Sette sogni

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Febbraio, 1943.

Terzo Reich era comodamente seduto sulla grande sedia, simile a un trono, del suo ufficio.
Il fuoco del camino faceva brillare il locale con una fioca luce arancia, dando al posto un'espetto accogliente e tranquillo.
Egli, il grande dittatore, l'assassino, il corvo, come lo chiamavano i partigiani degli stati inferiori, guardava il soffitto sorseggiando un calice con all'interno un liquido rosso.
Alcuni dei suoi servi dicevano che era semplice vino, altri qualche succo strano, altri ancora...
<< VATER! >> urlò una vocina infantile, aprendo la porta di scatto e facendola sbattere contro il muro.
Il Reich non si scompose. Con uno sguardo sorpreso, notò suo figlio correre verso di lui. Una volta raggiunto, si appicicò al suo braccio. Era un bambino dai capelli arancioni e gli occhi azzurri, circa sugli otto anni.
<< Ho fatto un incubo, Vater! >> esclamò, mentre la nazione poggiava il calice sulla scrivania e lo aiutava a salire sulle sue gambe.
Sorrise al bimbo, calmandolo un po', poi gli rispose: << Va bene, York. Fai un profondo respiro, poi raccontamelo. >>
Il bimbo annuì, asciugandosi gli occhi cone la manica del pigiama. << In...in realtà non era un solo incubo. Erano...Erano tanti sogni assieme, Vater. >>
L'espressione del padre per un attimo si alterò. Si morse nervosamente il labbro, e con un cenno del capo la invitò a proseguire.
Il bimbo ricominciò a parlare: << Per...per prima cosa ho visto dei soldati, i tuoi soldati, far salire delle persone su un camion. L'hanno chiuso e poi...poi hanno gettato qualcosa all'interno, dal tetto! Sembravano delle pastiglie, ma non lo erano Vater, non lo erano! Il camion ha iniziato a tremare, e..e quando l'hanno riaperto, quelle persone erano morte! Erano tutte l'una sopra l'altra! Poi, poi ho visto lo specchietto è...>>
<< Cosa ti ho detto sugli specchi nei sogni? >> sospirò il padre. Aveva ancora un tono calmo, ma anche di rimprovero.
Il bimbo si fece piccolo piccolo.
<< Che non li devo guardare, così come le fotografie. Ma Vater, non riesco a controllarmi, è più...>>
<< Va bene, vai avanti. >> Terzo Reich chiuse gli occhi, concentrato sia su ciò che diceva il figlio.
<< Poi...poi ho visto una città, una città grande e bella, ma è stato solo un attimo. Sono arrivati degli aerei, con delle croci sulle ali, e hanno iniziato a bombardarla, Vater! L'hanno devastata! Distrutta! >>
Era impossibile. Suo figlio non doveva, non poteva, sapere quelle cose. L'aveva tenuto chiuso nella sua villa, senza informazioni dall'esterno, da quando...
<< E poi ho visto la Russia. Sono sicuro che fosse la Russia, ho riconosciuto la bandiera con la falce e il martello...due eserciti stavano combattendo, anzi, più eserciti stavano combattendo da Ovest verso quello che veniva da Est, ma li hanno sopraffatti...li hanno uccisi tutti quanti...>> il bambino ansimò per un attimo, poi tornò a parlare alla rinfusa: <<E ho visto due scene simili in altri posti, Vater, anche se non saprei dire quali fossero...poi...poi...>> e si bloccò, chiudendo con forza gli occhi, come se stesse ripensando a qualcosa di doloroso.
<< York, >> disse con calma il genitore, acarezzandolo sulla testa. << Va pure avanti, non ti preoccupare. >>
Il bimbo respiro profondamente. << Ho visto un luogo bruttissimo, Vater. Con tanta, tanta sofferenza. Ho visto delle persone con delle stelle cucite sui vestiti essere trascinante giù dai treni, maltrattate, divise e poi umiliate. Gli rasavano i capelli, Vater! Poi gli davano dei...dei sottospecie di pigiami da indossare e li mandavano sotto la neve, in piena notte! Ma non tutti, Vater, alcuni, come gli anziani, i bambini o chi era malato, veniva fatto spogliare e mandato a...a fare la doccia in queste grandi stanze con le porte di metallo. E poi...e poi era come con il camion! Riaperte le porte erano morte, Vater, MORTE! >>
Reich strinse i denti. << Hai...>> disse, ma il figlio lo interruppe: << Poi c'era una capanna dove... dove degli uomini in camice facevano esperimenti con alcuni bambini rimasti! E prima di svegliarmi ho visto una scritta, Vater. Una insegna: Arbeit macht frei.
Vater, li prendevano in giro, Vater...>> sussurrò. Stava per mettersi a piangere.
Reich sospirò ancora. Poi si sporse e lo abbracciò.
<< York, >> disse, << Erano solo ebrei. >>
York sgranò gli occhi. Lentamente scese dalle gambe del padre e si allontanò da lui, indietreggiando, guardandolo come si guarda un mostro. Un orribile mostro.
<< Vater, >> disse, quasi sussurando, quando aveva raggiunto la soglia del battente.
<< Quel riflesso... era il tuo. >>
Poi corse via.
Reich lo guardò allontanarsi e sparire dietro l'angolo del corridoio, poi fece un respiro profondo, lanciando un'ultima occhiata all'affreso sul soffitto, che raffigurava il nuovo ordine del mondo suo e dei suoi alleati. Al centro, spiccava una grande svastica.
Si alzò, andò dietro la scrivania e prese il telefono.
Dopo aver girato un paio di volte la rotella, se lo portò all'orecchio.
<< Cosa le serve, Fuher? >> chiese una voce dall'altra parte.
<< Portatelo via e fatelo sparire. Anche questo non ha funzionato. >> e sospirò desolato per l'ennesima volta.
Da quando era salito al potere, quello era il settimo.
Ogni volta, lo stesso giro di sogni.
Anche quando quelle cose non erano ancora successe.

☆ Angolo scrittrice ☆

Avrò lasciato un botto di persone confuse.
Tranquilli, sta roba dei figli di Terzo Reich la spiegherò, si spera, più avanti.
E si, Germania non è suo figlio biologico. (E fortunato lui.) Suo padre era un umano e il matrimonio tra Monaco e Reich è stata una merda propagandistica nel 1941. Matrimonio combinato.

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