Capitolo 9 - Vita in famiglia

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Chloe si immobilizzò sul posto, impietrita da quello sguardo che sembrava trapassarle l'anima. Le attanagliava lo stomaco, dibattendosi in esso come un animale affamato. La metteva in soggezione, facendola sentire come una bimba piccola, fragile ed indifesa.
Naturalmente a guardarla in quel modo era il suo mentore, nonché fratello maggiore.
La ragazza deglutì rumorosamente, realizzando che in effetti non aveva studiato come da lui richiesto. Sicuramente era per quello che era tanto arrabbiato.
Istintivamente, ella si portò una mano sul sedere. Non aveva assolutamente intenzione di essere sculacciata di nuovo. Non che avesse molta voce in capitolo: Five era molto più alto e più forte di lei. 
"Fratellone..." mormorò.
Da lui, però, non giunse alcuna risposta. 
Il primogenito si limitò ad avvicinarsi a lei tenendo fissi gli occhi nei suoi. Come l'ebbe raggiunta, l'uccellino che la dodicenne aveva accarezzato fino a quel momento volò via, probabilmente spaventato dalla figura autoritaria del ragazzo. 
Prima che la ragazzina potesse dire alcunché, il ventenne fece saettare la propria mano nella sua direzione, afferrandole saldamente l'orecchio sinistro con il pollice, l'indice e il medio. 
"Ahia! Mi fai male!" esclamò Chloe, avvertendo un discreto dolore alla zona afferrata. 
Continuando a tacere, il rampollo della famiglia Arclight iniziò a trascinare la sorella per l'orecchio, muovendosi a passo spedito verso l'interno della stanza.
Ignorò ogni resistenza e ogni lamento, fermando la propria marcia solamente quando ebbe raggiunto il bagno.
Allora, e solo allora, le lasciò andare il padiglione auricolare, liberandola dalla propria morsa.
Chloe si massaggiò subito la zona lesa, sentiva bruciare. Buttando un occhio allo specchio vide che era anche piuttosto arrossato.
"Perché l'hai fatto?" gli domandò "E perché siamo qui?" 
Il ragazzo era in effetti alquanto contrariato che la giovane non stesse studiando, ma non era ciò che lo aveva fatto adirare. 
"Chloe! Ma ti pare il caso?!" la sgridò, con voce severa.
Lei lo guardò perplessa, non capendo il senso delle sue parole. Sentiva una grande ansia e una grande paura, era terrorizzata dalla sgridata imminente, alla quale sarebbe seguita chissà quale draconiana punizione.
Il mentore sospirò, poi disse "Nel pomeriggio, che per inciso si avvicina, avrai una visita medica. Ritieni saggio ammalarti poco prima di essa?"
"Ammalarmi?" domandò la fanciulla "Ma in che senso? Sto benone."
Five la squadrò da capo a piedi, sfoggiando un'espressione decisamente contrariata.
"Fuori fa freddo. E tu, ciononostante, hai pensato bene di uscire senza uno straccio di vestito a coprirti." le fece notare. 
La ragazza scosse la testa, replicando "Ma mica sono nuda!"
"Con questo freddo è come se lo fossi stata con solo quella felpa, non hai nemmeno indosso la giacca." sottolineò.
Fece una breve pausa, poi concentrò il proprio sguardo sui piedini di Chloe, aggiungendo "Ed eri pure scalza. Hai la vaga idea di quanto questo possa mettere a repentaglio la tua salute?" 
La dodicenne fece per replicare, ma Five la interruppe subito, dicendole "Non azzardarti a rispondermi, era una domanda retorica."
A ciò Chloe abbassò lo sguardo, vergognandosi della situazione.
"Ma io volevo solo dire che non ho sentito freddo..." 
Quella frase della fanciulla fu immediatamente seguita da tre rapidi starnuti, che la fecero ammutolire.
Il mentore si passò una mano sulla fronte, cominciando ad esasperarsi: quella ragazzina l'avrebbe fatto diventare matto.
"Riguardo al fatto del perché siamo in bagno, è presto detto." le disse.
A quel punto il ventenne aprì l'acqua della vasca. Mentre essa si riempiva aggiunse il sapone e sali da bagno di pregevolissima fattura giunti direttamente dal cuore dell'oriente.
"Spogliati." 
Quell'ordine fu dato con voce ferma e decisa, ma senza urlare.
