Capitolo 1

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Era un giorno d'estate e l'unica fonte d'aria era il ventilatore in camera di Clary che le muoveva i capelli biondo cenere da destra a sinistra.
I suoi non si erano fatti vivi per tutta la giornata.
Erano andati a chiamare qualcuno che potesse aiutarla,dicevano.
Ma lei non aveva bisogno d'aiuto,almeno credeva,aveva bisogno di starsene in pace per un po',solo questo.
Chiuse il libro che era intenta a leggere e si mise ad ascoltare la musica.
Breathe.Pink Floyd.
Amava quella canzone,soprattutto di sera quando si metteva in terrazza a guardare le stelle.
Non stava bene, ma a lei non importava.
Aveva nascosto tutto quel dolore per anni e i suoi se ne resero conto solo quando tentò il suicidio tagliandosi la gola.
Non si uccise,nessun danno, solo una cicatrice biancastra che stava lì da settimane ormai.
I medici che la medicarono dissero che era stata fortunata.
Poteva rimanerci.
«Era quello lo scopo.»
Pensava Clary.
I suoi genitori arrivarono per l'ora di cena.
'Domani vieni con noi e ti portiamo in un posto che ti farà star meglio'disse il padre mentre si toglieva le scarpe.
'Che posto è?'
'Lo vedrai'
Lasciò stare, si fidava dei suoi e qualsiasi posto era di sicuro era meglio di starsene rinchiusi dentro casa.
Per cena sua mamma aveva fatto della pasta e della carne tonnata.
Una delle poche cose che si mangiava volentieri.
I genitori guardavano la figlia come se vedessero un morto a tavola:avevano paura.
Paura del domani,paura di ritrovare la figlia con la gola tagliata di nuovo.Facevano incubi la notte e molto spesso sentiva sua madre alzarsi e aprirle la porta della camera per vedere se stesse bene, se stesse ancora dormendo o meglio, se stesse ancora respirando.
C'era silenzio.
Nessuna conversazione.
Solo,silenzio.
Clary pensava,pensava troppo.
Ecco un altro suo difetto.
Si immergeva nei suoi pensieri e non ne usciva mai intera.
Soprattutto di notte.
Finita la cena Clary se ne tornò in camera,prese le cuffiette e andò in terrazza ad aspettare che il cielo si facesse abbastanza buio da poter vedere le stelle.
Fin da piccola pensava che in ognuna di quelle stelle ci fosse una persona,e quindi una storia diversa,una vita diversa.
'Clary!' ...
Si girò di scatto.
Non c'era nessuno.
Andò dai suoi genitori quasi impaurita aspettandosi già la risposta.
'Mi avete chiamato?' chiese un po' timidamente.
'No..'
'ah..' rispose e fece per andarsene.
'Sono ancora le  voci vero? Clary, non ce la faccio più a vivere con questo pensiero...' disse la mamma cercando di nascondere il groppo in gola.
'Scusa..' sussurro la figlia, come se fosse una colpa.
La madre la guardò,ma non rispose.
Clary ci era abituata alle voci.
Solo poche volte ha avuto così tanta paura che si mise a piangere.
Una volta,era in cameretta e sentì sua mamma gridare,gridare fortissimo,un suono sussurrato,ma forte,assurdo,inspiegabile.
Si mise a correre verso la madre che appena la vide iniziò a chiederle che fosse successo ma lei scoppiò a piangere.
Da quella volta,forse,la madre iniziò a preoccuparsi della figlia.
Si fece finalmente buio e le stelle brillavano nel cielo.
Spense la luce esterna in modo tale da poterle veder meglio.
Si mise su un divanetto che aveva messo apposta per guardare il cielo di notte e si mise le cuffiette.
Pace.Era questa la pace.
Sempre che esistesse un posto dove poteva stare in pace.

«u r my falling star»Where stories live. Discover now