1. La scritta sul muro

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Nonostante la fama acquisita di recente, c'è un fatto che molti ignorano sul conto di Sebastiano Buonanno: lui è stato l'unico bambino nell'intera storia dell'Istituto Comprensivo Maria Montessori di Borgonatio a completare la lettura della collana del cane Spotty. I vari numeri della serie si trovavano (e si presume si trovino tutt'ora, a meno di furti o smarrimenti) nel quarto scaffale a partire dal pavimento, sulla parete di sinistra della stanzetta che, con un grande sforzo di autosuggestione, il personale scolastico chiama "biblioteca".

Non che siano state letture a tal punto edificanti da influenzarne la crescita o da lasciare il segno nella sua attuale visione del mondo, trattandosi di un insieme di libri illustrati indirizzati ai marmocchi a malapena alfabetizzati. Però Sebastiano aveva una profonda passione per il cane Spotty. Una fissazione. Nessun altro bambino è stato altrettanto costante nella sua fedeltà al cane giallo con una macchia marrone sul fianco.

Durante l'anno scolastico '93-'94, ogni martedì, alla terza ora, quando la maestra Egle portava la classe giù per la scala antincendio in fila per due per cambiare il libro della settimana precedente, Sebastiano sceglieva un nuovo volume su Spotty. Oppure un volume che aveva già letto. Sempre su Spotty. 

"Spotty va a nanna"; "Spotty va a spasso"; "Spotty fa splash!"; "Una gita con Spotty"; "Spotty si rende utile"; "Dov'è Spotty?"; "Spotty sa contare". Questi e altri titoli simili – numero medio di pagine per libro: trenta – sono elencati in un vecchio registro dei prestiti dell'Istituto Comprensivo Maria Montessori di Borgonatio, sotto al nome di Sebastiano Buonanno.

Tuttavia, niente di tutto questo ha importanza, al momento. 

Al momento, infatti, Sebastiano trattiene il respiro, impietrito sul retro del discount, di fronte al punto in cui ha lasciato appoggiata la bicicletta prima di entrare a fare la spesa. Tiene il sacchetto di plastica appeso all'indice e al medio della mano destra e sta fissando la scritta sul muro, tracciata con vernice spray fucsia, ancora fresca.

Il contenuto del testo è il seguente:

SEBASTIANO BUONANO FROCIO

Sebastiano non è sicuro che quel "Buonano" sia un errore ortografico e non piuttosto una sorta di licenza poetica che si sarebbe concessa l'ignoto artista di strada, soprattutto perché venti centimetri sotto al suo cognome, un po' spostato sulla destra, c'è anche un disegno stilizzato di due chiappe sode con un buco al centro e una freccia che ne indica la direzione.

Ma, al di là dell'ambiguità dell'opera, visto che non è chiarissimo se sia favorevole o contraria al fatto in sé, c'è da dire che prendere coscienza delle eventuali carenze linguistiche dell'autore, nonché del fatto che con ogni probabilità si tratti di un idiota, non è di particolare conforto all'animo di Sebastiano.

Sebastiano ora sta ripensando alla sua vita di dieci anni fa, ai lontani giorni della maestra Egle, del cane Spotty, del grembiulino nero con la ruspa ricamata sul cuore e delle scarpe da tennis con la chiusura a strappo e le lucine nella suola, quando per tutti lui era solo un bel bambino dagli occhi chiari e dai riccioli biondi come quelli di un cherubino degli affreschi in chiesa. E non solo perché a quell'epoca i suoi genitori erano ancora vivi e sua nonna godeva di ottima salute; né perché a quel tempo non era necessario che fosse lui a occuparsi della spesa; ma anche per un sacco di altri motivi.

Per meglio comprendere le ragioni del suo attuale stato emotivo nostalgico, è il caso di specificare che questa non è una di quelle situazioni in cui un amico che si crede simpatico si mette in testa di farti uno scherzo goliardico e, mancando del tutto di originalità, decide di optare per il repertorio classico, cioè omofobo, dell'adolescente maschio medio, cioè stupido.

Sebastiano è davvero frocio. Siamo nel settembre del 2003 e, da due settimane, questa informazione è diventata di dominio pubblico nel piccolo paese di provincia toscano noto come Borgonatio. Non è la prima volta che Sebastiano si imbatte in una scritta offensiva su un muro. È la terza.

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