10. Lacrime, Paura e Sangue

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J A M E S

<<Buon giorno! Buon giorno di merda!>> Sbuffo entrando in cucina, aspettandomi di trovare tutti, ma stranamente non sento Lilith lamentarsi.
<<Buongiorno anche a te.>> Mi si avvicina Charlotte, mettendosi in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia, con il suo solito fare dolce.
<<Lilith?>> Chiedo.
<<Papà ha detto che è uscita presto stamattina, aveva un compito da svolgere.>> Fa spallucce Dafne.
<<E invece la mia pupetta?!>> Prendo in braccio Julia, ride con la sua vocina, facendomi sorride.
<<Ciao, James!>> Urla, dandomi una manata sulla faccia.
<<Che fai? Guardi i cartoni?>> Annuisce sempre sorridendo, con i suoi occhietti vispi che guardano la TV con attenzione. Le schiocco un bacio sulla guancia, facendola ridere.

👀

Arrivato a scuola, posteggio la moto e scendo andando da Emily, che ha indosso un cardigan rosa confetto e un jeans bianco, e i capelli biondissimi, legati in una coda alta.
<<Ciao, bellissima.>> Le bacio le labbra, mentre le mie mani si soffermano sui suoi fianchi.
<<Ciao, James.>> Sorride sulle mie labbra.
<<Williams, oggi solo? Dove la sorellina?>> Mi chiede Anderson.
<<A fare i cazzi suoi, Anderson, quelli che non ti fai mai tu.>>
<<Che peccato, volevo parlarle.>> Si finge sconsolato, mentre un ghigno stampato sul volto mi fa ribollire il sangue nelle vene.
<<Non ti ci devi avvicinare.>> Mi alzo avvicinandomi al suo viso.
<<Troppo tardi, soprattutto dopo ieri sera.>>
<<Ieri sera?>> Chiedo.
<<Mh Mh, l'ho baciata e lei ha voluto, lo voleva, non ti sei accorto dei succhiotti?>> Se ne va, lasciandomi con questa frase.
"Lo fa per ottenere risposte, James, stai calmo." Mi ripeto.
<<Sai, penso che sarebbero carini.>> Mi confessa Emily.
<<No, le nostre famiglie si odiano, e lei e lui, non devono piacersi, devono odiarsi. Stanno di merda insieme.>> E penso alle sue mani viscide su mia sorella, scuoto la testa inorridito.
<<Ma, se un giorno tua sorella lo amasse, cosa faresti?>> Cazzo.
<<Lo accetterei, perché è mia sorella e le voglio troppo bene, ma non gli piacerà mai, tu non conosci la storia I suoi genitori sono degli stronzi, proprio come i miei e ci hanno detto fin da subito di odiarli..>>
<<Perché dici così dei tuoi genitori?>>
<<È la verità, ci hanno cresciuti nella merda.>>
<<Io vorrei avere dei genitori, sono morti quando avevo due anni, in un incidente in auto, vivo con i miei nonni da allora.>> Ma... suo padre... Cazzo, hanno fatto finta per togliersela dalle palle. Stronzi.
<<Mi dispiace, non lo sapevo.>> Non posso ucciderla, non c'entra un cazzo, e dovrò dirle a verità, un giorno...
<<Non fa niente, solo... mi mancano, goditi i tuoi genitori finché puoi.>>La stringo a me, lei sorride, nascondendo il viso nella mia spalla.
<<Sei bellissima.>> Inspiro il suo odore.
"Com'è possibile che con lei sento il cuore battere a mille? Mi scordo di tutto, pure di Theia."
<<Grazie.>> Sorride contro la mia spalla e al mio cuore manca un battito, fa una capriola e poi si ricompone, battendo però sempre all'impazzata. <<Hai il cuore a mille.>>
<<Mi fai questo effetto, biondina.>> Le accarezzo i capelli, e inspiro ancora quel fresco odore di vaniglia.
<<Anche tu, quando sto con te... tutto sparisce, James, tutto. Nessuno, mi ha mai fatta sentire così.>> La guardo nei suoi occhi cristallini, la bacio, lei ricambia e non credo che il mio cuore reggerà ancora per molto, sta per sfondarmi il petto.

