Capitolo 153 - La diplomazia è la continuazione della guerra con altri mezzi -

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Peschiera, 6 giugno

Il diplomatico André-François Miot de Melito era stato convocato, presso il suo quartier generale, da Bonaparte, l'uomo del momento. Non vi era angolo della Penisola immune dai discorsi circa quel comandante dal nome poco francese, che era calato in Italia e stava acquistando sempre più fama. Nemmeno il Granducato di Toscana, in cui prestava la sua funzione di plenipotenziario, per conto del Direttorio, ne era rimasto immune.

La curiosità di conoscerlo di persona si era fatta subito strada nel suo cuore, aveva visto alcune stampe sui giornali, però sapeva quanto i disegnatori, al pari dei pittori, non sempre fossero realistici nelle loro rappresentazioni. Si era messo subito in viaggio e in poco tempo era giunto in una delle città del Quadrilatero che Bonaparte aveva conquistato.

Miot era rimasto decisamente sorpreso quando se lo era trovato davanti, era a conoscenza della sua giovane età, un fattore che suscitava curiosità, specialmente se la si comparava con quella degli ufficiali nemici, molto più esperti, ma soprattutto più anziani di lui. Poteva essere loro nipote. Tuttavia se lo era immaginato più prestante, invece era estremamente smilzo, dall'aria un po' malaticcia, l'uniforme gli stava larga. Indossava un soprabito della divisa molto semplice rispetto a quelli che aveva avuto modo di vedere in passato, con leggera bordatura dorata. Portava i capelli incipriati e lunghi, che ricadevano sulle spalle, in maniera spiovente.

A primo acchito non gli era sembrato così straordinario come veniva descritto ed elogiato, non aveva il fisico vigoroso e possente dei soldati e degli ufficiali. Si era chiesto come facesse a restare in piedi. Non appena aveva incrociato il suo sguardo, però, aveva capito immediatamente il suo errore di valutazione. Quei grandi occhi grigi lo avevano quasi travolto, tanto erano intensi, rapidi e penetranti, di un'espressività indescrivibile, potevano tranquillamente sostituire la parola, la voce di quel comandante.

I tratti del viso marcati e ben definiti rendevano il suo profilo aquilino. Una figura che subito gli era rimasta impressa nella mente, era difficile dimenticare qualcosa del genere - Bene arrivato cittadino Miot de Melito - gli aveve riferito Bonaparte, eseguendo un rapido inchino. Era come se stesse dimostrando un gesto volutamente gentile, non di certo spontaneo - Avete fatto abbastanza presto, ciò mi rende di buon umore, sapete non amo perdere tempo, è così prezioso - lo aveva scrutato per bene.

Era esattamente il tipo di diplomatico francese che Napoleone si sarebbe aspettato di vedere: sulla trentina, dall'atteggiamento calmo, per non dire serafico, leggermente in carne, nonostante gli anni rivoluzionari, ad indicare il rango elevato a cui era appartenuto sin dalla nascita. Era nato e cresciuto a Versailles, in un mondo che si illudeva di rimanere immutato per sempre e che era caduto. Come ogni buon diplomatico era stato in grado di adattarsi e, sopravvissuto ai cambi di regime, si era messo a disposizione del Direttorio. Napoleone rimase piacevolmente sorpreso nel vedere quella rapidità. Forse quell'uomo aveva capito ancora una volta il cambiamento del panorama italiano ed europeo?

- Buongiorno a voi cittadino generale - aveva risposto il diplomatico, ricambiando l'inchino - Non avrei mai pensato di ricevere l'onore di conoscere l'uomo di cui tutti stanno parlando ultimamente - si era poi accomodato sulla sedia che gli aveva portato un suo assistente di campo.

- Immagino si dicano tante cose su di me, cittadino - aveva proferito con una punta di sarcasmo, accompagnando la frase alla gestualità, agitava la mano sinistra al vento - I giornali vivono per questo, no? Cercare di ottenere quante più notizie possibili sul fenomeno del momento e lucrarci sopra... - aveva poi fatto spallucce aggiungendo, sempre con ironia graffiante - Non è poi così diverso dal creare e diffondere pettegolezzi, spesso di cattivo gusto e colmi di bugie

- Certo, avete ragione, generale - aveva sorriso sornione Miot. La prima impressione lo aveva ingannato, quel ragazzo sapeva il fatto suo e con poche frasi riusciva a indirizzare il discorso dove voleva lui. Dimostrava, quindi, una grande intelligenza e capacità di leggere gli eventi - Ma ho letto di voi solo ciò che non era distorto all'inverosimile, anche se, lo ammetto, è difficile districarsi da tutte queste notizie

L'Uomo Fatale [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora