Capitolo 16 ... Il prezzo della libertà

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Quando Hopa cominciò a venire alla scuola, il numero di alunni stranamente lievitò: un nugolo di giovani guerrieri si unì al solito gruppo di bambini e adulti, il quale sembrava più interessato alle grazie della nuova allieva che alle lezioni di l...

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Quando Hopa cominciò a venire alla scuola, il numero di alunni stranamente lievitò: un nugolo di giovani guerrieri si unì al solito gruppo di bambini e adulti, il quale sembrava più interessato alle grazie della nuova allieva che alle lezioni di lingua e pittura. Hopa era veramente una splendida donna e io mi sentivo a disagio a trattare con lei; come il sole con la sua luce offusca tutti gli altri astri, così quando le stavo vicino nessuno prendeva in considerazione le mie parole, per fissare l'attenzione sulla bellissima moglie del capo. Ella mi guardava sempre con disprezzo e tutto faceva tranne che ascoltare gli argomenti che spiegavo: mi era chiaro che frequentava la scuola perché era volontà di Wanapeya e non sua. In compenso civettava con i ragazzi più grandi, quei giovani guerrieri che le gettavano occhiate di ammirazione e facevano a gara per parlare con lei o mettersi in mostra durante la lezione, più disturbando che altro. Io pensavo a Wanapeya e all'umiliazione che avrebbe provato nel vedere la moglie sorridere a destra e a sinistra a quegli imberbi ragazzini in cerca di avventure. C'era uno di questi, Wa Numpa[5], più infuocato e ardito degli altri, che scoprii un giorno appartato con lei, tra gli alberi, prima dell'inizio della lezione pomeridiana e dalle risatine che provenivano da quel luogo seminascosto sospettai che non stessero solo conversando. Ero indignata e desolata per Wanapeya, non sapevo cosa fare per avvisarlo di stare attento al comportamento della moglie e mi chiedevo se avessi fatto bene a consigliarlo di riprenderla con sé e perdonarla. Non riuscivo a capire come quella donna potesse trattare in quel modo un marito bello e intelligente come il suo, per flirtare con dei giovani alla ricerca di emozioni. In realtà lo scopo di Hopa era ben altro e cominciai ad intuirlo quando si verificò il primo "incidente".

Al termine della lezione, (Hopa frequentava ormai da quattro giorni), assistii a delle "carezze" più o meno nascoste tra lei e Wa Numpa, che erano rimasti seduti l'uno accanto all'altra, dietro tutti gli altri, con gli occhi fissi su di me e le mani sfuggenti del ragazzotto che svolazzavano sulle ginocchia della compagna che si divertiva a scacciarle. La scena indegna mi disgustò, ma evitai d'intervenire, poiché non volevo distrarre ancora di più la mia classe. Mentre rientravo al villaggio, dopo aver affidato Manišni a Tacicala, mi attardai a rimirare intorno il magnifico paesaggio e a ringraziare Dio per la bellezza della creazione. Un lieve rumore mi spinse ad avvicinarmi e spiare oltre un cespuglio molto alto: un cerbiatto brucava pacifico e solitario, che meraviglia! Come sentì il mio odore si scosse, mi sbirciò un istante e terrorizzato scappò a gambe levate. Vedendolo fuggire mi dispiacqui e allungai il collo per seguirlo nella fuga tra gli alberi. Quel leggero movimento mi salvò la vita. Sentii un sibilo sulla nuca, poi un rumore ovattato e fissai davanti a me la freccia acuminata, conficcata sulla corteccia dell'albero, che ancora vibrava. Mi voltai di scatto ma non vidi nessuno: qualcuno aveva appena cercato di uccidermi!

I miei sospetti caddero subito su Wa Numpa come esecutore materiale del gesto, era l'unico che fosse venuto armato di arco e faretra a lezione. Tuttavia era chiarissimo nella mia mente che l'istigatrice fosse Hopa, che continuava a non celare a nessuno il suo odio per me. Decisi di evitare di parlare a Wanapeya del pericolo corso, non sapevo che cosa raccontare; se avessi accusato la moglie sicuramente egli, che l'amava, non mi avrebbe dato retta; inoltre avrei dovuto rivelargli che sospettavo una relazione di lei con Wa Numpa della quale in fondo non ero certa, forse ella scherzava con il ragazzo ma non aveva nessuna intenzione di tradire il marito. Ciò comunque non giustificava ai miei occhi quel comportamento libertino.

WANAPEYA, HO AMATO UN INDIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora