Capitolo 15 - Il prezzo delle menzogne

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Three, seduto accanto alla sorella, stava guardando la serie con un notevole interesse. Doveva ammettere che era veramente appassionante... poteva capire il perché a Chloe piacesse così tanto.
Le vicende che stavano avvenendo sotto i suoi occhi erano frenetiche e coinvolgenti, con una morale di fondo assolutamente condivisibile.
Nell'episodio che si stava svolgendo, successivo a quello visto in precedenza, il Passero e i suoi prodi compagni stavano affrontando un gruppo di banditi. Non vedeva l'ora di vedere come avrebbero risolto la situazione.
Il Passero, dinnanzi alla porta del capo dei banditi, si preparò con tutta la propria energia. Concentrando la forza della giustizia nel proprio piede, spalancò il portone con un calcio. Proprio in quel momento anche la porta della sala cinema si aprì di colpo, facendoli sobbalzare entrambi.
I due si voltarono verso la soglia e videro che a fare la sua apparizione nella stanza era stato Five.
Per entrambi fu impossibile non notare il suo sguardo severo e colmo di collera.
Nel vederlo lì fermo come una statua, silenzioso ed immobile, Chloe si spaventò non poco.
D'istinto si alzò e fece qualche passo verso di lui, non riuscendo a guardarlo dritto negli occhi.
"Scusa, fratellone, mi stavo solo rilassando un po' con Three. Poi studio, lo prometto." mormorò.
Lo aveva detto con tono incerto, ignorando l'effettivo motivo per cui il fratello fosse irato. Quindi ragionò sullo studio, la cosa più ovvia per lei.
Il primogenito, dal canto suo, continuava a tacere, guardandola severamente. Sentiva la rabbia ribollirgli dentro e la mano destra che prudeva particolarmente: moriva dalla voglia di mollarle un sonoro ceffone.
Si trattenne, non volendo utilizzare la violenza contro una ragazzina. Certo, qualche sculaccione male non le avrebbe fatto, ma non era il momento.
"Chloe. Dobbiamo parlare." disse invece, con un tono pesante come quello di una pietra tombale.
La fanciulla deglutì pesantemente, capendo di essere nei guai.
Anche Three si alzò, e si avvicinò ai due guardando la scena perplesso. Non capiva perché Five fosse tanto arrabbiato e aveva intenzione di scoprirlo.
"Che succede?" domandò il terzogenito, guardando il maggiore con occhi confusi "Come mai sei così arrabbiato?"
Senza spostare i suoi occhi penetranti dalla fanciulla, il ragazzo rispose al fratello, dicendogli "La signorina qui presente ha pensato bene di nascondermi la sua sua malattia. La stessa malattia di nostra madre, una cosa che decisamente avrei gradito sapere fin da subito."
Fece una pausa ma poi, prima che gli altri due avessero la possibilità di replicare, aggiunse "E invece l'ho saputo dalle analisi. Se c'è una cosa che non sopporto è che mi venga omessa la verità."
Three si voltò di scatto verso la sorella, stupito. La guardò con occhi spalancati, dicendole "Ma come? Non gliel'hai detto? Ti avevo detto di farlo!"
"È che sono cose personali. Sono questioni private." si giustificò Chloe, voltando lo sguardo verso Three e stando ben attenta a non guardare invece il fratello più grande.
"Ma non importa! Ti avevo detto..."
"Ah, quindi tu lo sapevi."
Quella frase, con cui Five aveva interrotto il fratello minore, fece calare un gelo pungente nella stanza. Il rosso si bloccò dove si trovava, sentendo lo sguardo acuminato del maggiore che si spostava su di lui.
Ma Five decise che avrebbe fatto i conti dopo col quindicenne casomai, era più urgente sistemare la mocciosa.
Tornò infatti a guardarla, con uno sguardo che le fece desiderare intensamente di stare indossando un pannolino.
"Nulla da dire?" le domandò.
La ragazza sentiva il proprio petto in procinto di scoppiare. Era praticamente in lacrime, non riuscendo a reggere la tensione di quello sguardo. L'aveva fatta grossa e lo sapeva.
In cerca di supporto si voltò verso Three. Cercò di parlare, ma la gola era ustruita dal pianto. Così, cercò di comunicare con dei lievi gesti la sua ricerca di aiuto.
Tutto ciò che ottenne, però, fu che il quindicenne si voltò dall'altra parte, con un'espressione amareggiata e delusa.
Il terzogenito della famiglia Arclight si sentiva ferito. Non dicendo nulla a Five, Chloe l'aveva praticamente preso in giro. Gliel'aveva promesso, e poi non aveva mantenuto fede alle sue parole. Non solo, l'aveva messo anche nei guai con il fratello maggiore.
Vedendo affondare anche la sua ultima possibile ancora di salvezza, alla fanciulla non rimase che rigirarsi nuovamente verso il ventenne.
Fu in quel momento che il maggiore, senza pronunciare parola, la afferrò per un polso e la trascinò fuori, muovendosi a grandi passi verso la camera di lei.
"Ehi! Dove stiamo andando?" trovò la forza di domandare la ragazza.
Le era costato un notevole sforzo pronunciare quella semplice frase, senza scoppiare a piangere come una bambina. E ci era riuscita solamente per l'impeto del momento.
"In camera a studiare." rispose semplicemente Five, continuando a camminare senza nemmeno voltarsi a guardarla.
Il primogenito la trascinò senza dire nient'altro per il resto del percorso. Ben presto, i due arrivarono alla camera di Chloe.
Il ragazzo spalancò la porta e sospinse la sorella all'interno. Entrò quindi a sua volta, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo sordo.
Indicò la scrivania e le disse severamente "Seduta."
La ragazzina, vedendolo così determinato, decise di obbedire senza fare storie. Raggiunse velocemente la scrivania e si sedette ad essa.
Il ventenne recuperò il deck della ragazza e con malagrazia lo smollò sulla scrivania, disponendo le carte dinnanzi a lei.
"Queste sono le carte del tuo deck. Voglio che studi tutti gli effetti, dal primo all'ultimo. Mostri, magie, trappole." le ordinò.
"Ma..."
"Silenzio!" la interruppe "Non voglio più vedere duelli disastrosi come gli ultimi due!"
La dodicenne annuì debolmente e senza dire null'altro prese la prima carta e cominciò a leggerla.
Five fece un passo indietro e le diede le spalle, cominciando a muoversi verso la porta.
La aprì, ma prima di varcarla si voltò nuovamente verso la sorella, dicendole "E non mentirmi mai più. Sono stato chiaro?"
"Sì, fratellone. Chiarissimo." rispose, senza togliere gli occhi dalla carta.
Il mentore non disse null'altro, si limitò a voltarsi e ad uscire dalla stanza, lasciando Chloe da sola.
Passò qualche minuto. La fanciulla ci provò, ci provò davvero a studiare gli effetti delle sue carte.
Ma era noioso. Molto noioso.
Sospirando pesantemente, la ragazza appoggiò alla scrivania la carta che stava leggendo, ovvero Bambolaombra Riccio, e si abbandonò sulla sedia.
Si alzò e si guardò intorno, decidendo poi di prendere una boccata d'aria.
Uscì così sul balcone, dando un'occhiata alla casetta per uccelli. Con enorme gaudio, notò che il suo amico uccellino era tornato.
"Ehi, piccolino." tubò verso di lui, avvicinandosi lentamente.
Il piccolo animale la guardò ma non percependo alcuna minaccia decise di non volare via, lasciandola avvicinare.
Quando fu abbastanza vicina, la fanciulla si mise ad accarezzarlo e cominciò a confidare al volatile tutti i suoi problemi.
Gli parlò della nostalgia per casa Tsukumo, del fatto che avesse deluso il fratello, di come si sentisse inadeguata a ciò che le stava venendo messo sulle spalle.
Il suo amico piumato era un buon ascoltatore, che stava fermo immobile a farsi fare le coccole.
E così, la ragazzina che avrebbe dovuto studiare, stava invece giocando con l'uccellino.
Nel frattempo, Five si era recato a grandi passi verso la camera di Three, certo di trovare il fratello lì.
Come l'ebbe raggiunta bussò, aspettando risposta.
Risposta che non tardò ad arrivare "Chi è?"
"Sono Five. Apri subito."
Il tono del maggiore non ammetteva repliche e Three sapeva bene che era meglio non contraddirlo quand'era di quell'umore.
Il terzogenito aprì la porta e lo fece accomodare in camera, per poi chiedergli "Sei qui per parlare di quella cosa?"
"Sì, ovviamente."
"Senti, non è come sembra..."
Il mentore alzò un sopracciglio, domandando "Ah no? Non è come sembra?"
Incrociò le braccia e guardando severamente il fratello minore aggiunse "Perché a me sembra che tu abbia nascosto una verità che conoscevi. E sai che detesto che mi si nascondano le cose."
"Ascolta, si era confidata con me. Non potevo tradire la sua fiducia andando a spifferare tutto."
"Avresti dovuto. Avresti fatto il suo bene." insistette il maggiore.
"No!"
Nel pronunciare quell'unica parola, Three aveva stretto i pugni e aveva alzato lo sguardo fino ad incrociare quello di Five. Non aveva urlato, ma per la prima volta aveva alzato la voce.
"Non è questo essere un buon fratello!" esclamò "Essere un buon fratello significa fidarsi dei propri familiari! Spronarli a fare la cosa giusta, e aiutarli durante il percorso! E non scegliere per loro!"
Quella reazione del quindicenne era riuscita a prendere il primogenito di sorpresa, il quale rimase di stucco quel tanto che bastava per permettere al ragazzo di continuare.
"So che vuoi proteggerci. E ti sono grato per questo, dico sul serio! Ma non puoi tarparci le ali! Non puoi decidere tu per tutti!"
Five sospirò, replicando "Ora stai parlando di Chloe... o di te?"
Three scosse la testa, per poi dire semplicemente "Devi avere fiducia in noi, Christopher."
Il ventenne non rispose. Non disse più nulla, si limitò a voltarsi e a dirigersi verso la porta.
"Ehi! Dove vai?" lo richiamò il quindicenne.
"Questa conversazione è finita." rispose "Ricorda solo che sono disposto a tutto per proteggere questa famiglia, che a voi piaccia o no."
E con quelle parole uscì dalla stanza.
Una volta all'esterno della camera, il primogenito cominciò a percorrere i corridoi.
Fu proprio mentre vagava tra i meandri della tenuta che incontrò una faccia familiare.
"Ehi, Five." lo chiamò.
Si trattava di Four, che stava camminando verso di lui con andatura decisa.
"Che vuoi?" disse brutalmente, non essendo dell'umore di sorbirsi le stronzate del fratello minore.
"C'era il maggiordomo che tremava come una foglia. Normalmente non si spaventa così tanto quando interagisce con te." ridacchiò il biondo "Che è successo?"
Il ventenne non aveva interagito con Manny, però ragionò che probabilmente l'aveva incrociato per caso nei corridoi senza accorgersene. Dopotutto, preso com'era dalle sue vicende, ci stava che non se ne fosse accorto della sua presenza.
"Diciamo che ho avuto qualche piccolo problema con la mia allieva." disse semplicemente.
"Ah, la bamboccia. Ti sta dando dei grattacapi?" ridacchiò il diciottenne.
"Abbastanza." rispose laconico.
Il secondogenito, che sembrava essersi completamente dimenticato della lavata di capo che si era subito poco prima, incrociò le mani dietro la testa e guardò l'altro con espressione sorniona.
"E dove vai di bello adesso? Vai a darle una bella strigliata?" ridacchiò ancora.
Mantenendo in volto un'espressione seria e senza cambiare la propria inflessione di voce il primogenito rispose "Prima devo fare una cosa per Tron. Poi sì, andrò da lei."
"Ottimo. Vuoi che ti presta la cinghia?"
"No. Però prega che abbia studiato come le ho detto di fare, altrimenti è la volta buona che l'ammazzo." rispose, per poi scostare Four e procedere nel corridoio.
Il diciottenne rimase lì, fermo e stupito. Five era veramente di pessimo umore, l'aveva visto raramente in quel modo.
Era praticamente tutto il giorno che era così e forse un po' gli dispiaceva per la sorella.
"Ma guarda te cosa mi tocca fare." sospirò, per poi dirigersi verso la camera di Chloe.
Il ragazzo raggiunse la stanza velocemente e lì semplicemente entrò, senza stare a bussare.
"Chloe, sono io." disse, guardandosi intorno.
Ma la ragazza non era in camera. Four non poteva crederci, quella marmocchia non poteva essersi allontanata mentre doveva studiare. Nemmeno lei poteva essere così stupida.
Infatti non si era allontanata, non più di tanto almeno. Il diciottenne sentì dei rumori provenienti dal balcone.
Si affacciò alla finestra e vide che la ragazzina stava coccolando un uccellino.
Con un pesante sospiro sussurrò "Incredibile. Ha solo dodici anni, eppure pensa già agli uccelli."
Fatta quella battutaccia, il ragazzo uscì effettivamente sul balcone. Come l'ebbe fatto, la bestiola percepì la sua presenza e volò via.
Chloe si voltò di scatto e si trovò così il fratello davanti.
"Ma guarda, abbiamo scoperto un nuovo modo per studiare. Fare le coccole ai volatili." rise il ragazzo "Un metodo veramente innovativo, mi domando perché non lo usino in tutte le scuole."
La dodicenne, diventando rossa come un peperone, si avvicinò a lui guardandolo imbarazzata.
"Ti prego, Tommy. Non dire nulla a Chris."
Quella frase ebbe il potere di lasciarlo completamente attonito. Dove aveva sentito lei i loro veri nomi? E chi le aveva dato il permesso di chiamarlo Tommy?
Cercando di reprimere la rabbia che gli salì per un attimo nel petto, si limitò a dire "Four. O al limite Thomas. Mai con dei vezzeggiativi."
Ciò detto aggiunse "E comunque stai tranquilla. Non sono uno spione, non è nel mio stile."
Lei gli rivolse un timido sorriso, dicendogli "Oh, grazie."
Lui allungò una mano e le scompigliò i capelli, dicendole "Nessun problema, sorellina. Qualsiasi cosa per te."
Abbassò la mano, per poi aggiungere però con un sorrisetto "A proposito... io qualche carta la studiarei se fossi in te. Five tra poco verrà qui."
La ragazza si congelò sul posto, con quella rivelazione che cadde su di lei con la forza di un macigno.
"Sta arrivando?! Ma come faccio a studiare tutte queste carte in così poco tempo?!"
"Questo non è un problema mio. Ambasciator non porta pena." ridacchiò l'altro, per poi voltarsi e tornare all'interno della camera.
Chloe lo inseguì velocemente e prima che raggiungesse la porta per uscire dalla stanza gli afferrò un polso con la mano.
"No, ti prego. Dammi una mano. Per favore." lo implorò.
Four si liberò con uno strattone dalla presa, per poi guardare la sorella e dirle semplicemente "No. Responsabilità tua. Il problema l'hai creato tu, lo risolvi da sola."
Raggiunse la porta ma prima di varcarla le rivolse un sorrisetto beffardo aggiungendo anche "Consideralo un prezioso insegnamento per il futuro. Un giorno mi ringrazierai."
Ciò detto si allontanò, lasciando la fanciulla al destino imminente.
Terrorizzata all'idea di mettersi di nuovo nei guai con Five, Chloe si gettò sulla scrivania, e cominciò a leggere quante più carte possibili.
La ragazza leggeva velocemente, facendo scorrere gli occhi prima su una carta poi su un'altra. Le faceva passare, una ad una, ma non riusciva a memorizzare nulla.
Poco dopo, la porta si aprì delicatamente. Soltanto da quello la dodicenne capì già chi stesse entrando: Four entrava come una furia, Manny e Three avevano l'accortezza di bussare, e questo lasciava una sola opzione.
Quando si voltò a guardare chi fosse giunto, infatti, la fanciulla vide che si trattava proprio di Five.
"Fratellone... scusa, non ti ho sentito arrivare, ero troppo impegnata a studiare." disse, deglutendo.
Il primogenito la guardò e si avvicinò alla scrivania, chiedendole "Quindi stavi studiando veramente?"
Lei annuì, mormorando "Sì, certo che stavo studiando."
"Hai studiato tutto il tempo?"
"Sì, sì. Non ho perso un secondo."
Stupito da tanta solerzia, il mentore decise che era giunto il tempo di mettere alla prova la sua allieva. Si sedette accanto a lei, prendendo tra le mani le carte del suo deck.
"Che fai?" gli domandò nervosamente.
"Ti interrogo, naturalmente." rispose semplicemente lui.
Il tono del maggiore non era il suo solito tono neutro, la ragazza poteva percepire chiaramente che fosse ancora arrabbiato. Decisamente non era stata una buona idea.
Incapace di rimangiarsi quanto appena detto, rimase lì in attesa nella speranza di poter rispondere a qualche domanda.
Five prese in mano una delle carte e domandò "Dunque... illustrami l'effetto di Bambolaombra Riccio."
La fanciulla ci pensò un po' su, poi rispose "Ehm... è che quando viene evocata per scoperta può distruggere un mostro?"
"No, quello è l'effetto di Bambolaombra Squamata."
Il ventenne fece diverse altre domande ma la ragazza non seppe rispondere a nessuna di esse. In alcuni casi rispose con una carta anzi che con un'altra, altre volte si inventò proprio gli effetti di sana pianta e in altre fece scena muta.
Il mentore sospirò, dicendole "Se avessi risposto così al mio tutore ai tempi della scuola mi avrebbe preso a bacchettate sulle dita."
Si alzò, rimettendo il deck sulla scrivania e guardando Chloe con estrema severità.
"Fratellone..."
"Silenzio!" la interruppe "Mi sembra chiaro che tu non abbia studiato affatto!"
Debolmente Chloe annuì, dicendo sommessamente "Sì, è vero. Non ho studiato."
"E anziché ammetterlo hai preferito mentirmi. Di nuovo."
Quella frase fece gelare il sangue nelle vene della fanciulla. Era evidente che Five era molto deluso dalla cosa.
"Hai la tendenza a mentire, ed è una cosa che non mi piace per niente. Hai mentito sulla tua malattia e hai mentito sugli studi. Due giorni fa mi hai detto di essere una brava duellante. Puoi dire qualcosa che sia la verità, una volta tanto?"
Dopo aver parlato così severamente, aggiunse anche "Se continui a mentirmi non potrò mai fidarmi di te."
Non attese risposta, si voltò e tornò verso la porta.
La dodicenne non disse nulla, troppo avvilita. Guardava per terra, affranta di ciò che aveva fatto.
Prima di uscire, Five disse "Hai tempo fino l'ora di cena per imparare qualcosa, altrimenti mi vedrai veramente arrabbiato. E credimi che non hai ancora visto nulla."
E così si allontanò, lasciando la sorella con i propri pensieri.
Dopo essere uscito, Five attraversò i corridoi della villa per svolgere la sua seguente mansione.
Fu mentre vagava che incrociò per puro caso, per l'ennesima volta in quella giornata, il caro Four.
Non lo degnò di uno sguardo, si limitò a procedere sulla propria strada.
Il diciottenne, dal canto suo, notò le pesanti ombre che offuscavano il volto del fratello maggiore. Era chiaro ai suoi occhi che il suo cuore fosse uscito appesantito dalla vicenda, e non alleggerito come si augurava.
Sospirando, il secondogenito cominciò a muoversi di nuovo verso la camera della sorella. Era stanco di andare in quel posto, ma era più forte di lui.
Voleva assicurarsi che stesse bene. Five era veramente arrabbiato e se c'era una cosa che Four sapeva bene è che il fratello maggiore sapeva essere molto più crudele rispetto a lui.
Un po' si era legato a quella bamboccia e gli sarebbe effettivamente dispiaciuto trovarla in un lago di sangue.
Non che Five fosse un violento, solitamente non lo era. Tuttavia era veramente molto arrabbiato e il ragazzo temeva che potesse aver perso la testa.
Ci mise poco a raggiungere la sua destinazione e quando fu dinnanzi alla porta esitò un attimo ad entrare.
Perché si stava preoccupando così tanto per lei? Lui era Four. Il campione continentale, il cacciatore di numeri. Non era lì per fare da balia a una ragazzina. Non poteva cavarsela da sola?
Non era affar suo, lui doveva girare i tacchi e tornare ai propri impegni. Che quella mocciosa si arrangiasse. Eppure, perché non lo faceva? Perché era fermo davanti alla porta e non se ne andava?
"Oh, al diavolo!" disse mettendo una mano sulla maniglia ed entrando di scatto.
Il diciottenne fece il sio ingresso nella stanza, avendo però cura di nascondere la propria preoccupazione dietro a uno dei suoi soliti sorrisi beffardi. Dopotutto, non poteva certo far vedere alla sorella le proprie debolezze.
A differenza di quanto si sarebbe aspettato, però, non la trovò sulla scrivania a studiare. Era invece coricata nel letto, dando le spalle alla porta.
Il ragazzo sospirò, ritenendo incredibile che perfino in quella situazione lei preferisse poltrire piuttosto che studiare. Tuttavia capì ben presto che le cose non erano come apparivano. Avvicinandosi al letto, infatti, cominciò a sentire un singhiozzo.
Era a malapena udibile ma Four capì cosa stesse accadendo: la fanciulla stava piangendo sommessamente.
"Ecco, sta di nuovo frignando." disse tra sé e sé, avvicinandosi ancora.
Come le fu accanto, il secondogenito si sedette accanto a lei, ai piedi del letto.
"Senti, so che Five sa essere molto severo... ma stare qui a frignare non risolverà nulla." le disse, con un tono che ricordava una ramanzina ma allo stesso tempo celava una sorta di affetto fraterno.
