Decima lettera

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"Cosa ci succede, Louis?
Perché mi tratti così male?
Perché te ne freghi?

Perchè non capisci?"

"Non lo so"rispose Louis ad alta voce, leggendo il decimo biglietto.

Lo sapeva, in realtà, ma ammetterlo a se stesso gli faceva comprendere un minimo la gravità delle sue azioni, e quindi si limitava a negare tutto.

Negare.

Harry era distrutto, sia fisicamente sia moralmente,dato che il coach -il riccio faceva calcio da un po' e non solo per guardare il sedere di Louis destreggiarsi durante le partite-gli aveva dato da fare 10 giri di corsa del campo.

Dieci giri di corsa, roba da matti, contando il suo corpicino privo di muscoli.

Moralmente invece, era distrutto da tutta la situazione che si era creata dopo il bacio del giorno prima in cui, non solo Louis aveva dimostrato la sua stronzaggine più profonda, ma Harry era stato totalmente messo sotto la suola delle scarpe.

Ma perchè non poteva innamorarsi di, che ne so, Luke?

Luke, Luke, Luke.Povero.

Credeva di avere una possibilità.

"Hazzaaa"

Appunto.

Luke spuntò da un punto indefinito della biblioteca, prendendo di spalle il riccio che per la paura sbattè la testa sul libro su cui stava sonnecchiando.

"Uhm, ciao Luke"rispose Harry al solito, dopo essersi ripreso dallo spavento.

"Mi chiedevo..."

"Cosa?"

"Sì, insomma..."

"Sì...?"

"Ti andrebbe di uscire con me questo pomeriggio?"

E oh.

Harry non se lo aspettava, aveva già programmato una partita alla play munita di pinta di gelato alla crema dopo il fallimento con Louis.

Ma merda.

Lui doveva riprendere in mano la sua vita e quello sembrava un nuovo inizio, da quel giorno non avrebbe dovuto pensare più a due occhi azzurri ma a due castani.

Quindi accettò, sotto lo sguardo estasiato del rosso di fronte a lui, e poi lo salutò con un sorriso tutto fossette mentre usciva dalla biblioteca.

Eppure,sentiva comunque che Luke non fosse quello giusto, che tutto quello non aveva senso, che il suo posto era accanto a Loui-

"Ai!"

"Stai attento quando cammini, frocio!"

Harry alzò gli occhi, che prima guardavano il pavimento, per incontrare quelli di...

"L-louis?"

E caspita, non doveva uscire come un singhiozzo ma, cavolo, era Louis e lo aveva appena chiamato frocio.

"Esatto, e ora spostati"

Gli diede una spallata, prima di entrare in biblioteca e sedersi vicino a una biondina.

E fa di nuovo male.

Louis non sapeva cose stesse facendo o, per lo meno, lo sapeva ma non aveva molta volontà di affrontare le cose.Aveva visto poco prima Harry sorridere a Luke quindi in lui era scattato uno strano meccanismo di vendetta, e tutto quello a quanto pare riconfermava le sue teorie sul presunto piano dei due ragazzi.

Quindi si era comunque sentito di chiamare Harry con quel nomignolo che,in realtà, a ripensarci gli venivano i brividi.

Perché lui non era così.

Ma doveva, voleva, pareggiare in qualche modo i conti,quindi era stato solo necessario.

Già, tutto qui.

Purtroppo non aveva avuto il tempo, né il coraggio in realtà, di guardare negli occhi del ricciolino, altrimenti ci avrebbe letto solo e soltanto disperazione e delusione, sentimenti che in quei giorni colmavano l'animo del ragazzo.

Harry tornò a casa, dopo cinque estenuanti ore di scuola(o prigione educativa,come la chiamava lui) e si buttò sul letto, non dopo il rituale con sua madre del bacio sulla guancia.Beh, perché la mamma è pur sempre la mamma d'altronde.

Rimase a poltrire per dieci minuti, finché non si ricordò di avere un appuntamento con Luke.Allora si alzò controvoglia e prese dei vestiti a caso dall'armadio-quelli per la scuola erano sudati e si sa, il sudore maschile non è proprio il massimo-.

Mandò poi un messaggio al rosso,per dirgli di incontrarsi davanti scuola, e l'altro acconsentì.

Beh, quando arrivò,di certo non si aspettava di trovare davanti a sé Louis, che piangeva in un angolo del giardino.



Dire che l'appuntamento fu bellissimo e divertente era un eufemismo, dato che Luke ci sapeva fare con Harry e soprattutto lo faceva sentire apprezzato, una volta tanto.Andarono al luna park, dove sulla ruota panoramica il riccio si era stretto all'altro ragazzo per la paura del vuoto.

Poi erano andati in un ristorante abbastanza tranquillo, non troppo pretenzioso e con un'atmosfera familiare.

E anche se praticamente quella relazione stava andando al contrario, visto che prima di tutto i due si erano baciati, al riccio iniziava a piacere quell'aura di calma e simpatia che l'altro emanava.

Quando tornò a casa, Luke lo lasciò sul portico con un bacio sulla guancia-inutile dire del rossore causato da quel gesto-e una strizzatina d'occhio.

Lui gli sorrise, prima di entrare dentro l'abitazione.Non fece nemmeno in tempo a salire in camera e a levarsi le scarpe che gli vibrò il cellulare.

Da Louis

Dobbiamo parlare

E invece no, pensò Harry, perché non sarebbe stato disposto un'altra volta a farsi rovinare la vita.

sclero time

ugh...non aggiorno da un bel po' dolcezze.
COMUNQUE, fatemi sapere cosa ne pensate di Luke, di Louis, di Harry e di questa storia.
E sì, grazie per i voti (siete fantastiche ;) )

baci ;)

30 letters from nobody||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora