2. una macabra fiaba

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L I L I T H

Entro in corridoio insieme a mio fratello e ci dividiamo per andare dalle nostre prossime vittime. Ed ecco la mia. Nel suo metro e novanta mentre si bacia appassionatamente con una ragazza, schiacciati l'uno sull'altra, lei appoggiata all' armadietto alle sue spalle e lui difronte a lei che la bacia e la tocca. Capelli neri afro legati con delle treccine, pelle scura, alta e snella.
<<Via.>> La ragazza mi guarda da capo a piedi, io faccio lo stesso. Poi decide di andare facendo un espressione schifata.
<<Che cazzo vuoi?>> Mi chiede.
<<Lo sai cosa voglio.>> I doppi sensi sono divertentissimi, soprattutto perché lui li odia detti da me.
Mi spinge contro l'armadietto e mi afferra per il collo.<<Williams, cosa non capisci, odio te e i tuoi fottuti doppi sensi. E non vedo l'ora di ucciderti così non potrai più toccarmi.>> Sorrido, lo faccio veramente, poi rido, vengo scossa da delle vere risate mentre ancora la sua mano è avvolta sul mio collo.
<<Non la pensavi così in quell' hotel vero?>> Gli lascio un bacio sul collo come aveva fatto lui, lo sento ringhiare.
<<Senti Williams levati dai piedi o ti sbatto su questo armadietto, in questo momento.>>
<<Fallo. Ma con che coraggio? Deluderesti tutti. Correresti lo stesso pericolo di tua sorella?>> Stringe la presa sul mio collo facendomi sorridere.
Mi lascia il collo e mi sussurra all' orecchio: <<Williams, non è finita qui, ti farò pentire di essere viva. E tu non sai un cazzo della mia famiglia.>> Mi bacia il collo e io rabbrividisco per aver sentito un vero contatto. Senza essere pagata. Senza dover dare niente in cambio. Anche se era un atto puramente provocatorio, anche una stretta di mano mi faceva sorridere e rabbrividire. Esco in giardino a fumare e accanto trovo Jacob, il fratello di Damon.
<<Anderson.>> Faccio un tiro e inizio a calmarmi immediatamente.
<<Non ti voglio sentire.>> E lo sapevo che era quello che mi voleva uccidere più di tutti.
<<Perché avete dato il compito a tuo fratello se tu sei quello che desideri di più uccidermi?>> Mi siedo a gambe aperte e con la testa buttata indietro così da rilassarmi al meglio.
<<Perché lui ti farà soffrire di più.>> Beve l'ultimo sorso di caffè e mi guarda, percepisco la sua tristezza.
<<Ora vattene.>> resto seduta. <<Vattene.>>
<<Perché dovrei?>>
<<Non voglio stare accanto a chi ha ucciso Belle.>> Il suo primo amore.
<<Era una bastarda.>> Aveva fatto cose orribili.
<<Non dirlo mai più.>> Mi ringhia e mi guarda così intensamente da farmi credere che potrebbe darmi un pugno in faccia.
<<Era una troia. Una puttana. Una lurida stronza bastarda. Meritava l'inferno. Meritava la tomba.>> Lo penso realmente.
<<Zitta!>>Urla e io sorrido.
<<Ha stuprato due ragazzini.>> Butto fuori. Lui rimane impassibile e scuote la testa non credendo alla mia verità. Butto il mozzicone a terra e vado.
<<Ella!>> Saluto Ella, una ragazza dai capelli biondo platino, la mia migliore amica da ormai cinque anni.
<<Che vuoi?>> che vuoi?!
<<Che cazzo hai?>> sbuffo roteando gli occhi al cielo.
<<Niente.>>
<<Ti ho chiesto: che cazzo ti prende?!>> Mi innervosisco e stringo il pugno facendo uscire un po' di sangue dai palmi.
<<Ti dico la verità? Mi stai sul cazzo, ti ho usata perché volevo una famiglia.>> Tutto troppo in fretta. La testa prende a girare e credo di non star respirando.
<<Okay, non me ne fotte un cazzo di te.>> Bugia. Mi giro dandole le spalle e vado in classe sperando che l'odio di Anderson mi faccia scordare di essere viva.

D A M O N

Seduto al solito posto, due palle. Parlano di numeri e lettere e non capisco un cazzo. Lilith entra in classe con un quarto d'ora di ritardo, gli occhi rossi e il suo solito sguardo spento in cui però potresti leggerci il mondo e vederci l'inferno. Si siede con il suo solito fare arrogante, si tira su un sorriso e con le lunghe unghia nere mi accarezza la nuca per poi infilzarmi la unghie. Gemo un po' dal dolore e un po' dal piacere, perché cazzo il dolore è così piacevole.
<<Mh, cos'hai qua? un graffietto? Chissà chi te l'ha fatto.>> Mi guarda compiaciuta il braccio. Le afferro il polso e la guardo torvo.
<<Non toccarmi mai più.>>
<<Sembrava ti stesse piacendo però.>>
<<Giuro che se non stai muta ti faccio perdere la voce a modo mio.>> Cazzo e l'immagine nella mia mente è così piacevole da farmi dimenticare come si respira. Non mi accorgo nemmeno di star stringendo ancora il suo polso, ha gli occhi chiusi, sembra che stia per piangere, le mani le tremano e anche le gambe. Vedo le sue mani stringere le cosce come per fermare il tremore e il respiro si regolarizza. Apre gli occhi e butta fuori un grande respiro.
<<Che guardi?>> la voce le trema ancora un po', le osservo il polso e mi rendo conto di aver stretto troppo. La vedo alzarsi e uscire dalla classe con ancora le mani che tremavano.

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