Capitolo 10

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  Aveva mantenuto la sua promessa e ora si trovava nei corridori del San Mungo cercando la stanza dove soggiornava il suo amico. I corridoi le mostravano la strada nel candore delle loro pareti asettiche. C'erano molte porte ai lati, porte di altre stanze.
Aveva chiesto ad un paio di infermiere annoiate dove avrebbe potuto trovare Ron e le avevano indicato il terzo piano, seconda stanza a sinistra. Hermione le aveva ringraziate e ora si avviava verso le scale. Indossava un lungo cappotto nero chiuso da coppie di bottoni che gli regalavano un aspetto più sbarazzino e giovanile. I suoi pantaloni neri le segnavano le gambe allungate da un paio di modeste scarpe col tacco che aveva preso in prestito dalla madre quella mattina.
-Non capisco a cosa ti servano...- le aveva detto.
-Devo andare a fare una commissione e vorrei essere trattata come una... vera donna.- Hermione aveva allargato le braccia e poi le aveva lasciate ricadere lungo i fianchi in un modo che aveva qualcosa di simile all'esasperazione.
Jane Granger si avvicinò alla ragazza e le mise le mani sulle spalle. -Tesoro mio, tu sei una grande donna! E non saranno i vestiti a dimostrarlo agli altri...- Hermione non era mai stata avvezza a dubbi di questo calibro, non le erano mai importati i vestiti, i suoi capelli né il suo aspetto fisico in generale. Ma ora, sentiva il bisogno di essere vista per chi era davvero.
Eppure Hermione sapeva che, in una parte remota del suo cervello in cui la ragione non arrivava chiaramente, doveva dimostrarlo a lui.

-Andrò a trovare Ron più tardi.- era iniziata così la loro conversazione.
Draco stava ripiegando il suo pigiama sulla brandina e le dava le spalle. Lei ne osservava il profilo e i muscoli che si contraevano ad ogni suo movimento. Distolse lo sguardo. Continuò a riordinare alcuni libri impolverati dopo averli spolverati, dato che avrebbe riordinato l'intera casa se questo le consentiva di non dover avere alcun contatto con lui, sollevandola dall'indagine dei suoi confusi occhi plumbei.
Con le mani in tasca si ritrovò davanti alla stanza che riportava il nome di Ronald Bilius Weasley. Prendendo un lungo respiro spinse la maniglia verso il basso e aprì la porta. Ronald era perso nel suo sonno senza sogni, il braccio sinistro fasciato e lo sguardo leggermente corrucciato.
Aveva osservato quel viso per ore, durante la loro ricerca degli Horcrux, e le sembrava di non averne mai abbastanza; ora, mentre lo guardava, non vedeva più quell'amore che l'aveva accompagnata duante quegli anni, ma solo un ragazzo che stava nascondendo qualcosa. Qualcosa che poteva aiutarla a capire molte cose.
Gli scostò una ciocca rossa dagli occhi e sentì la sua pelle tiepida nel pallore del suo volto. -Ron...- mormorò più a se stessa che a lui -Che cosa hai fatto?- sapeva che lui non si sarebbe svegliato ma aveva un bisogno fisico di vederlo e di vederlo subito. L'idea di avere un amico in un letto di ospedale e non essere stata lì con lui quando quello scontro era accaduto la sopraffava. Avevano sempre condiviso tutto; tutte le battaglie, tutti i misteri, tutte le gioie e i dolori. Ma non quella volta. Hermione sentiva in qualche modo di averlo abbandonato e il senso di colpa la dilaniava.
Rimase un'ora accanto a lui, seduta su una piccola sediolina morbida a osservare il suo intero profilo, ripensando a quanto l'aveva amato superando mille ostacoli e a quanto facilmente quelle convinzioni fossero state distrutte dall'arrivo di un altro. Dall'arrivo del più improbabile tra i ragazzi.
Hermione, ora, non aveva più una certezza. Tutto era stato spazzato via per un futile errore e una sbagliata convinzione. Perché mentre guardava Ron, mentre sembrava contare ognuno dei suoi capelli rossi per distrarsi, in realtà vedeva il biondo chiaro di quelli di lui. Mentre guardava le splle larghe di Ron, dovute ad un duro periodo di allenamento a Quidditch, vedeva il profilo delle sue, più minute ma ugualmente attraenti. Draco era più magro e Hermione lo sapeva bene, aveva passato le mani sul suo corpo incessantemente, quella notte insieme.
-Signorina Granger...- una sorpresa infermiera fece capolinea dalla porta e vi entrò sorridendo alla ragazza caldamente. -Non la credevo ancora qui.-
-Mi dispiace, ma avevo bisogno di un po' di... tempo.- la ragazza si alzò dalla sedia e mise le mani nelle tasche del cappotto.
-Certamente.- rispose l'infermiera controllando con la bacchetta le condizioni di Ron avvicinandosi al letto.
-Si sveglierà?- chiese Hermione affiancandola mantenendo lo sguardo fisso sul ragazzo.