La ragazza sgranò gli occhi, non capendo il senso della richiesta.
"Vuoi che faccia il bagno? Ma adesso?" domandò infatti.
Five annuì, spiegandole "È necessario, hai preso freddo quindi ti ci vogliono un bagno caldo e vestiti puliti." 
Chloe a ciò sospirò, capendo che in effetti era proprio ciò di cui aveva bisogno.
"Va bene, mi lavo. Ora esci." disse.
Il primogenito la guardò severo, rimanendo fermo dove si trovava.
"Assolutamente no. Finora non mi hai dato un singolo motivo per il quale dovrei fidarmi di te. Pertanto... spogliati."
La ragazza si pietrificò nel comprendere quanto effettivamente richiestole: avrebbe dovuto fare il bagno davanti a lui.
"Ma... no! Mi vergogno!" gridò, arrossendo come un peperone.
Five scrollò le spalle, rispondendole "Non hai nulla di cui vergognarti. Sono tuo fratello maggiore, quando eri piccola ti ho spesso cambiato i pannolini. Ora spogliati, basta storie." 
Quella considerazione sui pannolini ebbe solo l'effetto di farla vergognare ulteriormente. Erano passati tanti anni, non era più una lattante.
Testardamente, incrociò le braccia e proclamò "Assolutamente no. Io davanti a te non mi spoglio. Esci o non mi lavo." 
"Trovo ilare che tu ritenga di avere voce in capitolo sulla questione." replicò però Five "Lo chiederò solo un'ultima volta: spogliati."
Tenendo le braccia incrociate, la dodicenne sbatté un piede a terra urlando un secco "No!" 
Il ragazzo si stupì di quella reazione. Veramente, ogni singolo gesto della sorellina sembrava volto a confermare che la sua età reale non coincideva con la sua età anagrafica. Dimostrava un quarto di essa. Voleva comportarsi come una bambina? L'avrebbe trattata come tale.
"Se così dev'essere, così sia. Ricorda che ti ho dato tutte le occasioni."
Pronunciate quelle parole il maggiore si appropinquò a lei a grandi passi, raggiungendola nella frazione di un istante. Non le diede nemmeno il tempo di processare quanto stesse avvenendo: la afferrò saldamente per le spalle, bloccandola sul posto. 
"Ma che...!" 
Lui ignorò le proteste della ragazza, concentrandosi sul proprio compito. Una volta bloccatala in posizione, infatti, cominciò personalmente a spogliarla. Con movimenti delicati ma decisi le afferrò i lembi della felpa, cominciando a tirarla verso l'alto.
Intuendo di non avere vie di fuga, la giovane alzò le braccia al cielo, lasciando così che suo fratello le sfilasse l'indumento.
Le dita di Five corsero poi ai bottoni della pancera. Nel breve tempo in cui la sorella stava ancora cercando di capire cosa stesse accadendo li aveva già sbottonati, lasciando cadere così anch'essa. 
Chloe ritornò padrona dei propri sensi giusto nel momento in cui il mentore le aveva afferrato l'elastico dei pantaloni. Immediatamente l'afferrò a propria volta, per tenerli in posizione.
"Non osare! Ho dodici anni, non mi farò vedere nuda da un ragazzo! Nemmeno se è mio fratello!" esclamò a pieni polmoni.
Il primogenito sentì per un attimo prudergli le mani, quella mocciosetta sembrava essere stata portata a casa loro apposta per metterlo alla prova. Ma per quanto due sculaccioni avrebbero forse semplificato le cose, voleva dimostrare di avere autorità su di lei senza bisogno di picchiarla.
"Adesso ascoltami bene."
La sua voce mentre pronunciava quelle parole era diventata dura quanto una pietra tombale. Il suo tono non ammetteva alcuna replica.
"Puoi stare qui a fare i capricci e farti spogliare a forza oppure puoi collaborare." le disse "Ma sappi che collaborare con il tuo mentore è l'unica scelta che ti porterà da qualche parte. Nella vita come nei duelli."
La dodicenne rimase notevolmente colpita da quel discorso, al punto che lasciò cadere le mani lungo i fianchi, abbandonando la presa sui pantaloni, i quali vennero così rimossi dal ventenne lasciandola con solo le mutandine.
