CAPITOLO CINQUE

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Il buio regnava sovrano intorno a lei.
Riusciva solo a vedere la figura di una donna.
Le sorrise. Un sorriso sinistro.
Lentamente sentì il corpo essere privato della sua energia.

Si svegliò di soprassalto, spaventata, issandosi con il busto. Aveva il respiro affannato e si sentiva ancora disorientata dopo quello strano incubo. Si portò una mano sulla fronte scoprendola bagnata fradicia dal sudore. Cercò di asciugarsi velocemente passandosi il dorso della mano sia sulla fronte che intorno al collo, dove sentì alcune ciocce dei capelli appiccicati alla pelle. Chiuse poi gli occhi nel tentativo di rendere i battiti del cuore e il respiro regolare, ma subito le venne alla mente il sogno di prima: aveva sognato una donna. Non seppe però rammentare nessun tipo di lineamento o piccolo dettaglio. Chi aveva sognato? Sembrava così reale quel sogno che anche da sveglia avvertiva la presenza di quella donna lì, vicino a lei. Sentiva ancora quello sguardo gelido e malvagio, come se volesse farle del male.

La sua mente stava veramente iniziando a giocarle brutti scherzi. Le mancava poco che impazzisse completamente. Da quando era scappata dal villaggio le allucinazioni non le davano tregua, eppure sentiva che in fondo c'era un velo di verità, di realtà in quello che vedeva.

Stava diventando troppo per lei, cose strane le stavano accadendo e a nessuna di queste riusciva a dare una spiegazione logica e sensata. Ora, però, non doveva pensarci. Il suo unico obiettivo era solamente quello di continuare il suo viaggio verso un nuovo rifugio, verso un nuovo luogo che avrebbe nuovamente chiamato casa. Sarebbe stato molto difficile ricominciare tutto dall'inizio, rimettere insieme i pezzi della sua vita e andare avanti. Al sol pensiero la paura e l'ansia riprendevano a governarla, a dominarla. Per tutta la sua vita fino a oggi era sempre stata dipendente di un'altra persona, come poteva da sola fare tutto?

E se nessuno l'avesse accettata?
E se nessuno le avesse concesso una dimora?

Si portò le mani contro le orecchie, come a volter far tacere i suoi brutti pensieri. Doveva smetterla, non poteva permettersi di lasciarsi abbattere in quel mondo. Doveva cacciare via quei pensieri negativi.

Puoi farcela.

Inspirò profondamente nel tentativo di calmarsi, così afferrò il lenzuolo che la stava comprendo in quel momento e tentò di alzarsi dal letto su cui si trovava.

Un momento.

Che ci faceva lei in un letto? Il suo ultimo ricordo la vedeva ancora nella foresta, sovrastata dall'allucinazione di sua sorella Eris e poi...

Quegli occhi...

Solo in quel momento a mente lucida, si accorse di trovarsi in un posto a lei sconosciuto. Era a letto e non indossava i suoi abiti: aveva addosso una veste lunga bianca ed era... pulita. Si guardò le mani e vedi che erano completamente pulite, il sangue rappreso e il terriccio era stato lavato via.

Iniziò a guardarsi intorno nella speranza di poter capire almeno dove si trovasse. Era una stanza mediamente grande e umile. Era arredata con mobili di legno con decorazioni intagliate sopra. Lo stesso le colonne del letto, lì poté vedere più da vicino che quelle decorazioni raffiguravano una creatura in particolare: una fenice.

Dall'altra lato della stanza, c'era una finestra coperta da una lunga tenda di colore rosso scuro. Dal suo tessuto filtrava la luce del sole. Quindi era mattina, o pomeriggio. Non seppe affermarlo con certezza, dato che non sapeva nemmeno da quanto tempo si trovasse lì in quella stanza e per quanto tempo avesse dormito.

Dove mi trovo?

Sommersa nei suoi pensieri, udì lo scricchiolio della porta. Vide questa aprirsi lentamente, qualcuno stava per entrare. Timorosa, Lamia si tirò su il lenzuolo come se fosse il suo scudo.

Nascosta (Lamia's chronicles #1)Where stories live. Discover now