Prologo

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DEDICA

questa storia è stata scritta principalmente per me, perché sotto la doccia ho pensato: cazzo, vorrei tornare tre anni indietro, avere dieci anni e godermi il mio fisico, quando ancora lo amavo, piangere perché mi ero fatta male e non il contrario. Ho pensato: la mia vita è cambiata così, di punto in bianco, certo che a undici anni non pensavo che mi sarei messa a piangere ogni notte contro il cuscino, non pensavo che a undici anni avrei cominciato a disprezzare il mio corpo, non pensavo che avrei pianto dopo aver mangiato, non pensavo di odiare quella sensazione di pienezza che prima amavo, non pensavo che in macchina avrei pensato: " voglio vomitare tutto" che avrei pensato anche: " ma se mettessi fine a tutto?" Non pensavo nemmeno che a dodici anni avrei cominciato a soffrire di autolesionismo, non avevo neanche pensato che avrei litigato ogni giorno con i miei genitori e non pensavo che avrei cominciato a considerarmi stupida, non pensavo di poter bloccare le lacrime, non pensavo che mi sarei chiusa a riccio, non pensavo che avrei finto un sorriso, non pensavo che potessi ridere e poi tornare a casa e vedermi vuota. Non pensavo che avrei utilizzato qualsiasi cosa per farmi male, ma l'ho fatto, l'ho fatto ogni giorno e non pensavo che neanche i miei genitori avrebbero retto delle stupide scuse, non pensavo che mia madre potesse trovare il mio diario e scoprire tutto, e non pensavo che avrei trovato un' amica che mi avrebbe detto "dì che il diario è il mio". Non pensavo che stare distante da lei fosse terribile o che vederla con altre amiche mi facesse stare male perché infondo sono sempre stata una persona paranoica e insicura. Non pensavo niente di tutto ciò ma eccomi qui. 2 anni e mezzo che mi odio, 1 anno che mi faccio del male, 3 anni che litigo con i miei genitori e 2 anni che non mi riconosco. Non pensavo che a tredici anni potessi soffrire così e se il dolore più in là peggiorerà non fatemi vivere. Con questa storia non voglio parlare solo di me, ma anche di chi convive ogni giorno con la sensazione di avere mani addosso, di chi si sente oppresso, di chi si sfrega e graffia per levare la sensazione di quelle sudice mani. A chi si sente in gabbia come me, come Damon e a chi si sente rifiutata come Lilith e me. Questa è per chi soffre. Per chi è stato corrotto, per chi è cambiato per il mondo.
se volete sfogarvi mi trovate su Instagram come: "tulipano_fantastico"

Buona lettura

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A New York c'erano un principe e una principessa che si erano sempre appartenuti senza saperlo, più che un principe e una principessa erano un demone e la regina degl' inferi che condannò il demone.

In una villa lussuosa c'erano otto fratelli, fra loro una graziosa ragazza, la nostra regina degl' inferi, una corona di spine sarebbe stata bene con il suo animo nero e pieno di dolore, l'unica cosa che le avrebbe dato sollievo sarebbe stato il suo demone, che avrebbe incoronato la regina, dandole un immediato sollievo e anche un grazioso tulipano appassito come dono per averlo catturato e averlo salvato dalla sua rovina portandogliene una fatale, l' amore. Era da molti anni ormai che aspettava la sua regina che lo rapisse e magari lo uccidesse, non voleva più il fuoco che ardeva nel suo cuore macchiato e tagliato.
La ragazzina di tredici anni, la nostra regina degl'inferi, dai lunghi capelli neri, occhi del medesimo colore, pelle candida e un sorriso da incanto, oggi però quel sorriso era spento. Lilith era sdraiata nel divano, con l'umore a terra, proprio sotto ai suoi piedi, i suoi occhi esprimevano tutta la sua paura e confusione. La mano del suo gemellone, Louis, le sfiorò la gamba facendola cadere giù dal divano, la ragazzina alzò gli occhi colmi di lacrime sul suo gemello, lui si sedette a terra insieme a lei e le prese il viso fra le mani in modo fraterno, ponendole con una calma e una gentilezza che non gli apparteneva una domanda così semplice, ma che le aveva fatto bene al cuore: <<Che succede piccoletta?>> Era solito chiamarla così, per lui era effettivamente stata la sua piccoletta da proteggere fin da quando avevano memoria. Come mai una domanda così semplice le aveva fatto così bene?
<<Non ho amici. Tutti sembravo flosci. Forse sono io iperattiva, ma non mi trovo con nessuno. Ho solo voi...>> Vi starete chiedendo cosa ci sia di male nell'essere vivaci, Niente, ma mentre tutti stavano con gli schermi incollati al viso, lei desiderava divertirsi e svagarsi fuori dal suo inferno, ma in una generazione dove essere diversi è strano, è come essere uno scarto, e lei sapeva di esserlo. Il clown dei suoi coetanei, lo sapeva da anni, da quando era una bambina che non dormiva mai e che all'asilo urlava e saltava mentre gli altri coloravano e giocavano con le bambole in modo spento.
<<Non hai niente di sbagliato. Sono loro ad esserlo.>>  Le diede conforto. Erano una famiglia unita e mai niente sarebbe cambiato, tranne qualcosa che stravolgerà la vita di tutti i componenti.

Dall'altra parte della città il demone stava con una pistola in mano, tutto tremante, il padre che urlava di sparare o si sarebbe occupato di uccidere sia la persona davanti a lui e il suo stesso figlio. Non sentì niente, solo il grilletto e poi il rimbombo nelle sue orecchie, come un' eco, come ogni volta lo sparo gli fece accapponare la pelle. Ha visto l'anima di un uomo scomparire a causa sua, quando si guardò allo specchio con la maglia insanguinata vide solo un demone, i capelli scuri e gli occhi verdi gli davano un' aria irresistibile, ma al piccolo demone non interessava quante donne potesse avere se non avesse avuto prima la sua felicità, rapita anni prima dal padre, Damon pensava solo ai suoi sedici di anni in cui ha ucciso persone, ma l' effetto era sempre quello: stordente, mortale, indimenticabile e orribile, si sentiva un mostro a farlo, ma si sarebbe abituato, almeno così gli diceva la sua famiglia, abituata fin dalla nascita a uccidere per vivere, come se sapessero fare solo quello.
<<Damon, so che è difficile, ma andrà bene, passerà, non durerà a vita. Ora vuoi mangiare ho preparato il tuo pranzo preferito.>> Lo chiamò suo fratello maggiore Adam, ma il demone non riusciva a parlare, emetteva solo versi striduli. Fece no con la testa e chiuse la porta buttandosi sotto al getto freddo e sperando di morirci.

La storia di due anime dannate. Esiliate dall'inferno per la propria purezza ed esiliati dal paradiso per la loro impurità. Non erano mai appartenuti a nessuno se non l'uno a l'altra.

Nota autrice
per chi ha letto Like scars sa quanto sia migliorata nello stile di scrittura, e sono fiera di dire che per una volta un capitolo mi piace realmente. Tenetevi forti perché questa storia sarà tremila volte meglio della precedente, sarà piena di avventure e quei due ne passeranno tante.

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