La dodicenne non rispose, continuando invece a singhiozzare.
Four sospirò di nuovo, poi decise di dire "Guarda che sgridava sempre anche me quando non facevo i compiti. Non è così grave."
"Non è solo questo..." mormorò la dodicenne.
"Perché? Che altro c'è?"
La ragazza cercò di rispondere, ma un altro flusso di emozioni le colmò la gola, facendola scoppiare nuovamente a piangere, molto più forte.
Così si mise a sedere e senza pensarci si gettò con le braccia al collo del fratello maggiore, stringendosi a lui.
Il ragazzo dal ciuffo biondo fu assolutamente sorpreso da una simile reazione, non se l'aspettava minimamente e non aveva idea di come reagire.
Rimase mezzo imbambolato come uno dei suoi burattini, incerto sul dà farsi.
Dopo qualche secondo di esitazione, mise le proprie braccia attorno alle spalle della sorella e la avvolse in un abbraccio.
Quel contatto confortante fu quanto serviva a Chloe per cominciare a rilassarsi, qual tanto che bastava per riuscire quantomeno a parlare.
Le parole, accompagnate dalle lacrime, uscirono dalle sue labbra come un fiume in piena. Disse a Four tutto, dall'inizio alla fine. Dei disastrosi duelli, di tutte le bugie che aveva detto, di quanto non fosse stata brava nello studio e soprattutto tutta la questione legata alla malattia.
Come ebbe finito di parlare, il diciottenne rimase allibito. Non poteva credere che quella ragazzina avesse tenuto nascosta a Five una cosa simile. Ma davvero erano imparentati?
"Adesso Christopher mi odia..." mormorò la ragazza.
"Ma no, non dire così." le rispose Four "Io lo conosco bene il nostro fratellone. E vero che quando si arrabbia incute timore, ma poi gli passa. È sempre stato così."
"Davvero?"
Il ragazzo dal ciuffo biondo annuì, aggiungendo "Certamente. Con tutto quello che ho combinato sennò mi terrebbe il muso a vita."
Chloe si sentì un pochino confortata, ma poi un altro pensiero le avviluppò la mente, rendendola di nuovo triste.
"Anche Michael è arrabbiato con me." mormorò "L'ho messo nei guai."
Il maggiore si immaginò Three con il broncio che non parlava più alla sorella. E gli venne da ridere.
"Three? Sei seria?" ridacchiò.
"Sì! Non c'è niente da ridere!"
"Oh, c'è parecchio da ridere. Tu credi davvero che Three sia capace di tenerti il broncio? Tra qualche ora non si ricorderà nemmeno più che avete litigato."
Delicatamente, il secondogenito la allontanò da sé e la guardò negli occhi tenendogli le mani sulle spalle.
"Sai cosa puoi fare ora per rendere orgoglioso Five?" domandò.
"No. Cosa?"
"Studiare. Studiati bene gli effetti delle tue carte e vedrai che lo renderai fiero di te."  le disse, accennando un sorriso.
Quel dettaglio di cui lo stesso Four non si era reso conto non sfuggì agli occhi di Chloe. Non era uno dei suoi soliti sorrisetti beffardi, era un sorriso genuino, il primo che la ragazza gli avesse mai visto fare.
"Ma io non sono capace..." si lamentò lei.
Four la guardò con determinazione e le disse "Se il fratello con cui sei cresciuta ha imparato a duellare... credimi che può riuscirci chiunque, perfino tu."
"Ehi! Yuma è bravo!" esclamò la fanciulla.
Il diciottenne aveva dei seri dubbi su tale affermazione ma non volendo demolire completamente la sorella si limitò a dire "Lo è diventato col tempo. Quindi puoi farcela anche tu."
Si alzò e fece qualche passo verso la scrivania, per poi voltarsi verso di lei e aggiungere "Naturalmente per diventare un campione del mio calibro ce ne vuole. Quella è un'impresa che pochi umani potrebbero realizzare. Ma a diventare una duellante decente... quello puoi farlo."
"Sicuro?"
Lui annuì, per poi recuperare il deck della fanciulla e tornare a sedersi sul letto accanto a lei.
Le porse le carte e le disse "Forza. Ti do una mano a studiare."
La ragazza fu veramente colpita da quel gesto, sapendo cosa significava da parte sua aiutarla in qualcosa. Si asciugò le lacrime e con una nuova determinazione negli occhi prese in mano le carte, pronta a dimostrare a Five il proprio valore.

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