Siete venuti a salvarci?

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Nella stanza entrarono tre persone, tra cui l'ufficiale che qualche tempo prima aveva interrogato Evelyn e un uomo vestito con il camice bianco e valigetta di colore rosso. L'ultimo doveva essere il famigerato dottore, constatò la ragazza.

"Dove volevate andare?" Sul volto dell'ufficiale si aprì un largo sorriso. Scosse vigorosamente la testa e ordinò a dei sottoposti appena arrivati di rimetterli in piedi.

Una volta ritornati nella posizione giusta, il militare russo si avvicinò a Steve. Lo squadrò e gli accarezzò lentamente la guancia.

Evelyn lo fulminò con lo sguardo. L'idea di colpirlo al petto con una delle sue frecce ritornò pericolosamente nella sua mente.

"Cerca di dire la verità stavolta, sì?" disse con voce pacata. "Renderà la tua visita con il dottor Zharkov meno dolorosa."

Solo in quel momento Evelyn e gli altri due parvero ricordarsi della presenza del dottore. Voltarono il capo verso destra e lo videro armeggiare con una strana sostanza blu.

Il dottore conficcò la fiala colma di quel liquido all'estremità di una pistola. Alzò il braccio e si avvicinò con una lentezza quasi esasperante verso i tre ragazzi. Si posizionò davanti a Steve e, prima di poterlo toccare, Evelyn si dimenò e urlò: "Cos'è quello?"

Il dottore, un ometto calvo con dei ridicoli occhiali rotondi, spostò lo sguardo su di lei. "Vi aiuterà a parlare."

"Non potete farlo!" continuò a sbraitare la ragazza. Non poteva permettere che a Steve o a Robin venisse iniettata quella strana sostanza. "Non potete!"

Il dottore e l'ufficiale si guardarono e risero di gusto. La loro risata era disgustosa. Erano divertiti dalla loro sofferenza.

"Lascia stare il ragazzo." esclamò l'ufficiale.

Per poco più di un secondo Evelyn sperò di avergli fatto cambiare idea, ma quando alzò lo sguardo e incontrò quello del russo si rese conto della terribile idea che quest'ultimo aveva in mente.

"La prima sarai tu, shluka."

Steve e Robin iniziarono ad urlare e minacciare di morte i militari russi, ma servì a ben poco. Il dottore marciò verso di lei, con ben poca delicatezza le spostò i capelli e con violenza le conficcò l'ago nella pelle bianca.

Evelyn strizzò gli occhi più volte. Tutto si stava facendo confuso. Sentiva uno strano ronzio nelle orecchie, vedeva a malapena le figure intorno a sé e la testa le si faceva pesante, molto pesante. Lottò contro il suo corpo per tenere gli occhi aperti, ma le palpebre non volevano collaborare. Chiuse gli occhi e l'unica cosa che vide fu il buio.





Evelyn strizzò gli occhi di nuovo. Doveva essere passato un bel po 'di tempo. Si guardò intorno e, con sua grande soddisfazione, notò tutti i più piccoli dettagli della stanza. Si sentiva molto meglio rispetto a prima.

"Sinceramente, non sento nulla." disse Steve. La sua voce era diversa dal solito, più calma, quasi stanca. "E voi?"

Robin mugolò. "Insomma... mi sento bene."

Evelyn aprì la bocca per rispondere. Sembrava quasi che la sua mente non riuscisse a dare degli ordini al resto del corpo. Ci impiegò qualche secondo di troppo, ma poi rispose: "Tutto normale."

"Già, mi sento... mi sento bene." aggiunse Steve. "Parecchio bene."

Senza alcun motivo, sia Evelyn che Robin iniziarono a ridere, subito seguite da Steve. Ad Evelyn sembravano assurdi i pensieri disperati di qualche ora prima. Le cose sembravano essere così facili e leggere in quel momento.

We can be heroes - Steve HarringtonWhere stories live. Discover now