Chloe arrossì ancora di più non appena l'intimo fu in vista. Indossava un paio di mutandine attillate dalla foggia semplice, di colore bianco e con stampato un adorabile Kuriboh. 
"Posso fare il bagno senza toglierle?" chiese timidamente.
"Direi proprio di no. Non credo di doverti spiegare il perché." rispose Five, muovendo le mani verso di esse.
Istintivamente, la fanciulla mollò uno schiaffo alle mani del fratello, per allontanarle da lì.
"Ti prego, no!" esclamò, vergognandosi come mai in vita sua.
Il primogenito le scoccò un'occhiata bruciante. Quella peste veramente voleva fare i capricci ad ogni minima cosa. 
"Devo contare fino a tre?" le chiese. 
La giovane impallidì. Non aveva idea di cosa sarebbe successo se avesse contato fino a tre, ma il tono non prometteva nulla di buono. Così, con un pesante sospiro, si fece forza e mise le proprie mani davanti al petto.
Sollevato dal fatto che gli avesse ubbidito, Five procedette finalmente ad abbassarle e poi rimuoverle anche le mutandine.
Con la ragazza che si trovava nella stessa condizione in cui mamma l'aveva fatta, il maggiore le prese delicatamente una mano e la accompagnò alla vasca, ormai ricolma di schiuma. 
Una volta raggiuntola, le disse "Un piede, poi l'altro." 
"Lo so, non sono una mocciosa." replicò lei stizzita, procedendo ad entrare nella vasca. 
Chloe si abbandonò nell'acqua calda, circondando il proprio corpo di schiuma. Sentiva una piacevole sensazione sulla pelle e un dolce profumo la avvolgeva, con una fragranza fresca e delicata.
Non aveva molta voglia di lavarsi, ma d'altro canto quando la vita ti dà i limoni non ti resta che fare la limonata. Così, si accinse a detergere il proprio corpo, cercando di ignorare la presenza del fratello.
A onor del vero, ignorarlo sarebbe stato particolarmente difficile... quando lo vide con la coda dell'occhio notò che stava intingendo nell'acqua insaponata una spugna dall'aspetto costoso.
"Ehm... fratellone? Che fai?" domandò perplessa.
"Mi sembra ovvio. Non posso mica lavarti con le mani." 
"Eh?!" 
Si voltò di scatto a guardarlo, spalancando gli occhi come un gufo.
"Scherzi? So lavarmi da sola. Hai capito o no che ho dodici anni?" 
"Tendo a dimenticarlo. Il tuo comportamento non aiuta la mia memoria." le disse, tenendo un tono severo "Ora stai ferma che procedo a rimuovere il lordume della giornata."
"Non sono così sporca!" 
"Era per dire, non prendere tutto alla lettera." 
Le si avvicinò con la spugna, ma la ragazza si sottrasse al suo tocco, spingendosi dalla parte opposta della vasca da bagno.
"Stammi lontano! Ho detto che faccio da sola!" esclamò.
"Come ho già detto, non mi hai dato motivi per fidarmi di te. Devo assicurarmi che tu arrivi a pranzo pulita e profumata." 
"Ne sono assolutamente in grado!" 
"Volevi entrare in vasca con le mutande..." 
"Dettagli!" 
Sospirando e non dando ulteriori risposte a quella futile conversazione, Five si avvicinò di nuovo a lei, determinato a lavarla.
Per fuggire all'inevitabile, la dodicenne immerse la testa in acqua e sbucò dalla parte opposta, schizzando con tal movimento il fratello. 
"Vuoi stare ferma?!" le disse, palesemente seccato.
Per tutta risposta, Chloe mosse il braccio in un movimento deciso, inondando il ragazzo di una discreta quantità di acqua e schiuma. 
Una caratteristica che distingueva il primogenito dai suoi fratelli minori nonché dalla stragrande maggioranza delle persone era la sua immensa pazienza. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato sul punto di esaurirla.
Non disse nulla, anche perché ciò che avrebbe voluto dire non era adatto alle orecchie di una ragazzina, si limitò a far guizzare la mano in avanti con un movimento fulmineo, per mettere fine a quello squallido teatrino di fughe. 
Agguantatala, il ventenne cominciò a lavarla, passandole la spugna sul corpo. 
Ciò non impedì a Chloe di dimenarsi come un cavallo preso al lazo, che cercava in tutti i modi di allontanarlo.
"Insomma, sei proprio una merda! Lasciami stare!" gridò, continuando con i suoi movimenti convulsi a schizzarlo, bagnandolo sempre di più. 
Il maggiore, ormai zuppo dalla testa ai piedi nemmeno stesse facendo il bagno lui, si fermò per un attimo nell'udire le parole della sorellina.
Guardandola con uno sguardo in grado di incenerire un Soldato di Pietra, le disse "Una ragazza nobile non usa questo linguaggio. Non tollero una simile maleducazione." 
Quello sguardo ebbe il potere di acquietarla, facendola così stare ferma in posizione mentre lui riprendeva a detergerla.
Era rigida, come una stella marina essiccata al sole, e la sua resistenza si era ridotta a dei deboli tentativi di allontanare le mani del fratello in modo non molto convinto.
Da parte sua, Five non ebbe quindi problemi ad ignorare quei patetici tentativi di opporsi a lui e a continuare il suo lavoro. 
Fu proprio mentre aveva acquisito il ritmo che si udì bussare alla porta della camera.
Sbuffando per quell'interruzione, il mentore si alzò e si diresse verso la fonte del rumore.
Come ebbe raggiunto la porta del bagno, però, si voltò verso la sorella, inchiodandola sul posto con lo sguardo.
"Tu... non ti muovere." le disse, sottolineando ogni parola con il tono di chi si aspettava obbedienza assoluta. 
La fanciulla si irrigidì ancora di più e si mise ad annuire freneticamente, con il corpo che tremava.
Five raggiunse dunque la porta della stanza, lasciando dietro di sé una scia di gocce d'acqua.
"Chi è?" chiese, pur immaginandoselo.
E infatti a rispondere fu proprio la persona che il ragazzo si aspettava "Signorino Arclight, sono Manny. Posso entrare?"
Il ventenne aprì la porta, decisamente contrariato dal pessimo tempismo. 
"Sì? Serve qualcosa?" domandò.
"Scusate, come mai siete tutto bagnato?" chiese il maggiordomo, alquanto stupito dalla scena a cui si trovava d'innanzi.
Five rispose con un tono decisamente eloquente "Non. Una. Parola." 
Manny capì che era il caso di farsi i fatti propri, così si limitò a dire il messaggio che era venuto a riferire.
"Volevo solo avvisarvi che il Signor Arclight ha richiesto la presenza vostra e della signorina nella sala da pranzo tra dieci minuti." 
Il mentore si lasciò andare ad un sospiro. Ci mancava solo finire nei guai con Tron.
"Dì a mio padre che tra dieci minuti sarà difficile, ma arriveremo non appena possibile." disse. 
"Si, signorino, lo riferisco."
"Manny, prima che tu vada, portami dei vestiti puliti. E dopo pranzo pulisci il bagno della camera di mia sorella." 
Il maggiordomo annuì, rispondendo "Ma certo, provvedo subito. Ma che è successo in bagno?" 
"Fidati... non vuoi saperlo." 
Manny annuì e si congedò formalmente, lasciando così il ventenne da solo.
Five rimase fermo per qualche istante, riacquistando la calma. Quantomeno abbastanza calma da non andare di là a menare la sorellina.
Tornò in bagno, determinato a chiudere quella storia il prima possibile.
Come lo vide entrare, la fanciulla lo guardò con sguardo interrogativo, domandandogli "Chi era?"
"Una valanga di brutte notizie. Siamo attesi a pranzo." rispose il mentore "Ti ringrazio per averci messo nei guai con nostro padre." 
"Non è colpa mia!" 
"E di chi sarebbe?" le fece notare "Se non fosse per i tuoi capricci avremmo già finito. Anzi, potevamo evitare la cosa a monte se tu avessi un minimo d'istinto di autoconservazione." 
Finito di parlare, si avventò su di lei e afferrò il doccino della vasca con una mano, mentre con l'altra la fece alzare.
Rapidamente, ignorando le sue lamentele a riguardo, la risciacquò a dovere, rimuovendo tutta la schiuma.
La ragazza protestò debolmente a quel trattamento un pochino rude, ma era conscia che era meglio non dare a Tron troppi motivi per criticarla, non dopo quanto accaduto l'ultima volta.
Finito il processo di risciacquo, il ventenne fece uscire la sorella dalla vasca afferrandola da sotto le ascelle e depositandola sul tappeto come un sacco di patate. 
"Ehy! Piano!" esclamò lei, contrariata.
Senza darle peso, il maggiore afferrò un asciugamano con il quale la avvolse. Energicamente cominciò a strofinare per asciugarla. 
Il tutto durò pochi istanti e il corpo della dodicenne fu presto asciutto. Mancavano solo i capelli. 
Sempre muto come una tomba, il mentore la fece sedere su uno sgabello, avendo cura di farle indossare delle ciabattine affinché non si folgorasse con l'elettrodomestico che aveva preso tra le mani, ovvero il phon.
Senza utilizzare una particolare premura, a causa della fretta di arrivare il prima possibile in sala da pranzo, il ragazzo le asciugò i capelli. Una volta che ebbe finito mise al suo posto il phon e prese il pettine, giacché una signorina della classe nobiliare non poteva avere la capigliatura di un villico appena svegliatosi.
Purtroppo, anche quell'attività finì preda della sua fretta, con sommo dispiacere della povera Chloe.
"Mi fai male! Più piano, per favore!" esclamò, mentre i suoi capelli venivano tirati dal pettine.
"Buona, ho quasi finito." rispose il ragazzo.
In effetti era stato particolarmente celere: in breve tempo il giovane aveva acconciato la capigliatura della sorella alla perfezione. Dopotutto aveva esperienza in materia.
Conclusa l'operazione e riposto il pettine, il primogenito afferrò la ragazza per una mano e delicatamente ma con decisione la trascinò fuori dal bagno. 
"Aspetta! I miei vestiti!" gridò la giovane, seguendolo.
"Spero tu non volessi rimettere i vestiti sporchi." 
Colta sul fatto, Chloe tacque e si lasciò condurre fino alla cabina armadio, nella quale il mentore la scaraventò spingendola per una spalla.
"Muoviti." le disse "Vestiti che io devo fare lo stesso. Siamo in ritardo." 
"Ma..." 
"Ancora una parola e ne rispondi a Tron." 
Quella specifica minaccia ebbe il potere di ammutolirla completamente, colmandola di terrore più ancora dell'idea di finire nuovamente sulle ginocchia di Five. Si limitò ad annuire e sparì nella cabina armadio, vestendosi quanto più rapidamente possibile.
Nel frattempo, Manny aveva procurato al primogenito quanto richiestogli, pertanto anch'egli si rimosse i vestiti zuppi e, datosi una veloce asciugata, si mise quelli puliti. Non aveva tempo di asciugarsi i capelli per bene, infatti si limitò a strofinarseli con l'asciugamano.
Concluso ciò, il ragazzo tornò alla cabina armadio, pregando tutte le stelle del firmamento che quella sciocca a cui stava badando si fosse vestita e non fosse invece rimasta là nuda e ferma come un'ebete. 
Incredibilmente invece la trovò vestita e che si accingeva a raggiungerlo. Una piacevole novità, bisognava ammetterlo.
"Vedo che sei pronta. Andiamo." le disse, prendendola immediatamente per mano non appena l'ebbe in vista. 
La dodicenne non ebbe nemmeno il tempo di fiatare: si ritrovò trascinata fuori dalla stanza con Five che avanzava a grandi passi.
Cercando con tutte le proprie forze di star dietro al fratello, la ragazza esclamò "Vuoi rallentare?! Non sono una spilungona come te!"
"Zitta e cammina." 
"Fiiive! Non ce la faccio!" 
"Certo che sei una seccatura."
A quel punto il primogenito si fermò, se la issò in spalla e riprese a camminare con la propria ampia falcata. 
La dodicenne arrossì completamente, non aspettandosi tale reazione.
"No, no, no. Fammi scendere." mormorò imbarazzata.
Ripeté quella frase come un disco rotto per tutto il tragitto, ma il fratello non la mise giù. Grazie a ciò giunsero in breve tempo a destinazione.
Entrarono insieme in sala da pranzo, ove Tron e gli altri due suoi figli erano in attesa del pasto. 
"Ah, allora non vi siete persi. Stavo cominciando a preoccuparmi." disse il patriarca non appena i due furono in vista. 
Un brivido freddo percorse la spina dorsale della ragazza non appena le sue orecchie udirono la voce del padre. 
"Ti prego, fammi scendere." mormorò all'orecchio del mentore.
Five non le rispose, preferendo volgere la propria attenzione a Tron.
