28. Sacrificio e Connessione

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Abby

Non appena mio padre esce dalla stanza, la prima cosa che faccio è sputare le pillole che ho in bocca. Per fortuna non ho dovuto dargli la prova di averle inghiottite, altrimenti sarebbe stato un bel problema.

Tuttavia, in un momento di confusione come questo, continuare a far navigare la mente in un limbo di annichilimento mi sembra del tutto controproducente, soprattutto adesso che ho la vaga percezione di aver ripreso in mano le redini della mia coscienza.

L'incontro con Aaron ha acceso in me la miccia dell'incertezza, facendo emergere dubbi sull'operato di mio padre, ma allo stesso tempo anche sugli obiettivi poco limpidi dei Celesti. Il che cozza con la descrizione fatta di loro dai Guerrieri della Caserma.

All'improvviso mi sento come tra due fuochi alimentati da fiamme. Soltanto che non so riconoscere quale scotti di più e faccia male per davvero.

Dovrei dare ascolto ad Aaron e non fidarmi di mio padre? Oppure dovrei continuare a seguire la via della vendetta? E se invece i Celesti non fossero gli antagonisti temibili descritti da Cornelius, ma solo un pretesto inventato per innescare una guerra contro di loro?

«L'unica cosa che so per certa è che devo salvaguardare la mia mente», mormoro a voce bassa. Mi volto verso il comodino e guardo le pillole che ci sono sparse sopra. «Quella porcheria non mi sta facendo affatto bene. Non sono più lucida.»

E perché tuo padre vuole offuscarti la mente, Abby? Ci hai mai pensato, razza di illusa?

«Basta.» Strizzo gli occhi e provo a spegnere la vocina fastidiosa che da poco ha ricominciato a prendere vita nella mia testa.

All'improvviso ripenso al sogno che ho fatto poco tempo fa. Che poi, forse, tanto un sogno non era, visto che mi ha portato a scoprire informazioni importanti sul De Rerum Vetitae. Ripenso all'immagine di Gabriel e alle sue parole piene di interrogativi: "Trova il modo per metterti in contatto con noi. Solo così potremo salvarti."

Stringo i pugni e per un momento chiudo gli occhi, con la speranza di spazzare via tutti i dubbi che mi stanno facendo affogare in un mare torbido. Quando li riapro prendo un respiro d'incoraggiamento, e decido di improvvisare una mossa azzardata e probabilmente fallimentare.

Devo testare la Coniuctio Mentis. Senza dubbio non funzionerà, ma non posso ignorare i segnali della mia mente. Sarebbe del tutto folle.

Allungo la mano sul comodino e afferro il bicchiere di vetro vuoto. Mi rendo conto che sto tremando, forse per la paura, forse per il nervosismo di cimentarmi in qualcosa che non conosco.

«L'unico ostacolo tra quello che devi fare e quello che hai paura di fare sei solo tu, Abby. Andiamo», mi incoraggio, poi faccio cadere a terra il bicchiere. Il vetro si spacca in tre parti irregolari, infrangendosi sul pavimento. Spero che il rumore non desti troppi sospetti fuori dalla stanza.

Mi chino sulle ginocchia e scelgo un pezzo abbastanza appuntito, stringendolo tra le dita. I palmi delle mani mi sudano per il nervosismo, così li sfrego sulle cosce, mentre socchiudo gli occhi e provo a concentrarmi.

Intorno a te non c'è nulla, Abby. Solo il silenzio. Il buio e il silenzio. Nella stanza ci sei solo tu. Respira, apri gli occhi. La stanza non c'è più.

All'improvviso sento un calore espandersi dal petto allo stomaco, per poi arrivare fino agli arti. È un calore che non ho mai percepito prima d'ora e mi dà una carica inaspettata. Non mi sono mai sentita così concentrata prima d'ora. Non ho mai sentito questa potenza compressa dentro di me e non solo fuori da me.

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⏰ Last updated: Jan 09, 2023 ⏰

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