Capitolo 3 - L'incontro

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Chloe osservò quella figura con il cuore che le batteva forte nel petto, non poteva fare a meno di sentirsi in soggezione davanti a lui.
Sentiva le gambe tremare mentre si avvicinava. Eppure non poteva fare a meno di farlo, aveva troppo timore di contraddire quella persona che gli faceva così paura, e che a quanto pare era suo padre. 
Chloe cercò di ignorare, per quanto possibile, lo sguardo di Tron e si concentrò invece sull'ultimo dei suoi fratelli. Era un ragazzo molto alto, con uno sguardo severo, che poteva sentire su di sé. Quello sguardo avrebbe potuto bruciarle la pelle, era estremamente intenso. Non mostrava affatto gli anni che aveva, eppure emanava un certo fascino.
Chloe si sentiva guardata dall'alto in basso, e non solo perché quel ragazzo era molto più alto di lei, ma per qualcosa che aveva negli occhi.
Teneva le braccia incrociate mentre l'osservava: la fanciulla guardò attentamente i suoi lineamenti, e ogni dettaglio della sua figura. Lui aveva lunghi capelli argentati, che gli percorrevano tutta la lunghezza del corpo fino ad arrivare alla punta dei piedi. Per qualche frazione di secondo, la ragazzina riuscì a scorgere i suoi occhi, i quali avevano la stessa tonalità di colore dell'oceano. Come gli altri suoi fratelli minori, anche quel ragazzo sfoggiava un fisico lungo e particolarmente slanciato.
Il ragazzo in questione continuò ad osservarla, come se stesse per dirle qualcosa. Dopo qualche istante di silenzio, in effetti parlò.
"E così tu sei Chloe. Come avrai capito, io sono Five e sarò il tuo mentore."
La ragazzina continuò a guardarlo, chiedendosi dove volesse andare a parare.
"Grazie a me diventerai una brava duellante." aggiunse.
Tron a quel punto riprese parola: "Sarai in buone mani, non temere. Five ha allenato i più grandi campioni di Heartland City, non troverai un mentore migliore." 
La fanciulla sentiva una gran confusione nella propria testa, un ammasso di sentimenti che si dibattevano nel suo petto. Il timore per il maggiore dei suoi fratelli, la soggezione di quel piccolo bambino che a quanto pare era suo padre, l'intera stranezza della situazione...quel vortice proruppe dal suo petto come una rabbia incontenibile.
"Io non ho bisogno di un fottuto mentore!" urlò con tutta la propria forza "Ho già imparato tutto quello che dovevo sapere sui duelli da mio fratello Yuma!" 
Quello sfogo fece sussultare Three, che non si aspettava una simile reazione da parte della sorella. Senza dire nulla, guardò preoccupato Tron, sperando che non si inalberasse per quella reazione inconsulta. Dopotutto, Three sapeva bene che se c'era qualcuno da non fare arrabbiare, questi era proprio il loro padre.
Tron piantò su di lei i propri occhi gelidi, e la ragazzina non poté fare a meno di sentire le gambe cederle davanti a quello sguardo così inquietante. 
Proprio mentre il patriarca della famiglia Arclight, però, stava per prendere parola, Five intervenne, anticipandolo.
"A quanto pare la saputella qui presente sa già di cosa stiamo parlando."
A quel punto il primogenito si voltò e cominciò a camminare per uscire dalla stanza. Prima di varcare la soglia, si girò però di scatto guardando Chloe. 
"Se sei tanto brava, sono certo che domani mi darai una grandiosa dimostrazione di abilità."  disse per poi uscire.
Chloe rimase dunque nella stanza con Three e Tron, e quest'ultimo non sembrava essere particolarmente contento della sua condotta.
"Chloe Arclight!" esclamò infatti "Tu sei la più giovane di questa famiglia e come tale porterai rispetto ai tuoi fratelli maggiori!"
La fanciulla abbassò istintivamente lo sguardo a quel rimprovero, era più forte di lei. Quell'individuo la metteva in soggezione.
Senza aspettare una risposta da parte sua, Tron continuò a parlare: "Una cosa che ti è richiesta come membro di questa famiglia è trattare con gentilezza i tuoi fratelli maggiori, cosa che farai senza troppe storie. Quello scatto da plebea di poco fa è stato assolutamente inaccettabile. Pertanto, questa sera a cena chiederai scusa a Five. E lo farai come si deve."
"Un momento!" 
A esclamare ciò era stato Four, anche lui presente nella stanza, nonostante se ne fosse stato in disparte fino a quel momento.
"E io allora?" disse "A me non deve chiedere scusa? Ha cercato di aggredirmi fisicamente."
Il ragazzo spostò quindi lo sguardo su Chloe, come aspettandosi qualcosa.
"No." rispose però Tron "Conoscendoti, tu te lo sarai sicuramente meritato."
Four sbuffò, ma in realtà non sembrava particolarmente infastidito dalla cosa. Si limitò infatti a scrollare le spalle, alzando nel frattempo gli occhi al cielo. Occhi che poi tornò a posare sulla scena, per vedere cosa suo padre avesse in mente.
In effetti il ragazzo non fu deluso, giacché Tron riprese parola enunciando cosa intendesse con la frase di poc'anzi.
Tornando a guardare la fanciulla, il patriarca disse: "Questa sera ceneremo tutti insieme. Ma prima che ciò accada, davanti a tutti noi, andrai da Five, farai un inchino tradizionale e ti dirai profondamente dispiaciuta per la tua condotta." 
Prima che potesse anche solo pensare di replicare, un ordine freddo e imperioso la fece ammutolire.
"Ora, signorina, fila subito in camera tua." comandò Tron "E restaci finché non verrai chiamata per la cena." 
Chloe non aveva la forza di replicare ancora, così si limitò ad annuire. Diede le spalle alla figura, e cominciò ad incamminarsi verso la porta. Nemmeno il tempo di muovere i primi passi però, che la voce di Tron risuonò di nuovo: "E già che sei nella tua stanza, togliti quegli stracci e mettiti dei vestiti decenti."
La fanciulla non replicò, limitandosi ad annuire. Riprese dunque a camminare raggiungendo la porta.
Fu in quel momento che la voce di Four sopraggiunse nuovamente.
"Sì, sorellina, devi essere gentile verso i tuoi fratelloni. I miei piedi avrebbero giusto bisogno di un massaggio."
La ragazza lo guardò stizzita, parecchio irritata da quella battutaccia terribile. Senza degnarsi di rispondergli, tornò a guardare la porta e pochi istanti dopo la varcò. Mentre se la chiudeva alle spalle, sentì la voce di Tron. Non si fermò ad ascoltare cosa stesse dicendo, non le interessava, non le interessava davvero nulla dei membri di quella famiglia che continuava a non ritenere propria. Forse stava rimproverando Four, forse no, chissà. Quel che sapeva Chloe è che voleva semplicemente tornare nella propria stanza. 
La ragazzina ripercorse al contrario il percorso mostratele precedentemente da Three, al fine di ritornare nella propria camera. Camminò per un po' tra i corridoi della villa, che era si grande, ma fortunatamente non troppo intricata da percorrere. Era quasi giunta alla sua stanza, quando notò qualcosa di particolare. Una figura, intenta a pulire una grande vetrata.
Essendo lei curiosa come un gatto, non esitò ad avvicinarsi alla figura, mettendo a fuoco meglio.
E la figura in questione le si rivelò ben presto nella sua interezza: si trattava di un ragazzo poco più grande di lei, forse sui quindici anni, come il più giovane dei suoi fratelli. Era parecchio alto, con capelli scuri di media lunghezza. Indossava quello che sembrava essere una sorta di smoking nero con pantaloni eleganti. Chloe lo guardò incuriosita, e non poté esimersi dall'investigare più a fondo sulla faccenda.
"Scusami?" disse "Tu chi sei?"
Il ragazzo ebbe un improvviso sussulto, come se non si aspettasse che in quel momento qualcuno gli rivolgesse la parola. Interruppe la sua frenetica attività di pulizia per voltarsi verso di lei con uno scatto. Chloe in quel momento riuscì a mettere a fuoco ancora meglio la sua figura: aveva un viso delicato, con lineamenti morbidi, e gli occhi... gli occhi la colpirono particolarmente, per via della loro sfumatura cha mirava dal nocciola al verde. Il suo sguardo, tuttavia, sembrava particolarmente preoccupato. Lui la guardò, e abbassò istintivamente lo sguardo come per non incrociare il suo.
"Signorina Arclight, la pregherei di continuare verso la propria stanza." mormorò.
La ragazza gli rivolse un sorriso, dicendogli: "Guarda che non ti mangio. Posso sapere chi sei?"
Il giovane alzò lentamente la testa verso la sua direzione, per guardarla nel viso. Tuttavia, fece comunque ogni cosa per non incrociare direttamente il suo sguardo.
"Mi chiami Manny." le disse "Sono il maggiordomo di questa tenuta. Lavoro per la vostra famiglia."
La ragazza era affascinata dalla sua figura, era una figura così diversa dai suoi fratelli, ed era incuriosita e forse interessata veramente ad approfondire la sua conoscenza.
Tuttavia, prima che potesse parlare, il maggiordomo prese parola interrompendola. "Signorina, lungi da me da voler essere sgarbato, ma devo gentilmente chiedervi di lasciarmi continuare con il mio lavoro. Se non finisco di pulire per tempo, il Signor Arclight decurta ciò che non ho fatto dalla mia paga, e a me i soldi servono."
Nonostante fosse ancora convinta di voler approfondire la sua conoscenza, Chloe capì che quello non era un buon momento. Così si limitò ad un cenno del capo e lo superò, tuttavia si voltò poi a guardarlo di nuovo.
"È stato un piacere Manny. Spero di rivederti presto." gli disse.
Ciò detto, lo lasciò lavorare e tornò nella propria stanza.
Una volta che fu arrivata lì, rimase per qualche secondo a pensare alla situazione in cui si era ritrovata. Fece correre nuovamente lo sguardo sulla sua nuova stanza, concentrandosi in particolare sulla cabina armadio. Guardò gli abiti che stava indossando, rendendosi conto che in effetti non si lavava da un po'. Così si diresse per prima cosa verso il bagno.
Una volta spogliatasi, Chloe lavò con cura il proprio corpo. Dopo essersi asciugata, si diresse dunque alla cabina armadio per scegliere il proprio outfit.
La cabina armadio era effettivamente immensa, piena degli abiti più svariati, tutti estremamente eleganti e raffinati. Dopo averne valutati diversi, la ragazza scelse quello che sarebbe effettivamente stato il proprio vestiario: indossò per prima cosa un paio di pantaloncini bianchi attillati, indossò poi una felpa beige molto lunga che le arrivava al dì sotto della cintura e le cui maniche arrivavano quasi alle dita, indossò anche quella che sembrava una pancera viola i cui bordi ricamati erano in purissimo oro, e sopra di essa indossò una giacca azzurro chiaro, dai bordi neri, la giacca in questione non aveva bottoni ma tre piccoli fili dorati facevano sì che rimanesse aperta eppure non cadesse, per concludere si infilò un paio di grossi stivali, il cui bordo superiore arrivava fino al ginocchio, si trattava di stivali neri ma dalle finiture bianco latte.
Dopo un po' di tempo, Chloe sentì bussare alla porta.
"Chi è?" chiese.
A risponderle non fu la voce di uno dei suoi fratelli, come si sarebbe aspettata, bensì quella di Manny: "Signorina, siete attesa per la cena."
La ragazza sbuffò pesantemente, non sentendosela per niente di condividere il pasto con quelle persone. Tuttavia, le dispiaceva lasciare il maggiordomo fuori dalla porta.
"Entra pure." gli disse.
Ottenuto il permesso della fanciulla, il maggiordomo effettivamente entrò nella stanza. Si fece avanti con passi delicati, come non voler turbare l'equilibrio della camera.
Manny avrebbe dovuto insistere per farla scendere a cena, ma la sua attenzione fu diverta dal nuovo outfit della fanciulla.
Squadrandola da capo a piedi, le disse: "Siete bellissima, signorina."
Chloe sorrise al complimento, ma poi tornò immediatamente seria, ferma com'era nel proprio proposito.
"Manny, tu sei molto gentile, ma io non ho intenzione di scendere a mangiare." gli rispose.
Quella semplice frase ebbe il potere di spaventare Manny, il quale sgranò gli occhi e la guardò con aria preoccupata. Lei non sapeva in che guaio si sarebbe messa comportandosi così, e in che guaio avrebbe cacciato anche lui. Se c'era una regola che il maggiordomo conosceva bene in casa Arclight era che non bisognava mai, mai far arrabbiare il patriarca di famiglia.
"Signorina, vi prego, il resto della famiglia vi aspetta per cena." insistette.
Ma la fanciulla non aveva intenzione di andare, assolutamente. Così, lo guardò fisso negli occhi, prima di rispondergli. 
"Ho detto che non ne ho voglia, riferisci pure a Tron che non intendo cenare con loro."
"Signorina, devo insistere. Se fate così, mettete nei casini me e anche voi."
"Insomma! Non ho fame, e tutte quelle persone mi mettono ansia. La mia vita è stata sconvolta nel giro di poco tempo, Tron dovrebbe mostrarsi un minimo comprensivo."
Manny non poteva darle torto, sapeva che Chloe aveva ragione e che effettivamente un minimo di comprensione da parte del resto della famiglia non sarebbe stata male. Tuttavia, conosceva molto bene Tron, e sapeva perfettamente che non avrebbe ricevuto alcuna comprensione da parte sua.
La voce del maggiordomo divenne quasi una supplica sommessa: "Vi prego, vi prego, risparmiateci tutti questi casini. A me e soprattutto a voi. Voi lo conoscete da poco, non avete idea di come sia veramente Tron quando perde le staffe."
Un brivido corse lungo la schiena della ragazzina, dopotutto aveva visto con i propri occhi quanto quel bambino sapesse metterla in soggezione. E decisamente era il caso di non vederlo troppo arrabbiato. 
"E va bene." sbuffò "Accompagnami a cena."
Manny ne fu enormemente sollevato. Le rivolse un timido sorriso e, voltatosi verso la porta, le fece strada. La condusse al dì fuori della stanza e camminarono fianco a fianco fino a giungere alla sala da pranzo.

Yu-Gi-Oh Zexal - Legami di Sangue Where stories live. Discover now