5. La Stanza Numero 2.

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Abby.

Sei pronta a scoprire la tua vera natura, Abby?

Questa domanda mi riecheggia nella testa, come il rintocco di un orologio. Lenta e ben scandita.

A primo impatto, sono quasi tentata di rispondere: "Non c'è nient'altro da scoprire su di me", ma poi ci ripenso e scuoto la testa. In realtà non so nemmeno io chi sono veramente. In poco tempo sono stata catapultata in un mondo paranormale che mai avrei creduto di poter comprendere e sono entrata a farne parte come personaggio principale: un semi-Demone cresciuto sotto forma di umano, ma con dei poteri psichici strabilianti. David Clint e tutta la squadra di Alchimisti Celesti avevano deciso di sublimare la mia abilità di Persuasione, per farmi integrare maggiormente all'interno di un ambiente composto per lo più da Guerrieri, e mi avevano messo tra le mani dei pugnali con il solo scopo di farmi diventare come loro.

Ma adesso so che non lo facevano per aiutarmi. Loro non volevano difendermi dalla minaccia esterna alla Caserma... dai Sottomessi che mi bramavano per la città. No. Erano loro la vera minaccia. La trappola in cui non sarai dovuta cascare.

Durante i mesi in cui ho abitato nella Caserma, mi hanno insegnato a brandire un coltello e a difendermi da un corpo a corpo con un nemico, ma nessuno di loro mi ha mai spiegato come utilizzare al meglio i miei poteri, o come ampliarli, ammesso che sia possibile. Nessuno di loro lo ha mai fatto perché incrementare la mia Persuasione mi avrebbe resa soltanto un pericolo maggiore.

Mi hanno solo fatta sbiadire, obbligandomi a fingere di essere qualcosa che non ero.

«Che cosa mi farete?» domando in un sussurro, riemergendo dall'abisso dei miei pensieri. Fisso prima Cornelius, poi Russell. Adesso sono uno accanto all'altro e sorridono. Non so per quale motivo, ma stanno sorridendo.

«Ti aiuteremo a rinascere» risponde mio padre, con un tono di voce piatto e impostato. In questo momento mi sta guardando come se fossi la pietanza principale del pranzo.

«Ti aiuteremo a morire» gli fa eco Russell.

«Ma questo non ha senso.» Un brivido mi percorre la schiena. Ho persino paura di ascoltare il resto.

Cornelius ridacchia sottovoce. «Tra poco tutto ti sarà più chiaro.»

«Procediamo, signore?» Russell fa scrocchiare le nocche in modo minaccioso e si avvicina a me. Mi afferra il polso in modo brusco e mi scuote con una scrollata poco delicata. «Sto fremendo.»

«Credo che sia arrivato il momento» annuisce lui. Raggiunge l'appendiabiti in fondo alla stanza e prende una tonaca rosso scuro, che poi indossa. La stoffa aderisce perfettamente al suo corpo e gli scivola fino alle caviglie, senza però toccare il pavimento. Adesso sembra quasi un sacerdote in procinto di avviare un rito religioso.

«In quale stanza andiamo? La 2 o la 4? Le ho preparate entrambe» continua il suo tirapiedi, su di giri.

«La 2 andrà più che bene. Muoviamoci, forza.» Cornelius soffia sulle candele incastrate nel candelabro e lascia cadere la sua stanza in una penombra inquietante.

Io provo a scrollarmi di dosso le mani di Russell. La sua presa, al buio, mi rende ancora più allarmata. Ma lui non accenna a mollarmi, anzi, a ogni mio tentativo di ribellione, l'aumenta sempre di più.

«È inutile che opponi resistenza, ragazzina» mi sibila all'orecchio, spingendomi di nuovo fuori dall'ufficio di Cornelius. «Ormai il tuo destino è scritto.»

«Smettila di distrarla, Russell» lo rimprovera però mio padre, superandoci lungo il corridoio deserto. Non lo guarda nemmeno, preso com'è a cercare una specifica chiave dal mazzo che tiene in mano. Quando la trova, fa un sorriso compiaciuto e la sfila dal cerchio metallico che le raccoglie tutte insieme «Non voglio che si spaventi più del dovuto.»

Hybrid - Legami SpezzatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora