Capitolo 14 - Giusto e Sbagliato

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Five camminava nel corridoio con passo deciso e regolare. Si stava recando verso la sala da pranzo per riunirsi con i fratelli e il padre, che a quel punto avevano sicuramente finito di pranzare. 
Dopo il duello, infatti, il ragazzo aveva pranzato con la sorella. Era stato un pranzo tranquillo in cui la ragazzina aveva mangiato tutto senza fare storie, fortunatamente. Anche perché non sapeva se avrebbe retto altri capricci da parte sua.
Dato che era avanzata della carne di bisonte, il ventenne aveva chiesto al maggiordomo di prepararla. E fu contento di vedere che Chloe, in un ambiente più rilassato, l'aveva mangiata di gran gusto. Doveva riferire a Manny questa cosa, ne sarebbe stato contento. 
Dopo il pranzo la dodicenne aveva espresso la volontà di guardare un programma televisivo che guardava ogni settimana in compagnia di Yuma e il mentore aveva tranquillamente acconsentito. L'aveva portata nella sala cinema della tenuta, una stanza con poltrone comode e un grande televisore che teneva praticamente tutta la parete.
Lasciatala lì, si era incamminato nel corridoio col chiaro intento di andare a parlare con uno dei suoi fratelli.
Gliene avrebbe dette quattro a Four, eccome. I suoi scherzi idioti non potevano compromettere l'allenamento della sorella. 
Aveva raggiunto la porta della sala da pranzo, quando questa si aprì davanti a lui e Three fece la sua comparsa. 
"Five, che sorpresa." esclamò, stupito di trovarsi il fratello maggiore d'innanzi "Come mai sei qui? Non eri con nostra sorella?"
Il primogenito annuì freddamente, replicando "Sì, abbiamo mangiato e l'ho lasciata alla sala cinema."
"Ah, ho capito. Come sta e com'è andato il duello?" 
"Sta bene. E per quel che riguarda il duello... diciamo che c'è spazio per migliorare." rispose laconico.
Il quindicenne capì da quella risposta che chiaramente Chloe non avesse dato chissà quale sfoggio di abilità durante la lezione. Conscio che probabilmente era giù di morale per quella cosa prese una decisione. 
"Nella sala cinema hai detto?" domandò.
"Raggiungila pure." rispose semplicemente Five. 
Il rosso ridacchiò, chiedendogli "Come facevi a saperlo?"
"Perché sono tuo fratello maggiore."
Three gli rivolse un sorriso e poi lo oltrepassò, congedandosi da lui e dirigendosi dritto verso la sorellina.
Mentre il fratello minore si allontanava nel corridoio, il mentore rimase fermo a riflettere. Three... anzi, Michael era il più puro di loro, e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere sia lui che Chloe. Nessuno avrebbe più fatto del male alla loro famiglia. 
A quel punto si appoggiò accanto alla porta e attese l'arrivo dell'altro fratello. Egli non si fece attendere e infatti poco dopo Four comparve nel corridoio. 
Senza nemmeno salutarlo, dandogli a malapena il tempo di accorgersi della sua presenza, Five esordì con "Dobbiamo parlare."
Il diciottenne si immobilizzò non appena sentì quelle parole e lentamente volse lo sguardo verso il fratello maggiore.
"Di cosa?" domandò, cercando di rimanere vago. 
"Di un certo tuo regalo."
Four scrollò le spalle, dicendo "Dai, era divertente. Le ho dato una carta che le assomigliava. Non ti sei fatto una bella risata?" 
"Per niente." replicò Five "Sono costretto a fare da mentore a una pivella che non conosce nemmeno le regole del gioco, che non si applica per impararle... e tu le dai da mettere nel deck una carta inutile?" 
Il ragazzo col ciuffo biondo ridacchiò, dicendo "Non è niente di così grave. Ci si può fare una risata ogni tanto. Non è colpa mia se è così ingenua."
Il primogenito si staccò dal muro, avvicinandosi al fratello e sovrastandolo con tutta la propria altezza.
Guardandolo dall'alto verso il basso piantò i suoi occhi di ghiaccio in quelli del fratello, con uno sguardo che avrebbe potuto trapassarlo da parte a parte. 
"Non interferire mai più con il mio ruolo di mentore."
Il tono del ragazzo era affilato come un pugnale, una lama che trapassa le carni per dirigersi dritta al cuore senza lacerare nulla di non necessario. Un'unica stoccata letale. 
D'istinto, il diciottenne abbassò lo sguardo e indietreggiò di un passo, muovendo la testa verso destra. 
Non disse nulla, era troppo orgoglioso per chiedere scusa e Five non pretendeva certo lo facesse. Tutto quello che gli interessava era che il concetto fosse stato compreso.
Senza aggiungere null'altro si voltò, cominciando a camminare di nuovo nel corridoio. Sparì ben presto nella direzione da cui era venuto, lasciando Four da solo.
Una volta rimasto solo, il diciottenne si portò una mano agli occhi e inarcò indietro la testa lasciandosi andare ad una risata. Non era certo una risata di gioia ma solamente uno sfogo.
Nel frattempo, Three stava per l'appunto percorrendo il corridoio per dirigersi alla sala cinema. Era molto contento di ciò, visto che non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con l'amata sorella. Non aveva idea di cosa stesse guardando ma sicuramente era qualcosa di interessante.
Era proprio quello che ci voleva, un po' di sana spensieratezza con la sorella minore. Era veramente contento che la famiglia fosse finalmente riunita e potevano stare tutti insieme volendosi un gran bene.
Raggiunta la destinazione, il quindicenne aprì la porta ed entrò raggiante nella sala cinema.
L'oscurità della stanza lo avvolse completamente, rischiarato solamente dallo schermo televisivo.
"Ciao, sorellina. Posso farti compagnia?" chiese, entrando e chiudendosi la porta alle spalle. 
Non ricevette risposta e si gelò sul posto non appena sentì, in sottofondo, i singhiozzi della sorella. 
Preoccupato, il quindicenne ignorò completamente la trasmissione che fino a pochi istanti prima era così curioso di vedere. Senza esitare si diresse dritto verso Chloe.
Si sedette accanto a lei e cingendole le spalle con un braccio le domandò dolcemente "Ehi, che succede?"
Continuando a piangere, la fanciulla rispose debolmente "È colpa di questa serie. La guardavo sempre con Yuma, ci piaceva tanto. Guardarla da sola non è la stessa cosa. Ma non è solo questo... mi mancano tutte le cose che facevamo insieme. Mi manca lui."
La dodicenne si appoggiò al petto del fratello e aggiunse "Non ho mai chiesto di essere separata da lui. Voglio tornare con gli Tsukumo, era tutto più semplice."
Three non ne era contento di questa cosa, gli dispiaceva che lei continuasse a non considerarli veramente i suoi fratelli. Tuttavia, non poteva dire di non capirla. Era cresciuta con gli Tsukumo, dopotutto, e non si può cancellare la famiglia con cui si è cresciuti da un giorno all'altro. 
"Chloe, stai tranquilla. È vero, non sono Yuma, però possiamo guardare la serie insieme." le sorrise "D'altronde, sono comunque tuo fratello."
La ragazza si tranquillizzò un pochino a quelle parole. Il tono dolce di Three era sempre in grado di metterla di buon umore.
Alzò la testa per guardarlo e, asciugatasi le lacrime, gli disse con la voce ancora rotta parzialmente dal pianto "Grazie, fratellone."
Il modo in cui la ragazza lo aveva chiamato riempì di gioia il cuore del quindicenne. Evidentemente non è che non li considerasse suoi fratelli, semplicemente provava nostalgia per Yuma e la capiva. 
"Allora... che serie stiamo guardando?" chiese, sorridendole.
Lei gli sorrise di rimando, rispondendo "Si chiama Il Passero. È bellissima."
Three fu veramente contento di vederla sorridere, finalmente, e così le domandò "E di cosa parla?"
Portandosi i pugni al petto, super eccitata, Chloe spiegò "Seguiamo le vicende di questo eroe che si chiama Il Passero, seguito dai suoi fedeli compagni: La Fenice Gairuda, Bestia Puma e Martelloferro il Gigante. Uniti combattono il male e insieme possono evocare il potentissimo Jet di Ferro. Il Passero viene da un'altra dimensione e sta cercando sua madre. Nell'episodio precedente abbiamo scoperto che la Regina Galattica, finora rivelatasi la cattiva della serie, in realtà era proprio sua madre. Il vero cattivo infatti e Dead Max, un signore delle tenebre che la sta controllando mentalmente. Sono super curiosa di vedere come andrà avanti."
Il quindicenne ridacchiò a tanto entusiasmo e, notevolmente incuriosito, non vedeva l'ora di vedere questa serie che a quanto pareva la sorellina amava così tanto. 
Sullo schermo, un ragazzo vestito con abiti sgargianti, avvolto da un mantello azzurro e col volto celato da una maschera rossa era intento a correre, con tutte le proprie forze, ansimando affannosamente.
Una pantera umanoide correva accanto a lui, tenendo il suo passo, mentre un grande uccello volava sopra le loro teste come a volerli proteggere dall'alto. Poco dietro di loro, una creatura molto più grande fatta interamente di metallo, sembrava voler far loro scudo da qualsiasi attacco in arrivo.
"La lotta è stata dura, miei fedeli compagni. Ma non temete: riusciremo a far trionfare la luce della giustizia!" diceva il ragazzo, che a quanto pareva era questo Passero di cui parlava la serie.
Fu proprio in quel momento che un fascio luminoso attraversò gli alberi, dirigendosi proprio verso il volto del ragazzo. 
La pantera se ne accorse subito e con un rapido movimento scansò il Passero dalla traiettoria del colpo, facendolo andare a vuoto. Da quella stessa direzione arrivò un secondo colpo, ma ormai il gruppo era pronto e il gigante si frappose, rimandandolo al mittente. 
Con un suono roboante, gli alberi cominciarono a crollare in un effetto domino mentre una colossale creatura si stagliava tra essi. La creatura in questione era un colossale drago serpentiforme, dalle scaglie nere come la notte. Il volto tuttavia era umano, pieno di rughe e con una barba ispida intrisa di sangue. 
"Oh no, i servi del nemico ci attaccano!" esclamò il Passero, mettendosi in posizione di guardia. 
Pronti a difenderlo, i suoi tre compagni si disposero di fianco a lui mentre aggiungeva "Non temete, la forza della giustizia è dalla nostra parte!"
Iniziò così una feroce battaglia, con i quattro che cercavano di difendersi dai terrificanti attacchi della creatura. Saltando e schivando, riuscivano effettivamente a tenere il passo. Ma la creatura era molto potente e anche un solo colpo a segno poteva essere pericoloso.
Alla fine, il Passero esclamò "Amici miei, uniamo i nostri poteri! Richiamiamo la forza dell'altra dimensione!" 
Non appena furono in una posizione favorevole per farlo, unirono i loro poteri e un grande varco si aprì dal quale uscì un jet completamente metallico. Un colosso di fuoco e acciaio che si librava sopra le loro teste. 
"Jet di Ferro! Spazza via il male!" gridò il Passero, muovendo una mano in modo drammatico verso il nemico. 
Il potente mezzo emise un fascio di pura luce che travolse la creatura serpentina da parte a parte, facendola svanire in particelle d'oscurità.
Mentre il Jet tornava da dove era arrivato, il Passero incrociò le braccia e con un grande sorriso disse "La strada è ancora lunga, ma anche oggi la giustizia ha trionfato!"
"Siii! Giustizia!" esclamò Chloe, agitando un pugno verso lo schermo, reazione che strappò un sorriso al fratello.
Mentre Chloe e Three erano molto intenti a guardare la puntata del Passero, nel suo studio, Tron stava lavorando sui suoi progetti. Accanto a lui c'era il suo primogenito.
I due stavano architettando insieme qualcosa, che stando ai documenti sulla scrivania aveva a che fare col recuperare un ragazzo.
Ad un certo punto, Five disse "Padre, ho ricevuto una comunicazione dai nostri agenti."
"Di cosa si tratta?" domandò il bambino. 
"Hanno localizzato il Braccio Destro di Exodia il Proibito. La carta verrà data in un'asta prestigiosa, a Parigi."
Il patriarca sbuffò contrariato, per poi dire "Sono sempre l'ultimo a sapere le cose."
"Hanno riferito a me perché..."
"Non mi interessa! Che aspettavi a dirmelo?"
Il ventenne scrollò le spalle, impassibile, e rispose semplicemente "L'ho fatto quando c'è stata occasione."
"Bah, non importa. Dì a quegli idioti di recuperare il pezzo. A qualsiasi costo."
"Certamente. Glielo riferisco."
"Ottimo, ottimo." sorrise Tron, sardonico "Ah, e un'altra cosa..."
"Sì?"
"La ragazzina... la cara piccola Two. Come sta andando?"
"Molto bene. Anche se c'è spazio per migliorare." rispose Five.
"Certo, certo. Sono sicuro che stai facendo del tuo meglio come mentore." ridacchiò "Ma voglio vedere dei progressi significativi. Dovrà essere pronta per quando dovrà duellare veramente."
"E... se per allora non lo fosse?"
Un sorriso agghiacciante si disegnò sul volto del patriarca "Hai presente i conigli? Quando devono cambiare tana e tra loro c'è un esemplare debole... cosa succede?" 
"Lo lasciano indietro, come esca per i predatori."
Tron non rispose, limitandosi a ridacchiare. Quella reazione confermò i sospetti di Five: Chloe doveva diventare una brava duellante, costasse quel che costasse.
Il Dottor Faker aveva distrutto la loro famiglia. E se il costo per rimanere di nuovo tutti insieme fosse che ognuno di loro diventasse un'arma, uno strumento di vendetta... allora era ciò che andava fatto.
Fu in quel momento che qualcuno bussò alla porta, generando un enorme fastidio nel patriarca della famiglia.
"Chi interrompe?" domandò, ad alta voce verso la porta.
Ad arrivare da oltre la soglia fu la voce di Manny, bassa e sommessa "Sono il maggiordomo. Posso entrare?"
"Entra, ma fai in fretta." replicò Tron.
Il quindicenne entrò cautamente nello studio ma prima ancora che potesse aprire bocca, il patriarca gli disse "Spero sia qualcosa di importante. Non ti pago per pulire?"
Manny abbassò il capo, replicando con sottomissione "Chiedo enormemente perdono. C'è il postino alla porta, ha una lettera per il signorino Arclight."
Tron sbuffò di nuovo, dicendo "Non puoi ritirarla come fai sempre?"
"No, mi dispiace. È una raccomandata nominale." spiegò il ragazzo.
"E va bene. Tu torna a pulire e tu va a prendere quella lettera." concluse il bambino, congedando tutti i presenti.
Il quindicenne annuì e subito si defilò per tornare alle proprie mansioni. Five si congedò a propria volta dallo studio e si recò dunque alla porta, per ritirare la lettera dalle mani del postino. 
Senza perdere ulteriore tempo, il primogenito raggiunse celermente la porta d'ingresso. Una volta lì, prese la lettera a lui destinata dalle mani del postino e lo congedò.
Il ragazzo osservò attentamente la busta e vide che era stata inviata dal Dottor Cane. Sicuramente conteneva il risultato degli esami di Chloe. 
Il ragazzo aprì la busta con gesti lenti e misurati, come a voler scongiurare in cuor suo un possibile risultato. Ma non volendo rimandare oltre l'inevitabile, né potendo farlo, aprì infine la busta e lesse la lettera al suo interno.
Sotto i suoi occhi comparve la firma del Dottor Cane, che essendo un medico era praticamente illeggibile. Fortunatamente per via dei suoi studi sui giochi delle ombre aveva imparato anche a decifrare i geroglifici.

"Egregio Signor Arclight,
Trasmetto in allegato i seguenti dati: risultati delle analisi dell'esame eseguito. È stato riscontrato nella paziente la presenza della seguente malattia: narcolessia.
L'origine della malattia è probabilmente ereditaria. Si consiglia di tenere sotto controllo la paziente, avendo cura di farla dormire spesso. È oltre sì vitale che mangi e beva con regolarità. 
Oltre ciò è consigliata una cura a base di medicine: trasmetto la ricetta nel foglio allegato. Somministrare una volta al giorno."

Five lesse con attenzione la lettera, alla quale era allegato il foglio con il risultato degli esami. Insieme ad esso, c'era anche la ricetta per prendere i medicinali necessari alla sorella. 
Narcolessia. Lo temeva, anche se sperava non fosse così. Era la stessa malattia della madre. 
Quella mocciosa lo sapeva e non gli aveva detto niente. Non poteva crederci.
Una profonda tristezza inondò gli occhi di Five come un fiume in piena. L'idea di perdere Chloe come avevano perso la loro madre era intollerabile. 
Rivide gli ultimi momenti con lei, i suoi occhi che si chiudevano, la mano che stringeva tra le sue che perdeva forza e cadeva inerte sul letto. I suoi occhi non si aprirono mai più, Five ricordava in modo fin troppo nitido quel terribile momento.
Aveva provato a svegliarla, invano. Era solo un ragazzino e un dolore del genere era troppo da sopportare. Lo ricordava, ricordava bene come avesse cercato di gridare, di dare sfogo al proprio dolore... ma era troppo, un dolore talmente profondo che gli aveva portato via anche la voce quel giorno. 
La rivedeva, come un fermo immagine, ancora e ancora. E fu in quel momento che prese tra le mani la lettera del Dottor Cane e la accartocciò con forza, per poi gettarla sul pavimento. 
Si voltò di scatto, dirigendosi a grandi passi verso la sala cinema. I suoi passi erano così decisi e pesanti che l'intera villa sembrava poter tremare sotto di essi. Le emozioni che trasmettevano le sue movenze e i suoi gesti, la sua intera fisicità e la sua espressione, erano talmente intense che perfino Tron, nel caso se lo fosse trovato d'innanzi in quel momento, si sarebbe scostato senza rivolgergli la parola, intimidito dalla sua presenza.
Come si fu allontanato, una presenza rimasta celata all'interno dell'ingresso trasse un profondo sospiro di sollievo.
"Diamine, non l'ho mai visto così fuori di sé." mormorò Manny, mentre cercava di regolarizzare il proprio respiro. 
Il maggiordomo, che stava passando di lì in quel momento e aveva pensato che fosse una buona idea togliersi di mezzo, ragionò che certamente non avrebbe voluto essere nei panni di Chloe in quel momento.

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