Capitolo 7

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L'osservava di sottecchi mentre mangiava la sua cena. La ragazza era andata in cucina e aveva trasfigurato della frutta in un pasto succulento e invitante. Ma lui non aveva detto niente, non l'aveva insultata, non l'aveva ringraziata. Era rimasto in silenzio tutto il tempo, stranamente in silenzio. Hermione avrebbe voluto che lui dicesse qualcosa, qualunque cosa, persino uno di quegli insulti che solo lui riusciva a far ancora uscire dalla sua bocca, la sua bocca... Hermione avvampò.
In quel momento era così timorosa di ogni cosa che anche un minimo soffio di vento avrebbe potuto scaraventarla dall'altra parte della stanza. Lui era seduto sulla scrivania e lei sul letto, si erano scrutati con lo sguardo quando credevano che l'altro non potesse vederli ma non si erano mai guardati apertamente per tutto il pomeriggio e gran parte della sera. I genitori di Hermione avevano deciso di uscire a cena e avevano chiacchierato con la loro bambina per minuti interi prima di lasciarla andare, finalmente. Lei era molto contenta che avevano deciso di prendersi del tempo del loro, erano anni che pensavano sempre a lei per prima. Dopo che la figlia gli aveva restituito la memoria erano stati molto fieri di lei, l'avevano abbracciata fortemente e avevano versato lacrime e lacrime di gioia e tristezza. Inizialmente Jane Granger si era infuriata con la figlia e le aveva tenuto il muso per parecchi giorni, ma quando Hermione, con le lacrime agli occhi, le aveva riferito cosa l'aveva spinto a farla e cosa era veramente successo dopo, l'aveva perdonata senza ripensamenti.
-Puoi dirmi qualcosa per favore?- gli disse ormai esasperata lasciando cadere la forchetta sul piatto, che provocò un fastidioso rumore metallico.
-Cosa vorresti sentire Mezzosangue? Che la tua camera fa schifo?- lei si alzò infuriata e lo raggiunse in pochi passi. Lo fronteggiò con le mani sui fianchi e un'espressione seccata in volto.
-Non mordere la mano che ti nutre furetto!- rispose incrociando poi le braccia sotto il seno.
Si azlò anche lui e la sovrastò di qualche centimetro. -Non chiamarmi così e vedrai che non morderò niente...-
-È una minaccia?- domandò lei per niente spaventata. Lui ghignò e distolse lo sguardo, lo fece vagare per tutta la stanza e poi tornò a guardare i suoi occhi ambrati. Si sporse un poco verso di lei e poi deviò il suo corso fino al suo lobo -È più che altro un avvertimento.- le sussurrò facendole venire i brividi.
-Non ho avuto paura di Voldemort e credi che abbia paura di te?! Non è così...- rispose guardandolo attentamente, attenta a non cedere al richiamo implorante delle sue labbra che agognava di sentire ancora sulle sue.
Lui sorrise divertito e poi iniziò a camminare per la stanza. -Se fossi in te non ne sarei così sicura... posso farti del male, seriamente e senza rimpianti.- il suo tono era deciso, gelido come un'inverno pieno di vento e neve.
-Non lo faresti mai.- rispose lei sicura andando verso l'armadio per prendere un pigiama.
-Non ci scommetterei.-
-Piantala Malfoy! Sai benissimo che se mi facessi del male ti denuncerei al Ministero e a quel punto andresti ad Azkaban senza ulteriori deviazioni. Non sei nella posizione ideale per minacciare la gente, Malfoy...- si voltò verso di lui alla fine, gli occhi ambrati lucidi che lo scrutavano: cercavano un segno di cedimento, qualsiasi segno che le avrebbe fatto capire che era ancora il ragazzo con cui era andata a letto. Lui sostenne lo sguardo distante e solo dopo lunghi minuti lo distolse per osservare i disegni intricati del pavimento, vagamente interessanti.
-Mi denunceresti dopo che hai fatto di tutto per salvarmi?- ed ecco la provocazione. Eccola lì la stoccata finale. Hermione lasciò cadere le barriere e iniziò a piangere. Si accovacciò a terra lasciando cadere il pigiama e si prese il viso tra le mani. Perle argentate fuoriuscivano a fiotti dai suoi occhi, finalmente libere. Draco le si avvicinò, improvvisamente, incapace di fare qualunque cosa. Si accovacciò accanto alla ragazza e le posò una mano sulla spalla. Lei alzò di scatto il viso e incrociò i suoi occhi plumbei da cui non traspariva alcuna emozione.
