❀ 𝚃𝚘𝚛𝚗𝚊𝚍𝚘 ❀

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Quando avevo dieci anni, guardai per la prima volta "il mago di Oz" e oltre a rimanere estasiato per la magia, i personaggi e il finale commovente, una delle cose che mi era rimasta più impressa era stato il tornado

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Quando avevo dieci anni, guardai per la prima volta "il mago di Oz" e oltre a rimanere estasiato per la magia, i personaggi e il finale commovente, una delle cose che mi era rimasta più impressa era stato il tornado.

Ne ero stato terrorizzato.

Ogni notte chiedevo ai miei genitori di chiudere le finestre della mia stanza, come se quel semplice gesto avrebbe potuto salvarmi da un fenomeno tanto catastrofico, ma, in un certo senso, aiutava a farmi sentire più al sicuro.

Con il tempo, avevo capito che, fortunatamente, le possibilità che si verificassero tornadi in Sud Corea erano alquanto basse. Minime.

Eppure, mentre mi ritrovavo alla scrivania, a studiare, quando succedeva che lo sguardo mi cadeva sul piccolo vaso trasparente davanti a me, contenente due fiori, mi tornava quella stessa paura.

Avevo il terrore di essere travolto da un qualcosa di incontrollabile. Forse era anche già troppo tardi, dato che i pensieri continuavano a vorticarmi nella mente senza tregua, rompendo e sfasciando le mie sicurezze.

Avevo tentato di sigillare la finestra, in modo da non lasciar entrare niente, lasciare uscire niente. Tutto si sarebbe rovinato se non l'avessi fatto.

Eppure, il vento stava iniziando a soffiare con insistenza, spaccandomi i timpani, come un avvertimento poi non così tanto silenzioso.

Il calendario segnava il dieci marzo.

Quelle due settimane erano passate senza alcun avvenimento eclatante; l'unica cosa diversa dal solito era stato il riuscire a stare più insieme, noi quattro, dopo quel periodo passato praticamente in clausura.

Avevamo perfino avuto delle sessioni di studio in gruppo, in biblioteca, ma qualcuno finiva sempre per distrarre gli altri; inutile dire, che non ci fu una terza volta.

Per quanto mi piacesse stare con loro, avevo paura che potessero parlare della festa.
Di quella dannata festa.
Del mio arrivo tardo.
Dei fiori che avevo fra le mani.
Del modo in cui avevo passato la serata a parlare con loro, essendo, però, fin troppo vicino ad un certo qualcuno.

Probabilmente Jungkook stava evitando l'argomento tanto quanto me.
Per me.

Sospirando, mi passai una mano sul viso, sentendo, poi, il suono di un messaggio, proveniente dalla nostra chat di gruppo.
Avevo la sensazione fosse Jimin.
E, infatti, non appena aprì l'applicazione, notai il testo scritto dal biondo, agrottando la fronte.

A quanto pareva, alcuni suoi compagni di corso avevano fatto un picnic quel weekend e gli avevano descritto il posto in cui erano stati come perfetto per fuggire un po' dal caos del campus. Inutile dire che ora fosse su di giri per replicare quel picnic con noi.

La prima risposta fu di Yoongi che, tutto in maiuscolo, affermava fosse un piano geniale, dato che non faceva una cosa del genere dalle elementari.

Io attesi qualche secondo prima di digitare.
Mi dissi per essere certo di non avere impegni.

Partners in Crime // KooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora