Capitolo 3 | Ostilità

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Dopo l'episodio di quella sera, Daphne non mi rivolse la parola per diversi giorni, se non per piccole comunicazioni di servizio. Cercava di evitarmi il più possibile e il suo sorriso di cortesia, che fino ad allora mi aveva rivolto all'incontrarci nelle aree comuni, era scomparso.

La sua presenza in casa si era ridotta a quella che definii una brezza leggera, discreta e delicata. Era circondata da una finezza naturale, ma anche da una tristezza nascosta, che mi suggeriva domande che non osavo pormi.

Di giorno in giorno, le nostre differenze si manifestavano in modi piccoli ma significativi. Mentre io tendevo ad esprimere le mie emozioni apertamente, Daphne sembrava trattenerle con gelosia, come se avesse paura di lasciarle scappare. Eravamo agli antipodi in molte cose, anche in quelle più impercettibili. Eravamo come due mondi antistanti che si erano scontrati, come mettere a confronto il giorno e la notte, la calma e la tempesta, la fragilità e la forza.

Il nostro appartamento era diventato in pochissimo tempo l'arena dei nostri conflitti quotidiani.

"Posso sapere cosa c'è che non va in te?" gridò, evidentemente irritata, una sera, irrompendo in salotto, sbalordendomi visibilmente.

"Daphne, wow... Allora anche tu sai alzare la voce" la incalzai, tentando di sembrarle simpatico.

La sua reazione fu, però, inaspettata. Mi guardò con occhi carichi di rabbia e avversione, prima di riaprire bocca: "Come fai a non capire? Devi sempre fare chiasso e lasciare casino ovunque, intorno a te?".

Quelle parole mi colpirono al cuore. Non aveva mai espresso la sua frustrazione, men che meno in un modo tanto impudente. La mia reazione istintiva fu quindi quella di difendermi: "Passi il casino. Sono consapevole di essere disordinato e ti ho già detto che ci sto lavorando su. Ma il chiasso? Faccio rumore? Senti, Daphne, cosa vuoi da me? Vuoi che diventi come te? O vuoi che me ne vada?".

"Ti ho soltanto detto di non lasciare disordine in giro"

"E io ti ho già detto che ci sto lavorando su. Rispondi alla mia domanda: vuoi che diventi come te o vuoi che me ne vada?"

"Non ho detto nulla del genere..."

"Bene".

Spostai lo sguardo altrove e sentii Daphne annaspare, prima di allontanarsi. Io rimasi lì, seduto sul divano, a fissare la finestra, con una sensazione di amarezza che mi pervadeva la bocca. Era la prima volta che ci attaccavamo in un modo tanto aggressivo ed io mi sentivo oltremodo sopraffatto. Dal punto di vista emotivo, quella situazione mi avviliva profondamente; non riuscivo a comprenderla e mi sentivo costantemente respinto in ogni tentativo di avvicinarmi. Avevo la sensazione che mi vedesse come una minaccia alla sua tranquillità, cosa che mi feriva intimamente; come due iceberg, eravamo alla deriva in un oceano di incomprensione reciproca.

Fu lei, però, una sera, al mio rientro dagli allenamenti quotidiani, a rompere quella lastra di ghiaccio che man mano si era formata tra noi.

"Puoi parlare?" domandò.

"Daphne... Certo".

Mi avvicinai a lei, che, seduta ad un lato del tavolo della cucina, mi osservava con occhi tristi.

Mi appoggiai al muro, di fronte alla sua postazione, il mio sguardo fisso nel suo: "Ti ascolto".

Daphne inspirò profondamente, prima di iniziare: "Voglio scusarmi per come mi sono comportata in questi giorni. So di essere stata distante e irrazionale e penso di avere poche scusanti a riguardo... Non è colpa tua".

Rimasi colpito. La sua sincerità e il suo desiderio di chiarire le cose furono totalmente inaspettati, tanto da donarmi un'espressione sorpresa.

"Grazie, Daphne. Apprezzo davvero la tua onestà".

Lei annuì e poi proseguì: "Ho passato un periodo... molto difficile e cerco solo di tutelarmi. Ma mi rendo conto di aver messo un muro tra noi, senza nemmeno accorgermene".

Stava facendo uno sforzo immane per aprirsi, condizione evidente in primo luogo dal suo sguardo, a tratti vagante lungo le pareti della stanza, a tratti vagante sul piano del tavolo.

"Capisco" dissi piano. "Ascolta, se senti il bisogno di parlare, puoi farlo con me".

Fui sincero e lo capí anche lei. Un'espressione di gratitudine le passò rapidamente sul viso, per poi trasformarsi in un sorriso dolce e rilassato. Era come se quella conversazione avesse alleggerito un peso che si portava dietro da molto tempo.

"C'è da dire che hai le tue peculiarità" dissi sorridendo. "Non è facile condividere uno spazio con qualcuno come te".

Mi guardò interrogativa. "Senti chi parla".

"La perfezione in persona!".
Il mio sguardo cadde sulle sue mani, incrociate sul tavolo. Le dita, affusolate, erano sottili ed estremamente femminili, le pellicine mangiucchiate. Sorrisi.
"A parte gli scherzi," aggiunsi "anch'io volevo scusarmi con te. So di essere disordinato all'inverosimile, ma sto cercando di migliorare, credimi".

Daphne annuì di nuovo, ma questa volta sembrava si fosse finalmente distesa, almeno un po'. Avevamo compiuto un importante passo verso la comprensione reciproca, ma sapevo che c'era ancora molto da fare.

Alzai lo sguardo, in direzione della parete alle spalle della mia controparte, e fu in quel momento che li vidi: candidi fiocchi che, leggiadri e delicati, cadevano giù dal cielo color antracite.

"Nevica".

Al suono della mia voce, lei sgranò gli occhi. Girandosi di getto, si alzò e si avvicinò alla portafinestra, le mani prontamente appoggiate al vetro. Io la raggiunsi piano, cercando di non distoglierla dallo scenario che le si apriva davanti, avvicinandomi con cautela. Le sue iridi, assorte, brillavano di pura delizia, le labbra rosee leggermente socchiuse. Era così vicina al vetro che il suo respiro lasciava un piccolo alone che, sistematicamente, al contatto con il calore dell'appartamento, si asciugava. Sorrisi, prima di perdermi anch'io in quel momento suggestivo.

Mentre il cielo diventava sempre più scuro, mi resi conto di una certa profondità che le apparteneva e che in qualche modo mi attirava. Volevo conoscerla meglio, capire cosa pensava, cosa desiderava, ma sapevo che avrei dovuto farlo con cautela. Nonostante le difficoltà che si prospettavano, ero determinato ad abbattere tutte le barriere che erano venute a crearsi tra noi. Era una sfida che decisi di accettare, che ancora non sapevo quanto avrebbe cambiato le nostre vite.

Allo sciogliersi della neveजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें