Capitolo 2 - Fratelli

60 7 4
                                    

Chloe rimase a guardare quella carta, senza alzare la testa. Non sapeva cosa intendesse dire Tron con quella frase, ma il solo pensiero di dover accettare quella bambola come fedele compagna la faceva rabbrividire. Quel mostro le faceva paura e ciò non lo poteva negare.
Prima di alzare lo sguardo verso i suoi familiari, Chloe lesse per bene il nome di quell'automa che da lì in avanti avrebbe reso la sua vita un inferno sceso in terra: El Bambolaombra Costrutto.
"Ordunque, è arrivata l'ora di concedermi per questioni lavorative." disse il bambino mascherato "Verrai chiamata non appena tuo fratello Five sarà rientrato a casa."
Si voltò quindi verso il ragazzo dai capelli rossi: "Three, saresti così cortese da seguirmi?"
"Certamente, padre." gli rispose lui, annuendo con il capo.
Prima di ritirarsi, Tron rivolse un'ultertiore occhiata verso il diciottenne.
"Four, tu invece avrai il compito di scortare tua sorella nella propria stanza. E già che ci sei, falle fare un piccolo tour per mostrargliela a fondo." gli disse infatti, prima di dargli le spalle e di incamminarsi verso l'altra parte del corridio.
Il ragazzo sbuffò, non avendo per niente voglia di seguire le indicazioni dettate da suo padre.
"E perché mai dovrei essere io a farle da babysitter?"
Sentendo tale domanda, Tron si fermò di colpo e girò la testa, facendo intravedere la parte scoperta della maschera.
Nonostante quello sguardo non fosse rivolto verso di lei, Chloe si sentì lo stesso le ginocchia tremare: se solo avesse potuto, quel singolo occhio dorato avrebbe tranquillamente polverizzato Four come un fulmine a ciel sereno.
"Perché la mia non è una richiesta, ma un ordine. Smettila di fare l'arrogante e obbedisci senza fare ulteriori storie. Spero di essere stato abbastanza chiaro e conciso a riguardo perché non ho alcuna intenzione di ripetermi." pronunciò Tron, prima di incamminarsi nuovamente, venendo seguito a ruota da Three.
E così, la fanciulla si ritrovò da sola con quel ragazzo tanto amato dalle sue compagne di classe, ma immensamente odiato da lei.
Four, dal canto suo, non aveva per nulla voglia di starle dietro. Un duellante del suo calibro aveva ben altro a cui pensare e non aveva tempo di badare ad una ragazzina con evidenti deficit dell'attenzione.
Mentre Chloe era ancora intenta a metabolizzare quanto successo, il ragazzo sbuffò di nuovo rumorosamente, per poi esclamare: "Ma guarda te cosa mi tocca fare... Ehi marmocchietta, cerca di starmi dietro che non ho tutto il giorno a disposizione."
La ragazzina, sentendosi richiamare, si girò di scatto verso suo fratello maggiore e, con l'andatura e la percezione di uno zombie, lo seguì.
Si ritrovò poco dopo in quella stanza da cui tutto era cominciato.
Four era entrato per primo, aveva acceso la luce e rischiarato così la camera, la quale una volta illuminata appariva ancora più grande.
Con un passo che lasciava trasparire la sua sicumera il ragazzo raggiunse la finestra e la aprì, mostrando così che essa si affacciava su un grande giardino, evidentemente appartenente alla tenuta.
Non aveva smesso un secondo di parlare compiendo quelle azioni, ma a Chloe sembrava non importargliene, così come non le importava dei successivi richiami di Four per riavere la sua attenzione.
Chloe rimase ferma sulla soglia come una statua appena scolpita, ancora incredula da quell'intera assurda situazione.
La sua mente si alienò, come a voler scappare da quel luogo in cui il suo corpo era intrappolato. Non le importava di chi la stesse guardando, voleva solo abbandonarsi alle proprie emozioni.
Senza degnare il fratello maggiore di sguardo alcuno, si diresse dritta al letto, sul quale si lasciò cadere, abbandonandosi poi ad un pianto liberatorio.
Vederla in quello stato non fu affatto una sorpresa per Four: dopotutto sua sorella minore era stata affidata ad una famiglia di smidollati. Era quindi naturale per lui pensare che lei fosse cresciuta con un carattere debole.
Non volle andare a consolarla, preferendo invece altre parole.
"Ascolta, se il tuo intento è quello di rimanere a letto a piangerti addosso senza darmi ascolto, a me va più che bene. Evito di perdere tempo e posso dedicarmi ai miei impegni personali. Però sappi solo una cosa, nanerottola: nessuno ha mai risolto qualcosa con le lacrime."
Dopo quella lezione di vita, Four uscì dalla stanza, lasciandola da sola.
Nella stanza c'era un assordante silenzio, infranto solo da quei singhiozzi disperati. Oscuri pensieri cominciarono a danzare un tango nella sua mente, pervadendola poco a poco.
Rivedeva il sorriso di Yuma come una vecchia fotografia sbiadita. Poteva ancora sentire sul proprio corpo i teneri abbracci di Mira, che l'aveva cresciuta con tanto amore. Continuava a percepire il dolce profumo della sua amata nonnina, e perfino lo sguardo severo di Kari, con la quale non aveva mai avuto un bel rapporto.
Quei bei ricordi svanivano, come risucchiati da un buco nero. Si sentiva tradita, abbandonata, come se quelle persone a lei tanto care l'avessero gettata via come un giocattolo vecchio, lasciandola in balia di quella famiglia da lei così disprezzata.
Durò solo un istante: la famiglia che l'aveva cresciuta come una figlia non l'avrebbe certo tradita, doveva per forza esserci un'altra spiegazione.
Mentre era ancora intenta a metabolizzare l'accaduto, il filo suoi pensieri venne spezzato da un rumore improvviso: qualcuno bussava alla porta.
"Sorellina, posso entrare?"
Silenzio. Non aveva intenzione di rispondere.
Passò qualche secondo, poi Chloe udì il cigolio della porta che veniva aperta.
La testa del più giovane degli Arclight faceva capolino dalla porta. Fece correre rapidamente lo sguardo sulla stanza, inquadrando poi la ragazza distesa sul letto, intenta a piangere.
Gli si strinse il cuore a vederla così, detestava l'idea che la sua "nuova" sorellina fosse così triste e abbattuta.
Quasi sussurrando le disse: "Chloe, nostro fratello Five è arrivato e ti sta aspettando."
La ragazza non si mosse. Ferma in quella posizione, continuando a dare le spalle alla porta, mormorò un freddo "Va via."
Three si lasciò andare ad un pesante sospiro, poi entrò nella stanza chiudendo la porta alle proprie spalle.
Si diresse verso il letto e delicatamente si sedette accanto a lei, per poi adagiare dolcemente una mano su una spalla di lei, in un gesto fraterno.
"Ascolta, mi dispiace che tu ti senta così. Però, vedi, ti capisco... anch'io so bene cosa si provi ad essere strappati dalla propria famiglia, a..."
"No! Tu non mi capisci affatto! Dei ricchi figli di papà viziati come voi a cui tutto è sempre dovuto non possono capirmi!"
Three rimase attonito per un attimo, non riuscendo a rispondere. Approfittando della sua esitazione, Chloe continuò: "E smettila di chiamarmi sorellina, voi non siete la mia famiglia!"
Quelle parole ferirono il rosso come una pugnalata al petto. Sospirò di nuovo, prima di risponderle.
"Davvero credi che solamente perché siamo nati nobili non abbiamo mai sofferto? Che il nostro lignaggio ci metta al sicuro da qualsiasi cosa?"
Continuando a tenere la mano sulla sua spalla, seguitò: "La nostra famiglia è stata fatta a pezzi per colpa di un pazzo, abbiamo perso nostro padre, nostro fratello maggiore e la nostra sorellina. E tu sei l'unica tra noi ad aver avuto la fortuna e il privilegio di crescere con una madre."
Chloe fu particolarmente colpita da quelle parole. Si tirò su a sedere e guardò il fratello.
"Che intedi?"
Three esitò un attimo, come se ciò che stava per dire fosse per lui particolarmente doloroso.
Come un fiume in piena, il ragazzo riversò su di lei la tragica storia degli Arclight, della follia del Dottor Faker, della scomparsa di Byron, di come Five avesse affidato lui e Four ad un collegio maschile e dell'affidamento di lei alla famiglia Tsukumo.
Chloe ascoltò attentamente, cominciando a comprendere che forse nemmeno per loro era stato tutto rose e fiori. Eppure, non poté fare a meno che farsi una domanda, la stessa domanda che poi decise di fare al ragazzo.
"Ma se nostro padre era sparito... non poteva crescerci nostra madre?"
"Come ti dicevo, sei stata fortunata ad averne una."
Quell'ultima frase colpì Chloe con la violenza di uno schiaffo, e una terribile consapevolezza la avviluppò.
"...che le è successo?"
Three si fece forza, rivelandole quindi quell'ultimo frammento di verità.
"Nostra madre, lei... lei era molto malata. L'ultima gravidanza è stata particolarmente dura con il suo stato di salute. Eppure, ha voluto vederti sorridere prima di andarsene."
Chloe provò una profonda tristezza a quelle parole. Sentì di nuovo le lacrime colmarle gli occhi e poi rigarle le guance.
Three la vide ricominciare a piangere e d'istinto aprì le braccia e la avvolse in un abbraccio, stringendola a sè.
"Non piangere, sorellina. Ora siamo insieme."
La ragazza si lasciò andare a quell'abbraccio. In quel momento non le importava più nulla della situazione, voleva solo un po' di affetto.
Contraccambiò l'abbraccio, nascondendosi tra le braccia del fratello come un uccellino spaventato.
Rimasero lì per qualche minuto, poi Chloe si riprese abbastanza da chiedere: "Potrei gentilmente vedere per bene la mia stanza, ora?"
Il rosso le rivolse un tenero sorriso, rispondendo "Ma certo."
Le mostrò dunque per bene la stanza: nella spaziosa camera c'era l'ampio letto, una raffinata scrivania in mogano, un'enorme cabina armadio già ripiena di eleganti vestiti della sua misura, una porta che dava su un bagno privato dotato anche di vasca idromassaggio, una colossale libreria con i tomi più svariati e una porta finestra che permetteva l'accesso al bellissimo balcone che si affacciava sul giardino della villa.
Chloe trovava particolarmente piacevole la vista dal balcone e non poteva fare a meno di apprezzare la piccola casetta per uccelli in uno dei suoi angoli.
"Ti piace?" le domandò.
"È molto bella."
Three annuì soddisfatto, ma poi il suo sorriso scomparve, lasciando il posto ad un'espressione concentrata sul proprio dovere.
"Ora dobbiamo andare, Five ti sta aspettando."
Chloe sbuffò, replicando: "Devo proprio?"
"Credimi, Five potrebbe anche essere comprensivo, ma non vuoi far arrabbiare nostro padre."
Il ricordo di quella persona fu sufficiente a farle correre un brivido lungo la spina dorsale.
Capendo di non avere scelta, la fanciulla accettò di seguire il fratello.
Insieme, i due arrivarono al salone. Lì li attendeva l'ultimo membro della famiglia che le mancava da conoscere.
Tron, accanto a lui, la guardò e le disse: "Vieni, Chloe. Vieni a conoscere il tuo maestro."

Yu-Gi-Oh Zexal - Legami di Sangue Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora