Interludio

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Ai piedi di una terra desolata e fredda sorgeva un palazzo in rovina. Sembrava essere regnato solamente dai corvi in cerca di cibo. All'interno del palazzo, invece, giacevano corpi di soldati senza vita, ormai privi della loro carne, ma fatti solamente di ossa e armatura.

Erano tutti in quella che un tempo era stata la Sala del trono. E seduta su di esso vi era una donna, il cui corpo era ricoperto di polvere e ragnatele generate nei troppi anni trascorsi. Ne erano passati ben sedici. Rinchiusa tra quelle mura che tempo addietro aveva scelto come sua nuova casa, era rimasta lì: seduta sul trono, caduta in un sonno profondo, afflitta da una maledizione.

 Rinchiusa tra quelle mura che tempo addietro aveva scelto come sua nuova casa, era rimasta lì: seduta sul trono, caduta in un sonno profondo, afflitta da una maledizione

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Il suo spirito si era ormai arreso a un possibile risveglio.

Poi una strana energia nell'aria invase la Sala. La stanza sembrò tremare, quanto era potente quell'alone di energia. Dal soffitto cadde un po' di polvere e detriti, che rotolarono via lungo il corpo inerme di quella donna.

Un'energia che passò attraverso i corpi delle guardie fino a colpire in pieno la donna seduta sul trono.

Solo attimi di attesa.

Pochi secondi.

Le sue dita di mossero.

I suoi occhi si aprirono di scatto.

Le labbra si schiusero liberando un lungo e interminabile sospiro trattenuto per anni. Il petto si alzò inspirando aria a pieni polmoni. Talmente quella stanza era così silenziosa che al muovere le dita lo schiocco delle ossa fece eco e rimbombò.

Strinse le mani sui bracciali del trono e si sistemò meglio, issando la schiena e appoggiandola dritta contro lo schienale. Il respiro all'inizio accelerato in cerca di più aria possibile piano piano si fece più regolare. La donna si portò una mano sul collo, voleva essere sicura che il suo risveglio fosse realmente avvenuto udendo il battito del suo cuore.

E un sorriso di vittoria, assetato di sangue e vendetta si formò sul suo volto.

Questo stava a significare una cosa: finalmente era giunto il momento. Il corpo rigido e fermo ormai da anni faticò ad alzarsi. Difficoltoso fu anche riprendere controllo della propria forza.

Ma ebbe quell'energia necessaria per sollevare le braccia, allargarle come se volesse accogliere tra di esse l'intera Sala. I suoi occhi si tinsero di nero e delle venature si fecero largo all'angolo degli occhi. Con le unghie affilate, affondò la pelle delle sue braccia e il sangue cominciò a fuori uscire, colandole addosso e le gocce cominciarono a macchiare il pavimento. Dalle sue labbra prese vita una cantilena simile a una preghiera.

Si portò una mano sul cuore e crollò sulle ginocchia. Fu doloroso risvegliare subito i suoi poteri, soprattutto perché per farlo doveva usare il suo sangue come filo conduttore, ma riuscì a raggiungere il suo scopo: a uno a uno, vide i suoi soldati alzarsi.

Quei soldati le erano stati offerti dopo un patto stretto con il demone Bakruul, colui che è riuscito a offrile ciò che da tempo desiderava: la vendetta e il potere necessario per portarla a termine.

A loro venne dato un solo comando, che li tormentava da ben sedici anni.

Ella osservò soddisfatta il suo operato. Il suo esercito si mise sull'attenti, spade sguainate e con un solo obiettivo: catturarla.

E quel sorriso iniziale, spietato, ritornò a ornare il suo volto.

«Prendetela».

Nascosta (Lamia's chronicles #1)Where stories live. Discover now