❀ 𝚂𝚠𝚎𝚎𝚝 ❀

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Dovevo dire che un po' mi ero abituato alla presenza di Yoongi

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Dovevo dire che un po' mi ero abituato alla presenza di Yoongi. Certo, ancora faticavo a ragionare bene e a non mettermi in imbarazzo, ma almeno riuscivo a portare avanti una conversazione in maniera più o meno normale.

Proprio per questo, decisi di godermi l'opportunità che mi aveva regalato Jungkook, provando ad ignorare il terrore di fare figuracce.

Quando eravamo arrivati in caffetteria, io e il menta, il mio migliore amico, invece, doveva essersene andato, dato che non avevo notato nessuna chioma bionda, tra la folla.
Almeno così potevo rilassarmi e non essere soggetto allo sguardo malizioso e curioso di Jimin.

«Ti chiedo scusa per questo inconveniente, non so cosa sia preso a Jungkook» esordii non appena il cameriere ci mise davanti i nostri ordini, volendo fargli capire che di certo non avevo intenzione di farlo pagare per me.

Eppure lui, dotato della solita gentilezza, fece un gesto con la mano, come a dirmi di non pensarci, bevendo poi un po' del suo caffè.

«É il minimo che posso fare, anzi, sai... Per quella mancata uscita»

Mi sorprese il fatto che avesse tirato nuovamente in ballo quella conversazione, non che mi desse fastidio o mi rendesse ancora triste; semplicemente, mi sembrava fosse chiaro che non ci fosse bisogno di scusarsi ancora.

«Non devi farti perdonare di nulla. Non ce n'è bisogno» chiarii, per l'ennesima volta, incontrando, però, il suo sguardo determinato.

«Ma voglio»

Prima che potessi ribattere, si abbassò verso lo zaino, posato sul pavimento, tirando fuori due rettangoli di carta.
Dei biglietti.

«Che ne dici di andare ad una mostra?»

I miei sensi dovevano aver messo di funzionare.
La presenza di Yoongi mi aveva probabilmente messo k.o. l'udito e la vista, perché non c'era possibilità che mi stesse invitando all'appuntamento dei miei sogni.
Così come non c'era possibilità che quei biglietti fossero per la mostra a cui avevo desiderato di andare da sempre.

Vedendomi paralizzato, il menta mi passò uno dei due pezzi di carta, in modo da dimostrarmi che non fosse un sogno.
Io me lo rigirai fra le mani, incredulo.

«Ma come...»

Quando rialzai gli occhi su di lui, non fui poi così tanto sorpreso di trovarlo con un sorriso dipinto sulle labbra.

«È un sì, quindi?»

A quel punto dimenticai l'imbarazzo, la paura di fare brutta figura, il cuore che mi rimbombava nelle orecchie. Tutto.

«Certo! Assolutamente decisamente sì!»

Solo di una cosa non mi dimenticai, mentre il menta mi spiegava tutti i dettagli dell'uscita, sembrando entusiasta quasi quanto me.

La persona a cui avevo parlato di quel sogno.

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Partners in Crime // KooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora