Capitolo 11 | Contatto

70 19 17
                                    

Le giornate si trasformarono ben presto in un susseguirsi di momenti condivisi, di conversazioni profonde e di piccoli gesti di premura. Ogni istante trascorso insieme a Daphne aveva iniziato ad assumere per me un significato particolare, un colore più sgargiante, un calore più intenso.

Le sue risate sommesse, i suoi attimi di ponderazione, la tonalità che assumevano i suoi occhi quando mi ascoltava raccontare, o mentre lei stessa mi parlava di storie passate, erano parte di una trasformazione che la stava smuovendo dal suo stadio di bocciolo, fase in cui era rimasta intrappolata per anni, in direzione dell'antesi, in quello che si rivelò in tutto e per tutto il suo personale percorso di fioritura.

Il tempo trascorso a parlare, le ore passate insieme, i momenti di affinità fecero sì che imparassi ad affezionarmi a lei; ogni istante condiviso era ormai per me un bene prezioso, ogni sfumatura emergente della sua personalità mi affascinava sempre di più. In sua presenza, le mie mani avevano iniziato a crepitare, spinte dal desiderio di sfiorare anche soltanto un lembo della sua pelle, a voler comunicarle un sentimento che la mente non voleva definire e le parole non riuscivano ad esprimere.

Il primo abbraccio glielo offrii con affetto, in un pomeriggio di discussione sulla situazione che stavamo affrontando, quando mi confidò di quanto l'isolamento forzato le stesse generando ansie e paure. Incerta su quanto tempo ancora avremmo dovuto trascorrere bloccati in casa, in un momento di vulnerabilità, mi raccontò del timore che di tanto in tanto la tormentava. Rivedendomi io stesso nelle sue parole, senza aprir bocca, mi avvicinai e la presi tra le braccia, stringendola con delicatezza al mio petto. Dapprima insicuro, dal respiro tremolante, il suo corpo si fuse lentamente al mio, in una stretta affettuosa e confortante. Le mie mani percorsero leggere la sua schiena, carezzandola con gentilezza, nel tentativo di darle conforto. E in quel momento, premuto a lei, mi riscoprii emozionato, con i suoi capelli che mi solleticavano il mento, i polpastrelli freddi sul tessuto della maglia che indossavo e il battito del suo cuore che riecheggiava nel mio; tutto sembrò fondersi in un'unica sinfonia di sensazioni e trepidazione.

Le conversazioni, divenute man mano sempre più profonde, fluivano tra noi come fiumi in piena, mentre ci destreggiavamo in discussioni sempre più intime e articolate. Cucinavamo insieme, mangiavamo insieme, passavamo il tempo insieme.

Una sera, in particolare, fu l'istinto ad avere la meglio.

Eravamo seduti ai piedi del divano, a lieve distanza l'uno dall'altra. Le nostre gambe si sfioravano appena, un contatto quasi impercettibile che mi scaldava più di quanto avessi mai immaginato. Daphne era lì, i suoi occhi fissi ai miei mentre mi ascoltava parlare, in quel suo modo dolcemente attento che soltanto lei riusciva a dimostrarmi. La luce della lampada riversava riflessi dorati sulla sua pelle, rendendo la sua figura ancora più affascinante.

Al primo momento di silenzio che sopraggiunse, lasciai che il mio discorso sfumasse nell'aria. Guardai fuori dalla finestra, permettendo ai miei pensieri e alle mie preoccupazioni di fluire liberamente.

"Temo di non riuscire a vincere, stavolta" sospirai.

Vidi il viso di Daphne corrugarsi, prima di seguire il mio sguardo, dritto verso il grigio del cielo: "La competizione, intendi?"

Annuii, con un nodo in gola: "E' avvilente. Sei sempre lì, a impegnarti e ti senti anche di dare il massimo... ma quel massimo non è mai abbastanza." Deglutii e mi voltai verso il soffitto, poggiando la nuca alla seduta del divano "Poi, finalmente, stai per riuscire a fare il salto per cui ti sei allenato tanto, la mossa vincente dell'esibizione, manca pochissimo... ma vieni costretto a stare chiuso in casa".

Puntai gli occhi a Daphne, che nel mentre era tornata a guardarmi, quindi proseguii: "Continuo ad allenarmi, per quel poco che posso fare. Ma non è come andare in pista. Non posso mettere i pattini, non posso scendere sul ghiaccio e non posso provare. So di star facendo tutto il possibile, nei limiti attuali, ma in questa situazione mi preoccupa perdere i progressi che ho fatto. E ci sono sempre più ragazzi, atleti emergenti affamati di gloria, che rimescolano di continuo le carte in tavola".

Allo sciogliersi della neveNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