L I L I T H

Apro gli occhi a fatica, sbatto le palpebre un paio di volte, mi guardo in torno senza alzarmi, sembra uno scantinato, c'è un letto, su cui un bambino è sdraiato con solo dei boxer addosso, un uomo, alto, con un viso paffuto, dei vestiti vecchi e sporchi, una tuta grigia e una maglietta larga dello stesso colore. Mi guardo attorno, per cercare un indizio, su dove possa essere, ricordo solo di aver bevuto il te ed essermi addormentata poco dopo. Accanto a me c'è un pezzo di metallo arrugginito e dei vestiti. L'uomo mi vede, l'ansia mi sale, ed è come avere mille aghi in gola e un macigno addosso.
<<Ben svegliata.>> Mi si avvicina, la voce è rauca, come quella di un fumatore e i denti gialli mi fanno pensare ancora di più a questa opzione.
<<Chi cazzo sei?!>> Mi metto a sedere. Cerco il mio pugnale nella tasca ma niente.
<<Il lupo nero, ne hai mai sentito parlare?>> L'ho davanti, dopo anni di incubi su di lui. << E se cerchi il pugnale, spiacente.>> Lo tiene fra le dita e poi lo lancia, facendo sussultare il bambino sul letto, che fatica a muoversi. Cerco cosa fare, mi guardo, sentendo solo una voce che dice di provare ad alzarmi. Ci provo, ma sembro paralizzata, striscio indietro, verso il pezzo di metallo. Lo prendo fra le mani, poi vedo l'uomo chinarsi su di me.
<<Sei proprio un bocconcino.>> Mi sale un conato, quando con le sue viscide dita mi sfiora, alzo il braccio e lo colpisco in faccia, cade indietro, imprecando. Prendo un coltello, il più grande che c'è, da un tavolo pieno d'armi, e glielo piazzo nel cuore, sentendo il sangue andarmi sul viso e sui vestiti.
<<Vaffanculo! Da parte mia e da chi hai rovinato la vita! Tu, bastardo hai rovinato mia sorella!>> Lo prendo a calci sulla testa, urlando frustrata. Poi estraggo il telefono dalla tasca e chiamo il 911, prima mi pulisco il viso passandoci sopra la manica della felpa.
<<Siamo il 911, dica la sua emergenza.>> Risponde un signore.
<<Non so dove mi trovo, un uomo voleva violentarmi, accanto a me c'è un bambino e una bambina, avranno sette anni!>>
<<Può dirmi come si chiama e dove si trova l'uomo?>> Mi chiede l'agente.
<<Certo, mi chiamo Lilith Williams, e l' uomo l'ho ucciso, non sapevo che fare e voleva viol->>
<<Non si preoccupi, arriviamo.>> Chiude la chiamata. Compongo il numero di Alex.
<<Alex!>> Urlo.
<<Lilith?>>
<<Si, si, ti prego vieni, ti mando la posizione, non far assolutamente venire Charlotte.>>
<<Arrivo.>> Chiudo la chiamata. Guardo i due bambini sul letto, hanno la pelle abbronzata, i capelli lisci e scuri.
<<Ehy, ehy, ci siete?>> Li scuoto.
<<Chi sei?>>Mi chiede la bambina, con un accento spagnolo molto marcato, mente il bambino cerca il coraggio di alzarsi e guardarmi in faccia.
<<Lilith, voi come vi chi chiamate?>>
<<Arabelle e lui è Michael, mio fratello più piccolo. Ci hanno mandato qui i nostri genitori.>>
<<Mi dispiace, venite qui.>> I bambini mi abbracciano, poi la porta viene sfondata e spunta la polizia insieme ai miei fratelli.
<<Cazzo, Lilith!>> Il primo a corrermi contro è James, mi stringe fra le sue braccia, buttando la testa nell'incavo del mio collo. <<Ho avuto paura, troppa paura.>> Mi bacia la fronte, ancora sporca, un po' dal sudore e un po' dal sangue, poi Alex e le mie sorelle mi abbracciano, facendomi mancare l'aria..
<<Signorina, dov'è l'uomo?>>Mi chiede un agente, gli indico un angolo buio, dove l'avevo trascinato per non farlo vedere ai bambini.
<<Cosa farete con i bambini?>> Chiedo.
<<Ci parleremo e vedremo che fare.>> Sicuramente toglierli da quei genitori di merda che si ritrovano.
<<Possiamo andare con nostra sorella?>> Chiede Aisha, tenendomi fra le sue braccia.
<<Dobbiamo portarla in centrale e farle qualche domanda.>> Cazzo, io con dei poliziotti? Dafne mi guarda e poi anche gli altri si girano verso di me, intimandomi con gli occhi di stare attenta a quello che dico.
<<Possiamo andare ora?Non mi piace stare qui...>> Piagnucola Arabelle, spostando i riccioli dietro l'orecchio, mostrando gli orecchini a forma di coccinella.
<<Per favore, siamo qua da una settimana, abbiamo fame e questo posto ci fa paura...>> Piange il fratellino, Michael.
<<Andiamo. Mi potete dire solo una cosa?>> I bambini annuiscono intimiditi. <<Come siete finiti qui?>> chiede l'agente.
<<Mamma e papà...>> Risponde in un sussurro Arabelle, nascondendo dietro l'esili spalle il fratellino, che tutto tremolante abbraccia la sorella maggiore dalle spalle.
<<Ci potete dire nome dei vostri genitori?>>Chiede l'altro poliziotto.
<< Alejandro e Paula Garcia.>> Garcia... Il cognome di Xenia.
<<Va bene, seguitemi in macchina. Mi può ricordare il suo nome?>>
<<Lilith Williams.>> I bambini mi guardano come ad aver sentito nominare spesso il mio nome.
<<Ehy piccoletti.>> Mi chino all'altezza delle loro teste mentre cammino.
<<Mh?>> Rispondono all'unisono.
<<Per caso avete una sorella maggiore di nome Xenia e un fratello di nome Francisco Garcia?>> Chiedo.
<<Si, ma Xenia non la vediamo da due anni, si è trasferita, prima l'andavamo a vedere con nostro fratello ora no... Tu la conosci?>> chiede Arabelle.
<<Si, è una mia amica. Le faccio raggiungere la centrale? Volete stare con lei? Vi proteggerà e se volete ci sono anche io.>>
<<Si, abbiamo paura di nostro padre e nostra madre e Francisco... mi sgrida spesso e fa qualsiasi cosa per nostro padre...>> Questa volta parla Michael.
Compongo il numero, mentre salgo sull'auto della polizia.
<<Oi Lil.>> Risponde al terzo squillo.
<<Oi Xeni, sono con Arabelle e Michael, i tuoi fratellini, raggiungici in centrale, ti spiegherò tutto.>>
<<Arrivo subito, salutatemeli.>>
<<Okay, a fra un po'.>> Chiudo, tenendo in mano il telefono, aspettando una qualche notifica che non tarda ad arrivare.

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