❀ 𝚈𝚘𝚞 𝚠𝚎𝚛𝚎 𝚕𝚘𝚘𝚔𝚒𝚗𝚐 𝚏𝚘𝚛 𝚖𝚎 ❀

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C'era neve ovunque

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C'era neve ovunque.

Il paesaggio era tutto immerso in un bianco candido che quasi mi faceva male agli occhi.
Fermo al centro di questo spazio senza fine, osservavo il sole sorgere, aspettando che mi riscaldasse, che ponesse fine ai brividi che la neve mi causava.

Solo che il calore non arrivava.

Il freddo mi attanagliava tanto da sembrare bruciante, eppure non riuscivo a fare altro che guardare l'orizzonte, come in attesa.

In automatico, aprii le labbra, aggrappandomi a quelle sillabe che sembravano portarmi sempre tanto conforto, ma prima che potessi pronunciarle, fu il proprietario di quel nome ad anticiparmi.

«Taehyung»

Finalmente, sembrai in grado di staccare gli occhi dal sole per farli vagare, alla ricerca di quella voce.

Ed era proprio lì.

Immerso nell'unico spazio non coperto dalla neve, di cui non mi ero neanche accorto, brulicante di fiori colorati e con il sorriso più luminoso che avessi mai visto, in grado di fare concorrenza alla palla di fuoco, ormai alle mie spalle.

Caldo caldo caldo.

Corsi verso di lui, affondando le scarpe nella neve, ma senza sentire alcuna fatica, volendo solo raggiungerlo.

«Jungkook!»

La distanza non diminuiva e la paura stava iniziando ad assalirmi.

«Jungkook!»

Mi stava mancando il fiato, il freddo mi stava opprimendo, nonostante il sudore che mi imperlava la fronte.

Era troppo lontano.
Il sole troppo luminoso.
La neve troppo soffocante.

«Tae! Tae!»

Di scatto, aprii gli occhi, balzando a sedere e respirando a fatica.

«Taehyung! Stai bene?»

Ci misi diversi secondi per poter mettere a fuoco la stanza, insieme alle tre figure presenti.

Davanti a me, con una faccia sconvolta, c'era il mio migliore amico, avente in mano una bacinella, contenente, probabilmente, dell'acqua fredda per farmi scendere la febbre.

Appena vicino la porta del bagno, si trovava Yoongi, immaginavo uscito in fretta e furia a causa delle mie grida, che mi guardava a metà tra il sollevato e il divertito.

Solo quando mi resi conto che mancava una persona all'appello, percepii il peso sulla mia mano.

Mi girai quasi a rallentatore alla mia destra, trovando proprio il corvino, con gli occhi sgranati e tutta la preoccupazione scritta sul viso. La cosa che catturò di più la mia attenzione fu, però, il modo in cui la mia mano era sigillata attorno alla sua.
Non sapevo chi dei due stesse ancorando l'altro.

Partners in Crime // KooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora