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Tutto era già cominciato prima.
La prima riga della prima pagina di ogni racconto si riferisce a qualcosa che è già accaduto fuori dal libro.

-Italo Calvino.

La mia penna percorre con movimenti fluidi la carta bianca, mettendo per iscritto i miei pensieri e facendo divenire parole, frasi e racconti le mie emozioni.

Ho un diario segreto da quando ho dodici anni.

Ho sempre amato averne uno poiché mi permetteva di parlare con qualcuno di tutto ciò che sentissi e provassi, senza che ne fosse mai annoiato. Adoro parlare con le pagine bianche, perché queste non possono giudicarmi. Stanno lì ad ascoltarmi, pronte ad accogliere i miei pensieri, le mie paranoie e i miei sentimenti senza mai criticare.

È liberativo mettere per iscritto tutto ciò che provo. Mi da un senso di sollievo e di sfogo talmente intenso da farmi sentire una persona nuova.

Scrivo infatti in ogni momento della mia giornata: quando sono felice, per cristallizzare la mia gioia, quando sono triste, per sfogare il dolore che mi tormenta, e quando sono annoiata, in modo da ingannare il tempo con una delle cose che amo più fare.

Proprio per questo, nel momento in cui termino di scrivere l'ultima parola e chiudo il diario, increspo le labbra in un sorriso e rilascio un sospiro.

Il momento di pace e sollievo appare però fin troppo fugace per permettermi di assimilarlo al meglio, poiché la voce della governante mi riporta alla realtà:

«Signorina Elle, sua madre ha detto che tra quarantacinque minuti arriveranno gli ospiti.»

La figura bassina di Sarah, la nostra governante, si affaccia dalla porta della mia camera.

Sgrano gli occhi. 

Di già?!

Mi sollevo con uno scatto dal pouf rosa sul quale ero comodamente seduta a scrivere il mio diario fino a pochi secondi fa e ringrazio velocemente Sarah.

Oh, cazzo. 

Sono letteralmente in pigiama e tra meno di un'ora arriveranno gli Adams.

Ci riuniamo tutti i venerdì sera da ormai due anni, e- nonostante sapessi benissimo che questa sera ci saremmo visti- non avevo tenuto conto di quanto scrivere mi rendesse impossibile tenere un fermo controllo sul tempo. 

Quando mi sono messa a scrivere era ancora giorno, mentre adesso...

Lancio un'occhiata fuori dalla finestra. 

Porca miseria!

E' sera. E' dannatamente sera e io ho perso completamente la cognizione del tempo. 

Sbuffo sonoramente, applicando un suono abbastanza simile a quello di un orso polare appena risvegliatosi da un letargo, e mi precipito nel mio bagno personale. 

Mi libero della tuta che ho indosso e mi fiondo all'interno della doccia, cercando di lavarmi il più in fretta possibile. 

Sono una ritardataria patologica.

Non riesco mai a essere in orario, per nessuna cosa e nessun evento e, Dio, odio quest'aspetto di me. 

Mi sciacquo in fretta, lavando anche i capelli.

Una volta finito, le ciocche bionde mi ricadono bagnate sulla schiena nuda, e l'aria fresca di ottobre mi investe all'istante. Diversi brividi si diffondono lungo la mia spina dorsale e mi costringono a infilare velocemente l'asciugamano e a dirigermi nuovamente nella mia camera. 

Fire hearts Where stories live. Discover now