CAPITOLO TRE

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Non avrebbe mai dimenticato quell'orribile immagine. Quelle urla l'avrebbero tormentata per sempre.

Il corpo del signor Locke era accasciato a terra, ancora avvolto dalle fiamme, ma ormai era solamente un guscio vuoto carbonizzato. Nell'aria il male odore di bruciato le stava dando la nausea. Lamia non resistette e diede di stomaco.

Che cosa aveva fatto?

Era stata davvero lei a fare una cosa del genere?

E soprattutto, come ci era riuscita?

Cadde sulle proprie ginocchia sotto shock. Continuava a ripetersi di fare qualcosa, di correre fuori verso il pozzo per prendere un secchio d'acqua e tentare di salvare il signor Locke anche se sapeva perfettamente che non c'era nulla da salvare. Eppure, una piccolissima parte di lei ci sperava.

Pregava.

Qualcosa, però, la teneva bloccata lì.

Qualcosa che aveva solamente un nome: paura.

«Che cosa hai fatto...»

Gli occhi di Lamia si posarono su sua sorella che fino a quel momento era rimasta lì dove il signor Locke l'aveva lasciata andare. Lamia non seppe cosa dire: non aveva una spiegazione da dare per ciò che aveva fatto. Eris l'avrebbe sicuramente presa per pazza. Chi mai avrebbe creduto a quella storia? Cosa avrebbero detto al resto del villaggio? Tutti quei pensieri, tutte quelle improvvise preoccupazioni fecero entrare nel panico Lamia. Il cuore prese a battere in modo violento e fu sul punto di urlare dalla disperazione.

Ho ucciso il signor Locke

Le fiamme, alla fine, smisero di avere vita propria. Forse era stata lei a ritirarle? Era così confusa e spaventata. Posò lo sguardo su quel corpo ormai carbonizzato, il volto del signor Locke ormai irriconoscibile.

«Lamia!»

Il suo sguardo scattò su Eris. Tremava visibilmente, probabilmente anche lei si era spaventata. Aveva rischiato anche lei di essere colpita da quelle fiamme. Eppure, quando Lamia inconsapevolmente aveva agito, era sicura che a sua sorella non sarebbe successo nulla.

«Eris, io...» le parole le morirono in gola. Avrebbe tanto voluto darle una valida e razionale spiegazione. Avrebbe potuto dirle che era stato un incidente, che forse questo era solamente un brutto sogno e tra poco si sarebbero svegliate.

Invano la sua mente cercava di elaborare una risposta sensata, ma Eris l'anticipò.

«Dobbiamo andarcene.»

Cosa?

Era tutto ciò che aveva da dire? Lamia si sarebbe aspettata un rimprovero, o peggio, essere rinnegata dalla propria sorella. Aveva paura che Eris da quel momento in poi non l'avrebbe considerata più sua sorella, ma un mostro. La guardò confusa mentre cercava di raccogliere quel poco che possedevano in un sacco: il cibo che era loro avanzato, delle lenzuola. Infine, afferrò i loro mantelli.

Non sarebbero diventate delle fuggitive, Lamia non l'avrebbe permesso. Avrebbe accettato il suo destino, la giustizia che prevedeva il loro villaggio: una vita per un'altra vita. Non succedeva da anni: l'ultima volta che uno di loro era stato ritrovato morto a causa di un assassinio, Lamia aveva solamente cinque anni. Quando qualcuno veniva giustiziato nel loro villaggio, tutti quanto erano costretti a osservare la sentenza emessa. Questo per ricordare a tutti quanti a quale destino si andava incontro se si violavano le regole. Ricordava bene come Eris avesse cercato in tutti i modi di evitare che la sua sorellina assistesse alla scena. Ricordava che quando misero il cappio al collo del condannato, Eris la avvolse tra le braccia. Alla fine, non vide nulla.

Nascosta (Lamia's chronicles #1)Where stories live. Discover now