6½. Lo Skylab

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23:49 - Bianco

– Dai, amo', ma che fai?! – Il petto della Pamy è scosso da una risata nervosa. Agli angoli esterni delle sue palpebre, imprigionate tra le ciglia semichiuse, due minuscole lacrime scintillano sotto al fascio di luce giallastra proiettata dalla parete dietro al bancone. La sua presa si stringe attorno al polso del Bianco, in un moto inconsulto, proprio un attimo prima che lui faccia scivolare la mano all'altezza delle sue fossette di Venere.

Duilio le è così vicino da poter sentire l'odore della sua paura. Niente più che un accenno, una sottile sfumatura di panico che emerge dal fondo di eccitazione.

– Che c'è, non ti piace? – le alita nello scollo a barca; e quasi vorrebbe succhiarlo, quel terrore nascosto, assaporarlo come l'umidità acida di un frutto ancora acerbo; e si domanda cosa accadrebbe se provasse ad affondare i denti nella sua carne chiara, allo scopo di intensificarne il sapore.

– Dai! Ci guardano tutti! – Pamy lo spinge all'indietro con la mano libera. Il suo sorriso è aperto fino alle orecchie. Tutti i condizionamenti della civiltà, del contesto sociale, dell'educazione scolastica e casalinga hanno trasfigurato l'istinto difensivo di mostrare i denti per intimidire il predatore in una sorta di risatina muliebre, adeguata al suo ruolo di genere.

Duilio sospira e molla la presa. Ma non è per rispetto della sua volontà che smette di insistere, né tantomeno perché intimidito. È solo perché, poco più in là, oltre alcuni sgabelli, ha intravisto le iridi azzurre di Oriana che, per caso, si sono posate sul suo viso, mentre aveva ancora il naso ficcato nell'incavo del collo della Pamy. Il modo in cui ora assume una posa fredda, distaccata, scocciata e delusa, ha il duplice scopo di comunicarle che il trasporto che prova per la sua pseudo-fidanzata è vicino allo zero; e di punire quest'ultima per il fatto di averlo respinto.

– Pamy...! Pamy! – sente gridare alle sue spalle. Al quadretto, non poteva mancare l'intrusione di Stella L'Emorroide, che ora picchietta sulla spalla della sua squinzia.

– Oh?!

– Mi accompagni al bagno?!

Il Bianco solleva la testa. Se Stella è qui, vuol dire che il Mariano si è divincolato da lei. E, infatti, eccolo là: a pochi metri, al centro della pista, con una mano in tasca, che si porta il bordo del bicchiere alle labbra. Quando i loro sguardi s'incrociano a distanza, si scambiano un cenno col mento.

– Tienimi questo! – La Pamy gli mette il suo bicchiere di Sex on The Beach sotto al muso. – Noi ragazze andiamo al bagno!

Duilio resta lì come uno stoccafisso, con il drink in mano. Quando le due amiche iniziano a circumnavigare il bancone, riescono a trascinarsi dietro pure Oriana, come se il semplice fatto di esserle passate vicine avesse esercitato sul corpo di quest'ultima una forza parapsichica tale da portarla a realizzare di botto di avere anche lei bisogno di usufruire dei servizi igienici. 

In breve, i tre membri della ghenga – il Mariano, il Bianco e il Venanzi – si ritrovano vicini tra loro, tutti con le mani in tasca e le schiene appena ricurve. Dal nulla sbuca anche Christian Novara. Per una qualche ragione inspiegabile, lui è l'unico ad avere un bicchiere di vetro.

– Dio, che palle. – Il capo del gruppo borbotta coi denti serrati e picchietta la suola sul pavimento in resina. Poi si volta di scatto. – Oh, ce l'ha fatta. Grugno! – Alza un braccio in aria. 

A cinque metri da loro, il Gherardi annaspa, suda, cerca di crearsi un varco in un assembramento di giovani donne che si discostano inorridite al suo passaggio. La sua fronte gronda di fatica, la sua t-shirt è chiazzata da macchie umidicce che solo con un grande sforzo di fantasia potrebbero essere far passate per il risultato di rovesciamenti accidentali di cocktail all'interno della calca. 

La strategia del Coyote RossoWhere stories live. Discover now