Incapace di resistere ancora si buttò letteralmente tra sue braccia, rischiando di farlo cadere all'indietro. Lui si puntellò sui talloni e l'accolse tra le sue forti braccia, iniziando ad accarezzarla dolcemente. Hermione soffocò il viso nel suo petto e continuò a piangere. Ecco che tutte le lacrime soffocate durante la guerra venivano fuori, incapaci di aspettare oltre. Erano passati solo due mesi ma il dolore era ancora vivo in tutti loro. E ora lei aveva bisogno di piangere, piangere per superare il dolore.
-Non piangere...- le disse Draco un po' imbarazzato -Shh...- lei si asciugò le lacrime e smise di singhiozzare solo dopo parecchi minuti.
-Mi dispiace...- disse passando le mani sul suo torace umido delle sue lacrime -Ti ho bagnato tutto il maglione...- le mani le scorrevano su e giù incapaci di fermarsi e lui dovette afferrarle i polsi per fermarla. Si guardarono negli occhi, improvvisamente lei vi annegò dentro e lui aveva il fiato corto.
Con ancora sue le mani che le stringevano i polsi, lei si liberò della stretta e si avventò sulle sue labbra accarezzandogli il viso. Erano dolci come le ricordava ed erano di nuovo sue.
Draco dapprima era restio ad accettare il suo bacio ma pian piano si sciolse e lo ricambiò. La strinse dietro la schiena e la accarezzò mentre lei sfiorava con le dita il suo viso, i suoi lineamenti duri e il suo collo candido.
Si staccò un attimo dalle sue labbra e lo guardò un po' spaesata. La bocca ancora schiusa e il respiro corto. -Mi dispiace...- gli disse. -Non ho pensato che tu non ricordi niente...- disse scostandosi dal suo abbraccio e alzandosi insieme -Non avrei dovuto.-
Lui la lasciò andare e si alzò anche lui indietreggiando di qualche passo. -È stata anche colpa mia...-
-Beh, sono contenta di sapere che se anche non ricordi ciò che è successo qui- e che forse è un bene, pensò -non sei lo stesso arrogante di sempre...-
-Non ci sperare Granger, l'apparenza inganna.- entrambi risero e poi Hermione gli porse un pigiama dopo aver sistemato la brandina accanto al suo letto.
Il ragazzo sorrise e afferrò il pigiama prima che questo cadesse a terra.
-Puoi usare pure il bagno se vuoi cambiarti...- gli disse la ragazza infilando il cuscino in una federa color pervinca per poi adagiarla sulla brandina del ragazzo. Lui scosse la testa per nulla imbarazzato e iniziò a sfilarsi il maglione, rimanendo a torso nudo. Hermione rimase paralizzata alla vista del suo torace così ben delineato, ancora con le lenzuola in mano avvampò, diventando di un tenue color carminio cercando poi di far svanire i ricordi che le erano affiorati nella mente. Lui indossò la maglietta a maniche corte che lei gli aveva dato senza alcuna difficoltà. Era una semplice maglietta estiva color pece che lei aveva trasfigurato da un vecchio completo di suo padre largo quanto il doppio del ragazzo. Poi, senza alcun pudore, si sfilò i pantaloni rimanendo in boxer e si infilò i nuovi pantaloncini blu notte sotto lo sguardo pietrificato della ragazza che lo osservava con la bocca schiusa e più nulla a stringere tra le mani.
Hermione deglutì a vuoto e poi tornò a guardare quelle lenzuola che si costrinse ad osservare nei minimi dettagli per non alzare lo sguardo ancora su di lui.
Lo sentiva in piedi accanto a sé, si passò una mano tra i capelli scompigliati e si strofinò gli occhi stanchi. Anche lei doveva indossare il pigiama e si rifugiò nel bagno senza elargire alcuna spiegazione, chiudendo la porta a chiave e tornando a respirare, fuori pericolo.
Rimase nel bagno per parecchio tempo; forse aspettava tanto per dare la possiblità a Malfoy di addormentarsi e vestire i panni di un serpente innocuo dalla lingua non più tanto biforcuta. Si diede una sistemata ai capelli legandoli in una morbida treccia laterale, indossò il pigiama e si lavò i denti con l'attenzione maniacale di chi non si permette di sgarrare alle regole.
Quando finalmente si decise ad uscire, la stanza era buia, con solo la luce della luna che filtrava dalla finestra chiusa a illuminarle la strada. Malfoy era già a letto ma, a contrario di quanto lei sperava, era bello sveglio. Il braccio destro sotto la nuca e l'altro a stringere le lenzuola sul suo petto. Lo sguardo rivolto verso il soffitto, perso in nessuno e in mille pensieri.
Camminò con passo leggero fino al suo letto e si infilò sotto le coperte fredde che ancora profumavano di lui, della notte che avevano condiviso giorni prima. Era un odore piacevole, di pino e neve, un dolce profumo che sembrava accarzzarle ogni centimetro di pelle, come se lui fosse accanto a lei per abbracciarla.

Il cavaliere nero e la dama d'argentoWhere stories live. Discover now