Davanti una statua

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Le nuvole corrono veloci nel cielo e Katsuki sembra rincorrerle mentre si spara, grazie alle sue esplosioni, contro l'ennesimo villain.

A sovrastare il rumore degli scoppi che lo sospingono in avanti con forza, c'è una voce che lo incita, gli dice che è il migliore e che crede in lui.

Parole vere a metà che però non vengono da fuori, ma da dentro di sé, proiettate dalla sua mente. Ricordi che a tratti avrebbe voluto dimenticare, ma che si tiene stretto come se fossero la sua unica ancora di salvezza in quel mondo senza di Lui.

«Aspettami Dynamight.» gridava a qualche metro di distanza sotto di lui, l'amico che ancora lo tollerava, quella roccia che nonostante tutto non lo aveva abbandonato.

Non gli rispose, non lo faceva mai. Lo ignorava nella speranza di essere lasciato a sé stesso, ma imperterrito lui tornava al suo fianco e lo spingeva avanti, in quella vita vuota, fatta solo di memorie che gli facevano solo del male.

Il ricordo peggiore lo investiva come un treno, ricordandogli che non era più al suo fianco, non era alle sue spalle per incitarlo a fare meglio, a spingerlo ad essere il migliore.

Il fumo saliva veloce, portato dalla corrente che annunciava pioggia e Katsuki vi si stava per immergere dentro.

Metà dell'edificio stava per crollare, proprio come quella volta.

La distruzione che aveva portato era fatta di polvere e sangue, quasi la riesce ancora a vederla macchiare la sua pelle, irritargli il naso e sente ancora le lacrime che iniziano a rigargli le guance.

Con un esplosione più forte arriva al palazzo, una trentina di piani che sta per crollare sugli sventurati che lo stanno ancora evacuando e gli eroi che li stanno aiutando.

Riesce ad arrivare giusto in tempo prima che le ultime colonne che lo sorreggevano si spezzassero, lo colpisce con tutte le esplosioni che riesce a creare nel minor tempo possibile. Cerca di ridurlo nei pezzi più piccoli possibili.

Non sempre ci riesce, alcuni pezzi di macerie sfuggono al suo controllo, ma si assicura sempre che cadano in posti lontano dai civili o in luoghi già danneggiati, quando non si accorge troppo tardi che un pezzo, non troppo grosso, ma abbastanza per fare danni, sta precipitando verso l'unico luogo in cui non avrebbe dovuto.

Ormai il più grosso del lavoro era stato compiuto e alcuni eroi avevano provveduto a prendersi carico del resto dei calcinacci, così, con un'esplosione che gli fece esplodere una vena nel braccio per l'uso eccessivo di nitroglicerina, volò per per sbriciolare quel pezzo che stava per atterra nella piazzetta adiacente, esattamente su una statua ancora ricoperta di fiori.

La forza che usò nell'esplosione per distruggere il masso, non su chissà quanto forte e non fu abbastanza potente per rallentare la propulsione con cui si era lanciato, così quando il pezzo di cemento si ruppe, il suo corpo venne colpito dai detriti che lui stesso aveva creato.

Il fianco gli si squarciò, aprendogli una ferita sanguinolenta che gocciolò copiosamente fino a quando il suo corpo non atterrò a pochi metri dalla statua di un eroe caduto.

Deku, con quel sorriso che lui aveva imparato a conoscere dalla tenera età, lo stava guardando felice, un pugno alzato come il loro amato idolo.

Era così simile all'originale che anche se lo avesse voluto dimenticare, cancellare dalla sua memoria come se non fosse mai esistito, quella statua glielo avrebbe sempre fatto tornare alla mente.

Una ghirlanda di fiori era caduta per colpa dello spostamento d'aria.

Si affrettò a raddrizzarla, stando ben attento a non macchiarla con il sangue che ormai stava imbrattando i ciottoli della piazza.

«Scusami Izuku.» gli disse sottovoce, rivolgendo un sorriso che mai nessuno aveva visto sul suo volto.

Le gambe gli cedettero, ma tenne la schiena ben dritta, così da vedere quel volto, mentre la voce di Eijirou gli arrivava alle spalle, piena di apprensione.

Le gambe gli cedettero, ma tenne la schiena ben dritta, così da vedere quel volto, mentre la voce di Eijirou gli arrivava alle spalle, piena di apprensione

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Rostig RotWhere stories live. Discover now