Ah! Ricordo quando avevamo riso insieme, nel grande giardino della reggia, guardando Svevia e Franconia giocare, sotto l'unico albero presente, imitando la storia di Sansone. Erano così divertenti...
Ora rimango solo io.
Il resto della nostra famiglia, lentamente, si è spenta. Papà dopo la morte di Ordine Teutonico non è più stato lo stesso...
Ve ne siete andati tutti. Ora sono solo. E voi invece siete lassù che mi guardate e so che cercate di darmi forza.
Tu, forse più di tutti, mi manchi tanto.
<< Quando morirò e sarò da Dio, gliene dirò quattro di persona. >> L'hai detto poco prima di passare oltre, prima che le crepe iniziassero a percorrere la tua pelle. Vent'anni prima del crollo del tuo stato. Così prematuramente...è stato un trauma per tutti.
Ungheria, solo pochi anni fa, mi confessò che sul letto di morte, la notte prima che di te non restasse altro che cenere candida, gli feci promettere di proteggermi. E l'ha sempre fatto, te l'ho assicuro. Sassonia, ti sei preoccupata di me fino all'ultimo.
Grazie. Ti voglio bene. Ne voglio a tutti voi.
Non penso leggerai mai questa lettera, eppure lo spero ogni giorno.

Tuo fratello, Austria.















































































































































































































































































































Caro Austria,

Anche tu mi manchi tanto. Sono felicissima che mi hai scritto di nuovo dopo così tanto tempo.
Qui siamo tutti felici e insieme, anche se ci mancate tanto. Vi guardiamo ogni giorno, siamo sempre con voi.
Le creauture non ci sono più, non possono venire fino a qui.
Lo aiuterò ad ambientarsi e mi prenderò cura di tuo figlio, come tu hai fatto con me. Non temere.
Ora sto bene.
Grazie per tutto quello che hai fatto. Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto.

Tua sorella, Sassonia.

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