Dodicesima lettera

5.1K 443 633
                                    

Harry stava tranquillamente camminando in corridoio, la mattina seguente, quando a un certo punto sentì una risata familiare, che lo fece sorridere a sua volta.
Svoltò l'angolo e si affacciò dall'armadietto, osservando un Louis intento a ridacchiare insieme a un loro compagno, Zayn.

Tutto quello però era troppo strano, Louis aveva sempre detto di odiare il moro e ora?

Perché stavano ridendo?

Harry perciò, svoltò l'angolo, e passò davanti ai due ragazzi mandando un'occhiata confusa al liscio, che la intercettò.Per questo si avvicinò all'altro e, prendendolo per il braccio, lo fece sbattere contro l'armadietto, prima di iniziare a baciarlo, spingendo la sua lingua su quella del riccio, in un misto di salive e sorrisi appena accennati.

Harry sentì solo lievemente il "Ti amo anche io curly "di Louis, prima che quello si trasformasse nella voce di sua madre"Alza il culo dal letto fannullone!"

Il solito sogno, pensò Harry.

Doveva darci un taglio, non solo perché si stava illudendo ma per altri problemini con cui si svegliava là sotto, che visti da sua madre non sarebbero stati...carini, ecco.
Per niente.

Così si preparò per andare a scuola,poi prese un biscotto dal pacchetto nella credenza e,salutando un Anne molto nervosa, uscì di casa.
Il vento gli scompigliò i ricci già scarmigliati di natura, e il ragazzo si trovò a imprecare dato che quella mattina ci aveva impiegato dieci minuti per sistemarli.

Dopo essere entrato a scuola in ritardo e aver sbagliato classe circa due volte, interrompendo rispettivamente le professoresse più stronze della scuola,Harry finalmente riuscì a entrare in quella giusta.

Proprio in quel momento si ricordò di aver dimenticato di mettere il biglietto sul banco,tutta colpa dei suoi capelli.

Così si sedette con riluttanza dietro a Louis, che intanto aveva deciso di non staccare lo sguardo dal ricciolino, cosa che lui ignorò.

E,fino alla fine delle lezioni mattutine andò tutto bene, fino a che non arrivò il pranzo.

La classe era come al solito vuota, perché erano tutti andati a mangiare, tranne per il riccio che aveva deciso di attaccare il foglietto proprio in quel momento così che Louis, appena tornato, lo avrebbe letto.

Quindi, dopo aver controllato il corridoio due o tre volte, Harry decise di appiccicare il biglietto, aggiungendo anche uno "scusa per il ritardo"in calce.

E fin qui tutto bene.

Mentre stava uscendo dalla stanza per andare in mensa però, la figura minuta di Louis gli apparve davanti chiudendo la porta.

"Che facevi qui?"chiese con un tono arrogante.

Harry arrossì, per essersi fatto cogliere in flagrante e borbottò una scusa del genere"Ho dimenticato i soldi per il pranzo".

Louis gli si avvicinò"Oh veramente? Pensavo volessi attaccare qualcosa sul mio banco, frocetto".

A Harry si raggelò il sangue quando l'altro gli strinse con forza il braccio.

"Perché lo fai eh? Pensi sia divertente?
Beh, non lo è, femminuccia"

Il ragazzo più alto rimase fermo, incapace di agire, mentre l'altro gli stringeva il polso.Il suo cuore si era fermato e sentiva il respiro affannarsi.

"Lasciami"mormorò guardandosi le scarpe.

"Sennò? Non riesci a liberarti da solo?
Oh no scusa, tanto sei solo un fro-"

"Basta!"urlò Harry, con le lacrime che uscivano ormai copiose dai suoi occhi.

"Smettila"aggiunse, liberandosi dalla stretta dell'altro.
Ma rimase lì.

Rimase lì, con gli occhi rossi e il labbro tremante, cercando di far diminuire il dolore che gli stava premendo nel petto.

"Perché dovrei smetterla? "chiese l'altro.

"Perché pensavo che tu mi volessi bene"

"E invece ti sbagliavi"

Ed ogni parola era come un carico che si moltiplicava, un macigno, e Harry si ritrovò a guardare per la prima volta gli occhi del ragazzo davanti a sé.

E Louis,Louis non si aspettava di trovarsi davanti un Harry così devastato, tanto che si sarebbe rimangiato tutto quello che aveva detto prima, quando il riccio pronunciò"Nessuno mi vuole veramente, allora".

I pugni chiusi, la gola secca.

Louis lo abbracciò spontaneamente, facendo sussultare l'altro per la sorpresa prima di mormorare dei"Non è vero Harold, non è vero..."

Ma Harry non poteva più sentirlo, perché ormai se n'era andato via, con uno sguardo confuso e un'incrinatura in più nel petto.

Louis aveva continuato a fissare la porta, sentendo l'eco dei passi di Harry che si allontanavano e continuava ogni volta a pentirsi di tutto quello che aveva fatto e detto.
Si avvicinò al banco, trovando senza molta sorpresa la dodicesima lettera.

"Ciao Louis.

Sono particolarmente triste in questo periodo, vorrei letteralmente sotterrarmi e sparire da questo insulso mondo.Vorrei sparire da te, che mi tratti male, ma forse non te ne rendi conto.

Non te ne faccio una colpa, Lou, perché forse tu non lo sai, ma io sto soffrendo.
Non mi sono mai sentito così triste e solo e demoralizzato, perché avevo solo te.
Solo te, ed ora te ne sei andato.

Sento di dover sparire.

Mi perdonerai mai per quello che sono Louis?
O mi odierai sempre?

Io, non ti odio per esempio.Penso che tu sia una persona stupenda, anche se ultimamente non so cosa ti stia succedendo.

Non lo voglio sapere.

Voglio lasciarti con questa frase che troverai scontata, o pessima,o non lo so.

"Lost and insecure
You found me, you found me
Lying on the floor
Surrounded, surrounded
Why'd you have to wait?
Where were you, where were you?
Just a little late
You found me, you found me"

Perchè ora te ne vai ?

tuo.

:)

ps:scusami per il ritardo"

"Non lo so Harry"

E,quando prima di uscire da scuola, Harry vide Luke venirgli incontro, lo abbracciò mormorandogli sulla stoffa della maglietta"Non ce la faccio più".
Il rosso si limitò a consolarlo, carezzando la schiena e i capelli del riccio, prima di portarlo a casa con il cuore chiuso vedendolo ridotto così.

sclero time

ehm sì.
ciao.

coof coof.

non mi odiate.

QUESTA STORIA STA ANDANDO VERSO L'ANGST AIUTOOO.
okay piccola domanda.

volete che continuo con l'angst o volete alleggerire? (lo sapevate che angst in tedesco significa triste? )

eeee grazie per voti/commenti/visite

baciux

30 letters from nobody||Larry Stylinson||Where stories live. Discover now