Capitolo 12 - Buonanotte, Chloe

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Il resto del meriggio passò velocemente, come il battito d'ali di una farfalla. Parlare con Three la faceva sentire leggera, si trovava a suo agio come con nessun altro. Forse l'unico altro individuo con cui era giunta ad un simile livello di confidenza era il ragazzo insieme al quale era cresciuta, il caro Yuma.
D'un tratto, mentre il ragazzo condivideva con lei la propria passione per la musica classica, qualcuno bussò alla porta.
"Chi è?" fece Chloe.
Una voce ben nota alla ragazza provenne da oltre la porta "Sono Manny. Posso entrare?"
La fanciulla gli diede l'autorizzazione, una volta ottenuta la quale il maggiordomo fece il suo ingresso nella stanza.
"Sono giunto ad informare il signorino che è atteso a cena." disse, volgendo lo sguardo verso il rosso.
Chloe notò per un istante una certa freddezza nel tono del maggiordomo, nonché una velata ostilità nel suo sguardo.
"Ma certo, arrivo subito." rispose Three, con invece il proprio solito tono gioviale.
"Ehy! E io? Cosa dovrei fare?" esclamò la dodicenne, balzando in piedi.
Non che avesse voglia di sedersi a quella tavolata, ma non poteva credere che Tron avesse deciso a priori di farla digiunare.
Manny voltò il capo verso la ragazza, rispondendole pacatamente "Non abbiate fretta, signorina. Ci stavo arrivando."
La donzella arrossì vistosamente. Era riuscita a farsi richiamare perfino dal maggiordomo.
"Scusa..." mormorò.
"Non serve scusarsi." rispose lui "Voi siete invece attesa da vostro fratello nella saletta di fronte."
Chloe sgranò gli occhi, guardando stupita il ragazzo.
"E perché Four mi aspetta lì?" domandò.
"Ehm... sorellina, credo intenda Five." intervenne Three, lievemente imbarazzato.
"Oh, in effetti ha più senso."
Quello scambio di battute portò i due consanguinei a guardarsi tra loro, per poi scoppiare in una sonora risata.
Il maggiordomo davanti a tale scena non poté astenersi dal considerare quanto il terzogenito degli Arclight dimostrasse l'età della sorella piuttosto che essere un suo coetaneo. L'altra era un caso perso.
I due quindicenni così cominciarono ad avviarsi verso la sala da pranzo.
Prima che uscissero dalla sua stanza, però, Chloe domandò "Ma cosa vuole quindi Cristopher da me?"
Entrambi i ragazzi si fermarono di colpo, voltandosi simultaneamente nella sua direzione.
"Chi?" fece il maggiordomo, perplesso.
"Chloe, cosa ti ho detto?" intervenne Three.
La ragazza scrollò le spalle, replicando "Di non usare i vostri nomi davanti a nostro padre. Ma qui non c'è."
"Hai ragione, ma fallo solo quando siamo da soli." le disse, per poi rivolgersi a Manny e aggiungere "Parla di Five, comunque."
Il maggiordomo assimilò quell'informazione e si limitò ad annuire, per poi rivolgersi alla fanciulla "Cenerete con lui stasera. E credo sarà così anche nei prossimi giorni."
Chiarito ciò, i due ragazzi abbandonarono la camera, lasciando Chloe da sola.
La dodicenne, rimasta in compagnia solamente della propria solitudine, rifletté sul da farsi. Certamente non rispondere al richiamo del maggiore non era un'opzione, quantomeno se voleva continuare a sedersi. Oltretutto mangiare con lui era un'alternativa decisamente migliore rispetto al recarsi a quella dannata sala da pranzo.
Valutato ciò, la ragazza decise di raggiungere il suo fratellone. Lasciò la stanza e, attraversato il corridoio, entrò nella saletta di fronte.
Il salottino in questione era di modeste dimensioni, quantomeno se paragonato allo standard di quella tenuta, dato che era comunque più spazioso della sua vecchia stanza in casa Tsukumo. L'arredamento era essenziale ma curato, con al centro un tavolino dal gusto squisito. Ma la cosa più bella era l'enorme vetrata che si affacciava sul giardino.
Seduto al tavolo, composto, Five l'attendeva. I suoi lunghi capelli risplendevano della luce che filtrava dalla finestra.
Come fu entrata, il maggiore si voltò verso di lei, fissandola con sguardo neutro.
"Dunque, la principessa si è degnata di uscire dal castello." disse "Benvenuta, altezza."
Il tono ironico con cui pronunciò quella frase colse la dodicenne di sorpresa, che non si sarebbe mai aspettata ciò.
Fu un attimo, poi si riprese e il suo carattere la portò a rigirare il gioco.
"In effetti se non fosse stato per il maggiordomo non avrei trovato la via in questa immensa magione. Ma ti degnerò della mia presenza."
La sua reazione ebbe un effetto davvero imprevisto che mai si sarebbe sognata: per una frazione di secondo sul viso di Five comparve un sorriso.
Tornato immediatamente serio, il ragazzo domandò "Ti sei calmata finalmente?"
Chloe sospirò, rispondendo poi "Sì, mi dispiace per come mi sono comportata e soprattutto per quello che ti ho detto. Puoi perdonarmi?"
"La mia famiglia avrà sempre il mio perdono." le disse "Ma ricorda che per gli altri non sarà così, il loro perdono andrà guadagnato."
La ragazza annuì, immagazzinando quell'ennesima lezione e felice di non essere finita sul libro nero di suo fratello.
"Su, non stare lì impalata. Vieni a mangiare."
La fanciulla non se lo fece ripetere. Senza esitare si diresse alla sedia di fronte al fratello, ove c'era un piatto pronto da mangiare.
"Non lì. Vieni da me."
Lei non capì il senso di quella richiesta e guardando suo fratello chiese "Perché?"
"Non discutere le parole del tuo mentore, fallo e basta."
Titubante, la ragazzina cominciò ad avvicinarsi, mentre le si formava un groppo in gola. Un terribile sospetto le si affacciò nella mente, il timore che volesse amministrarle una sculacciata prima di cena. Dopotutto non aveva idea del con quanta frequenza gliele avrebbe date, da quel che ne sapeva poteva anche essere più volte al giorno.
Come l'ebbe raggiunto lo guardò con gli occhi di chi era sul punto di piangere.
"Ti prego, so di essere stata monella, ma non sculacciarmi." lo implorò.
Il mentore la guardò perplesso a dir poco. Ma davvero lo credeva un violento che alzava le mani ad ogni minima occasione? Non aveva più intenzione di dargliele, era stata una circostanza eccezionale.
"Chloe, credimi... per farti sculacciare di nuovo dovrai combinare qualcosa di veramente grave." le spiegò.
La donzella fu decisamente sollevata da quella rivelazione. Voleva dire che il suo povero sederino non era in costante pericolo.
Chiarito ciò, si voltò a guardare la tavola per capire cosa ci fosse nei piatti, dato che non ci aveva fatto caso. Ciò che vide erano due piatti, uno per lato, contenenti delle fettine di carpaccio condite e pronte da mangiare.
Mentre era distratta da quella visione, ferma e immobile come un'ebete, sentì una forte pressione sul polso. Nemmeno il tempo di computare l'accaduto che si ritrovò a sedere sul grembo di suo fratello maggiore.
"Ehi! Cazzo fai?!" esclamò, arrossendo come un peperone.
"Linguaggio. Sei una nobile, non una portuale." la redarguì lui, scocciato.
"Non hai risposto! Perché l'hai fatto?"
Chloe iniziò a dimenarsi, cercando di scendere dalle ginocchia di Five.
Tenendola ferma lì, il primogenito le rispose "Voglio solo assicurarmi che mangi la cena. Questo piatto dovrà essere ripulito. E senza storie."
"Ma non serve! Mangio tutto lo stesso!"
"Finora non mi hai dato alcun motivo per fidarmi di te." le disse "Non mi pare sia cambiato qualcosa dall'ultima volta che l'ho detto."
Continuando invano a dimenarsi, finì per esclamare "Insomma, mi sento a disagio a stare sulle tue ginocchia come una bambina, Chris."
Il mentore si irrigidì di colpo come sentì quell'ultima parola fuoriuscire dalla bocca della sorella, un nome che non sentiva da anni.
"Come sai il mio nome?" le chiese "Chi te l'ha detto?"
"Me l'ha detto Michael!"
Five sospirò pesantemente, per poi dirle "E non ha detto nient'altro."
"Anche che non avrei dovuto usarli."
"E tu cosa hai appena fatto?"
La dodicenne si rese conto in quel momento che in effetti l'aveva fatto.
"Scusa Five, non lo faccio più. Però è un peccato perché è un bel nome."
"Se ti piace così tanto potrai usarlo. Ma solo se siamo da soli, ok?"
Lei gli rivolse un sorriso e annuì contenta.
"Comunque mi sento a disagio. Posso scendere?" chiese, tornando a guardare il piatto.
"No."
"Daiii..."
"Senti, questo carpaccio non si raffredderà. Abbiamo tutta la notte. E non scenderai dalle mie ginocchia fino a quando non avrai mangiato come una brava bimba."
Nel frattempo, nella sala da pranzo, il patriarca della famiglia stava cenando con i suoi figli minori, i quali non sembravano propriamente contenti di essere lì.
Portandosi alla bocca una manciata di caviale, Tron ridacchiò guardando il resto della sala.
"Ah, com'è tranquillo qui senza scocciature." disse, per poi portarsi alle labbra il bicchiere di champagne Dom Pérignon Rosé Gold Mathusalem.
Three e Four si scambiarono una rapida occhiata, entrambi palesemente a disagio per l'assenza di Five.
"Padre, ma i cinque pezzi? Abbiamo idea di dove si trovino?" domandò Three.
"I miei agenti stanno indagando. Exodia sarà un'ottima aggiunta al nostro arsenale."
Four scrollò le spalle, intervenendo con "Bah, quegli idioti non le troveranno, sono carte rarissime e quasi introvabili."
Il patriarca sogghignò, rispondendo "Abbi fiducia. Si tratta solo di avere pazienza."
Nell'altra saletta, intanto, il ventenne era alle prese con quella piccola peste di sua sorella. Aveva un leggero tic all'occhio e si stava domandando cosa avesse fatto di male per meritarsi quella pena.
La ragazza continuava a dimenarsi, freneticamente, provocandogli un discreto fastidio, il tutto solo perché voleva assicurarsi che mangiasse. Avrebbe dovuto essere il suo mentore, non la sua balia.
Chloe si fermò di colpo, arrestando la propria frenesia.
"Fratellone, mi fa male la schiena." mugugnò "Posso avere l'antidolorifico?"
"No. Ne avrai un'altra dose prima di andare a letto, ora è troppo presto." le rispose "E stare ferma è un buon modo per evitare di accentuarlo."
"Però..."
"Non maledire i tuoi errori, impara da essi."
La donzella alzò gli occhi al cielo a quell'ennesima lezione di vita, pur riconoscendone la saggezza.
"Ho capito. Ciò non toglie che così mi sento a disagio, voglio scendere." disse, voltando la testa verso il fratello.
"Ti ho già detto di no, non farmelo ripetere."
"Sai cosa? Allora non mangio!" sbottò lei, appoggiando un gomito al tavolo e la testa sopra il pugno della medesima parte.
Five la guardò molto male. Evidentemente aveva peccati da scontare di cui non era a conoscenza, era l'unica spiegazione.
"Mangia. Non farti pregare." sospirò, palesemente scocciato.
"No, no, no."
E così non gli lasciava scelta. Peggio per lei.
Il primogenito prese forchetta e coltello e con essi tagliò un boccone di carpaccio, per poi portarlo vicino alle labbra della sorellina.
"No! Ma che fai?! Non ho due anni!" esclamò imbarazzata.
"Davvero? Non ne sarei sicuro."
Chloe dovette impegnarsi parecchio per evitare di mandarlo dove sapeva lei, dato che ciò l'avrebbe messa nei guai.
Five insistette "Forza, apri la bocca."
"Ti prego, non fare lo stronzo."
"Per mangiare, non per imprecare."
Capendo di essere nelle fauci del lupo, la dodicenne accettò il proprio fato. Debolmente, con una certa recalcitranza, aprì la bocca in attesa di essere imboccata.
Così, il maggiore le fece ingoiare il primo boccone di carne.
Le porse poi il secondo, il quale fu accettato con molta meno resistenza. Anche se per orgoglio la fanciulla non disse nulla, era piuttosto evidente che stesse decisamente gradendo la pietanza. Infatti, boccone dopo boccone, il piatto si svuotò rapidamente.
Una volta che il piatto fu vuoto, il ragazzo le porse anche un bicchiere d'acqua, dal quale lei bevve avidamente.
Terminato quel frugale pasto Five fece alzare la ragazza, per poi alzarsi a propria volta.
"Siediti. Così posso cenare anch'io." le ordinò, con il tono di chi non ammette repliche.
Entrambi così si sedettero, Chloe al posto fino a quel momento occupato dal fratello, Five alla sedia opposta.
Cadde un silenzio imbarazzato, nel quale l'unico rumore era quello generato dalle posate.
Dopo un po', la fanciulla guardò il fratello e gli disse "Fratellone..."
"Cosa c'è?"
"Ieri sera Thomas aveva detto che ero una bamboccia da imboccare. E stasera tu mi hai imboccata. Quindi sono una bamboccia?"
Il mentore spostò lievemente gli occhi dal piatto per portarli sulla sorella.
"Ti do un consiglio. Evita di dare peso a tutto ciò che dice Four, andrai meno in paranoia."
"Proverò. Grazie, fratellone."
Così il primogenito finì di mangiare la propria cena e si alzò.
"Vieni, piccola peste." le disse rivolgendole l'apparenza di un sorriso "Andiamo in camera tua."
"In camera mia? A fare che?"
Per tutta risposta il ragazzo le diede le spalle e si avviò verso la stanza, dicendole "Puoi sempre rimanere lì, se preferisci."
Chloe sbuffò ma poi lo seguì. Ben presto i due raggiunsero la camera della dodicenne, nella quale Five entrò per primo.
Una volta che entrambi furono all'interno, il maggiore si rivolse alla sorellina, dicendole "Ora va a prepararti per la notte e infilati il pigiama."
La fanciulla lo guardò perplessa, e gli domandò "Cos'hai in mente?"
"Nulla di che, solo una lezione serale."
"In pigiama?"
Five cominciava a sentire quel tic all'occhio fin troppo frequente.
"Smettila di fare domande e obbedisci, per una volta."
Il tono del ventenne non lasciava adito a dubbi: era decisamente stufo del suo continuo mettere in dubbio qualsiasi cosa.
E Chloe, capendo l'antifona, decise di non voler essere l'ultimo chiodo nella bara della pazienza del fratello e obbedì.
Si recò in bagno, dove si diede una sciacquata, poi alla cabina armadio, ove si spogliò e si mise un bel pigiamino con gli orsetti. Tra di essi era presente, ben mimetizzato, anche un Kuriboh.
Tornata nella stanza principale, vide il fratello seduto a gambe incrociate sul suo letto.
Guardandolo storto, gli chiese "Che fai?"
Il ventenne non rispose, limitandosi ad esibire un libro che teneva tra le mani.
Capendo che quello era il contenuto della lezione di cui le aveva parlato, la dodicenne si avvicinò a lui, pronta ad ascoltarlo.
"Non stare lì in piedi, siediti tra le mie gambe."
La ragazza esitò un attimo, ma poi decise di obbedire. Si avvicinò e prese posizione tra le gambe del fratello.
Una volta che si fu accomodata, il ventenne aprì il libro. Sotto i suoi occhi apparve l'illustrazione di due ragazzi uno di fronte all'altro. Uno vestiva di bianco, con capelli castani a caschetto, mentre l'altro vestiva di nero e risaltava particolarmente la vistosa collana d'oro a forma di piramide rovesciata che portava al collo.
"Chi sono, fratellone?" gli domandò, osservando incuriosita l'immagine.
I suoi occhi corsero all'intestazione della pagina accanto. Il titolo del capitolo era "L'origine dei giochi delle ombre".
"Questi sono Yugi Mutō e Seto Kaiba, il primo Re dei Giochi e il suo più grande rivale." le spiegò "Ora ti racconterò un po' di storia del Duel Monsters."
"Perché? A cosa mi serve? Non devo imparare a duellare?"
"Il passato è la chiave per il futuro. È conoscendo gli errori di chi ci ha preceduto che evitiamo di ripeterli." le rispose "Puoi considerarla la versione su larga scala dell'ultima lezione di vita che ti ho dato."
La dodicenne ci pensò un attimo, poi annuì.
"Ho capito. Ti ascolto."
Il mentore fu felice di quella risposta e senza indugio cominciò la lezione.
"Vedi, nei tempi antichi esisteva un gioco diffuso nelle terre d'Egitto. Stregoni e sacerdoti si sfidavano in questo gioco delle ombre nel quale utilizzavano mostri imprigionati nella pietra per darsi battaglia."
"Nella pietra? Ma non potevano usare le carte di Duel Monsters come fanno tutti?"
Five si lasciò scappare una risatina, poi le spiegò "Ancora non esistevano, tuttavia i giochi delle ombre erano la loro versione ancestrale."
"Capito. Figo."
"I giochi delle ombre erano estremamente pericolosi, così..."
"Pericolosi in che senso?" lo interruppe.
"Beh, solitamente si concludevano con lo sconfitto morto o gravemente menomato, nel migliore dei casi. E l'eccesso di essi portò il mondo sul punto di collassare nel regno delle ombre."
"Il... regno delle ombre?"
"Oh, sì. I giochi delle ombre erano un pericolo per tutto il mondo."
La fanciulla tremò, scossa da un brivido di paura.
"Ma è orribile! Non voglio più duellare!"
"Come stavo dicendo prima che mi interrompessi, un faraone decise di sigillare i giochi delle ombre. Non ci sono più."
"Non importa! Potrebbero ricomparire!"
Five sospirò per l'ennesima volta e le disse "I duelli della nostra epoca sono sicuri. Se ti senti minacciata è sufficiente togliere il Duel Gazer, anche se molti lo dimenticano."
"Non mi fido!"
"Senti, Yuma ha duellato spesso sul serio. Giusto?"
"Sì, certo."
"Gli è mai successo nulla?"
"No, hai ragione." ammise la ragazza.
Chiarita quella questione, Five proseguì la lezione.
"Millenni dopo, un ragazzo trovò il Puzzle del Millennio." le spiegò, indicando la collana d'oro dell'illuminazione "Grazie ad esso, risvegliò lo spirito del Faraone. Questo perché si trattava di uno dei potenti oggetti del millennio."
"Cosa sono?"
"Potentissimi oggetti magici, in grado di rendere onnipotente colui che li avrebbe riuniti."
L'idea che oggetti così potenti esistessero le mise una certa ansia. Se un individuo come Tron li avesse riuniti... cosa sarebbe successo?
"Il ragazzo in questione si chiamava Yugi, e tramite lo spirito del Faraone ricevette la missione di proteggere il mondo. Ciò lo portò più volte a scontrarsi col suo rivale, Kaiba."
"Kaiba... ho già sentito questo nome."
"La Kaiba Corporation è stata per lungo tempo la multinazionale più influente del pianeta. Oggi non lo è più, ma resta un'azienda prestigiosa."
"Ah, ora ricordo. Ho visto parecchie volte la pubblicità."
Il ragazzo le accarezzò dolcemente una spalla, aggiungendo "Seto Kaiba utilizzava il deck Occhi Blu. È lo stesso deck che ho usato stamattina contro di te."
La fanciulla trovò interessante tale scoperta, ma non vi diede troppo peso perché distratta dal tocco del fratello, che la fece rilassare completamente.
Il mentore si accorse subito della sua reazione e si lasciò andare ad un sorriso.
Accarezzandole di nuovo la spalla, le disse dolcemente "A qualcuno piacciono le coccole, vedo."
Chloe si lasciò coccolare e dopo poco sentì le palpebre appesantirsi, per poi lasciarsi andare ad un sonoro sbadiglio.
"Ed ecco il perché del pigiama." ridacchiò il ragazzo, scostandole i capelli dal viso.
Vedendo la sorellina cascare dal sonno, Five si alzò, le diede l'antidolorifico e la fece sdraiare, per poi rimboccarle le coperte.
Ella volò subito nel mondo dei sogni e il ventenne lasciò la stanza, per recarsi alla propria e concedersi un po' di riposo dopo quella lunga giornata.

Yu-Gi-Oh Zexal - Legami di Sangue Where stories live. Discover now