"Chiedo scusa, c'è stato un contrattempo." disse infatti.
Ciò detto si recò alla sedia della fanciulla, sulla quale la depose. 
Chloe si sentì immediatamente a disagio in quella sala così opprimente.
Tron continuò a guardare il primogenito e gli disse "Avresti potuto asciugarti i capelli, almeno. Non è decoroso presentarsi a tavola in queste condizioni. Già che siete arrivati in ritardo mancando di rispetto a tutti noi avresti almeno potuto curare maggiormente certi dettagli." 
La dodicenne abbassò lo sguardo, sentendo la paura salirle dentro. 
Five invece si limitò ad annuire, rispondendo "Ho ritenuto non fosse il caso di farvi aspettare ulteriormente. Le mie scuse." 
In tutto quel dialogo gli altri due figli di Tron avevano entrambi tenuto d'occhio la sorellina. Four sapeva quanto avvenuto dopo il duello e anche Three era venuto a saperlo. 
Il diciottenne nascose la propria preoccupazione dietro un sorriso beffardo, non volendo lasciar trasparire le proprie emozioni a tal riguardo.
Lo stesso problema non aveva invece Three, il cui sguardo preoccupato sarebbe stato visibile anche da un cieco.
"Tutto bene, sorellina? Ho saputo quanto successo." le disse infatti mentre Five si sedeva al proprio posto.
Chloe annuì debolmente, dicendogli "Tutto bene, grazie. Solo un leggero mancamento, nulla di grave."
"A proposito... com'è andato il duello? A parte l'incidente, intendo." intervenne Four "Hai evocato delle buone carte?"
Le chiese ciò facendole un occhiolino. 
La ragazza scosse però la testa, rispondendo "No, non ne ho avuto l'occasione." 
"Tranquilla, vedrai che la prossima volta ce la farai. Evocherai la carta perfetta."
"Non ne sono sicura. Il duello è andato molto male, faccio schifo come duellante." 
Il diciottenne le rivolse un sorriso, dicendole "Ma no, sono certo che andrai alla grande. Il tuo fratellone crede in te." 
Sentire tale scambio di battute riempì di gioia il cuore del terzogenito, che rivolse ad entrambi un radioso sorriso.
"È bello vedere che andate finalmente d'accordo. È questo che dovrebbe fare una famiglia." disse, per poi alzarsi in piedi e aggiungere "Sono veramente felice che siamo di nuovo tutti insieme. Lasciatemi esprimere la mia gioia per questo evento." 
"Three, perdonami... chi ti ha dato il permesso di alzarti?" intervenne il patriarca "Siediti, siamo già in ritardo per il pranzo senza bisogno di altre interruzioni."
Il quindicenne arrossì e dopo aver annuito tornò a sedersi.
Tron volse a quel punto lo sguardo sulla dodicenne, intensificando il senso di gelo che la attanagliava come la mano di uno scheletro.
"Un'ultima cosa, in effetti." disse, sfoggiando un sorriso inquietante "Ora che hai disputato il tuo primo duello sei a tutti gli effetti parte della famiglia." 
Dopo una pausa inutilmente drammatica, aggiunse "La piccola Chloe non esiste più. Benvenuta, Two." 
I tre fratelli sgranarono gli occhi a quelle parole, ma accettarono ovviamente il volere del patriarca.
Chloe in tutto quello non aveva mai alzato lo sguardo, desiderando solo di andarsene il prima possibile da quella stanza.
Finalmente Manny entrò con il pranzo, ovvero uno stufato di carne pregiata dall'aspetto delizioso. 
Gli eventi che seguirono suscitarono l'attenzione di Five, che con i suoi occhi indagatori non si lasciò sfuggire alcun dettaglio. Vide svolgersi un copione già visto: il maggiordomo servì, la sorella non mangiò, nemmeno quando spronata, preoccupazione da parte dei commensali e solita, stupida, soluzione di Tron, mandarla via senza che avesse toccato cibo.
Mentre la fanciulla era quasi giunta alla porta, il patriarca le disse seccato "Spero che questo tuo atteggiamento smetta presto di essere un problema, Two." 
Lei annuì e senza rispondere uscì dalla stanza. Percorse i corridoi, dirigendosi alla propria camera.
Fu solo quando fu al sicuro in essa che si azzardò a mormorare "Io mi chiamo Chloe."

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