CAPITOLO UNO

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16 anni dopo


C'erano solo fiamme.

C'erano fiamme, ma non ne sentiva il calore.

C'erano fiamme, ma non bruciavano.

L'unica cosa che udì furono le urla di una donna.

«Lamia?»

Al suono di quella voce Lamia aprì di scatto gli occhi, il respiro accelerato dovuto al sogno e le mani che stringevano con forza le lenzuola. In risposta al richiamo della sorella, la giovane ragazza liberò un leggero lamento. Il tutto solamente per non mostrare a Eris il suo attuale stato d'animo: la paura. Solamente quando sentì il battito del suo cuore ritornare regolare, si voltò mettendosi supina. Un fascio di luce solare la colpì in volto, facendole socchiudere gli occhi; tentò di proteggerli con un braccio.

Fa che non se ne accorga.

«Buongiorno, sorella.» sussurrò simulando uno sbadiglio.

«Alzati, la colazione è già pronta.» Le diede un colpetto sulle gambe e si accomodò al centro della loro piccola casetta sedendosi per terra. Vivevano lì da ben sedici anni. Quella sistemazione era il meglio che Eris fosse riuscita a trovare per entrambe. Aver raccontato la storia di due povere sorelle orfane, scappate dal loro villaggio dopo che questo era stato saccheggiato e attaccato dai fuorilegge aveva funzionato ed era riuscita a procurarsi questa piccola capanna con lo stretto necessario. Era tutto lì, in quell'unico spazio: quella che Lamia definiva la sua stanza non era altro che un mucchio di paglia messa insieme e coperta da varie lenzuola, dove aveva appeso una tenda per poter separare l'ambiente dal resto della casa.

Eris, invece, dormiva nello stesso spazio dove consumavano i pasti. Niente tavolo per loro, ma Eris qualche giorno prima le aveva detto di aver parlato con il falegname del villaggio: aveva stretto un accordo per poterne avere uno.

Per sopravvivere, Eris aveva passato tutti quegli anni svolgendo qualche lavoretto per gli altri abitanti del villaggio: cuciva, coltivava e si occupava del bestiame di chi lo possedeva. Quel poco che guadagnava era abbastanza per poter portare un pasto caldo a casa per entrambe.

«Sedici anni...» mormorò Eris, mentre preparava il piatto per Lamia. Per quella mattina la colazione prevedeva del buon latte di capra ricevuto qualche istante prima dal pastore, pane tostato sul carbone ardente e qualche frutto avanzato la sera precedente.

«Cosa hai detto?»

«Oh, niente. Riflettevo su come sia volato il tempo da quando siamo giunte in questo villaggio.» Accennò un sorriso. Lamia, invece, aggrottò la fronte: cosa passava per la mente della sorella? Quella mattina era particolarmente diversa. Se ne accorse solamente in quel momento. Si era preoccupata così tanto di dover nascondere la paura per il suo incubo da non accorgersi che lo sguardo di Eris era assente. Il suo corpo era lì, ma la sua mente era da tutt'altra parte.

«Sorella, c'è qualcosa che ti preoccupa?» domandò una curiosa ma allo stesso tempo timorosa Lamia. Tenne lo sguardo fisso su Eris, mentre portava alle labbra la sua ciotola contenente il latte di capra. Ne bevve un sorso: era buono e fresco. Ci mise dentro pezzettini di pane tostato, creando una specie di composto. Nel mentre, attese che la sorella rispondesse alla sua domanda.

«Che sbadata!» si alzò di scatto da terra, dirigendosi verso quello che era il suo letto; non era altro che dei cumuli di paglia coperti con delle lenzuola che Eris stessa aveva rammendato, cucendo insieme tanti pezzi di stoffa. Era davvero brava nel creare dal nulla qualcosa che poi diventata indispensabile per loro. Erano arrivati in questo villaggio che non possedevano nulla e con il passare dei giorni e degli anni, sua sorella maggiore ha fatto di tutto per far star bene entrambe. In particolar modo Lamia.

Nascosta (Lamia's chronicles #1)Where stories live. Discover now