-Sì, ma il quando è ancora oscuro anche alla magia.- la ragazza annuì e poi si dileguò oltre la porta rivolgendo all'infermiera solo un cenno del capo.
Si allontanò a grandi falcate dalla stanza, percorse il lungo corridoio asettico senza mai voltarsi indietro, con le lacrime che le scivolavano prepotenti sulle guance. Se all'andata aveva preso il bus di linea e poi una passaporta magica, cercando di rimanere il più possibile fedele alle sue origini babbani, adesso, per tornare, decise di smaterializzarsi.
La sua stanza ora era il suo rifugio sicuro.
Draco stava leggendo uno dei libri della ragazza e sembrava piuttosto annoiato. Quando la sentì arrivare si voltò e i loro occhi si incrociarono. Quelli di Hermione erano ancora umidi e tristi.
Senza soffermarsi oltre, Draco si voltò di nuovo verso il libro mentre la ragazza, infastidita dal suo comportamento, si tolse la giacca e le scarpe.
-Per quanto ancora rimarrai in silenzio?- inveì contro le spalle del ragazzo, con le mani sui fianchi e il peso sul piede sinistro.
Draco si voltò lentamente e si alzò in piedi dalla sedia su cui era stata seduto fino al suo arrivo. La guardò attentamente con un'espressione indecifrabile ma un sorriso sardonico trapelava dai suoi occhi.
-Pensavo fosse quello che volevi...- rispose secco.
Hermione mantenne la testa alta, lottando contro la sua vergogna e il suo orgoglio. -Non è quello che ti ho chiesto.-
Draco sorrise. Si avvicinò di qualche passo alla ragazza mantenendo il contatto con i suoi occhi. Si avvicinò fino ad annullare quasi la distanza tra loro e poi si allontanò, verso il bagno, vi entrò e richiuse la porta dietro di sé.
Hermione sapeva di dover risolvere la situazione, non potevano andare avanti così. Lo seguì dentro il bagno spalancando la porta con rabbia. -Non puoi scappare da tutto Malfoy! Non essere codardo!- lo trovò seduto sul pavimento con la schiena appoggiata alla basca e il viso tra le mani.
-Non stavo scappando.- rispose mantenendo lo sguardo a terra.
-Sì, invece, perché sei un codardo!-
-Non sono un Grifondoro.- rispose con un sorriso sulle labbra.
-E ora capisco perché... altrimenti avresti ucciso Silente...- questa era una frecciatina bella e buona e la ragazza si pentì subito di aver lasciato uscire quelle parole senza pensarci. Lui si alzò e la fronteggiò, visibilmente infuriato.
-Complimenti, Granger! Sei riuscita anche tu a disprezzarmi!- battè le mani tra loro un paio di volte, simulando un applauso sarcastico.
-Non ti disprezzo.- rispose la ragazza vacillante.
-E allora cosa vuoi?- era terribilmente duro e crudele.
-Voglio sapere cosa ti è passato per quella cavolo di testa da quando hai riavuto i ricordi!- urlò pregando che i suoi genitori fossero al lavoro.
-È così importante?- alzò semplicemente la testa nella sua direzione ma dai suoi occhi non traspariva alcunché.
-Lo è per me!- disse indicandosi con l'indice -Abbiamo fatto l'amore!- abbassò di molto la voce nel pronunciare quella scomoda verià.
-Forse era solo sesso.-
-Forse no.- entrambi si zittirono all'istante. Hermione si sentiva più fragile che mai. Non poteva essere stato solo sesso, lui le aveva regalato attenzioni non richieste, l'aveva protetta, l'aveva amata davvero. O era davvero un gran bugiardo.
-Vuoi sapere davvero cosa ho pensato?- riprese lui dopo un po' e la ragazza annuì impercettibilmente -Mi sono sentito uno schifo! È stato stupido da parte mia, è stato tutto un errore. Da quella maledetta sera del ballo!- ora urlava lui e gesticolava in modo convulso. Orrore accompagnava le sue parole, orrore e disgusto.
-Avevi bisogno di aiuto...- cercò di rabbonirlo lei.
-No.- rispose duramente -È solo una bugia che mi sono raccontato e che ho raccontato a te. Avevo una paura immane! Ancora adesso ho paura!- fece una pausa -E hai ragione: non sono un Grifondoro, testardo e coraggioso, sempre in prima linea, ma un Serpeverde strisciante e calcolatore, uno che manda avanti gli altri per non doversi mai schierare veramente! È questa la mia vera colpa.-
-Malfoy...- iniziò Hermione muovendo un passo verso di lui, però venne interrotta dallo stesso con un secco gesto della mano.
-No! Non venirmi a dire che non è vero e che io non sono così, non voglio la tua pietà. E non voglio che la tua rabbia si trasformi in compassione. Dovresti essere arrabbiata con me e non con Weasley.-
-Cosa centra Ron?- chiese confusa.
-Centra per cose che tu non sai...-
-E allora dimmele.- lui sogghignò.
-Non spetta a me dirtele e non ne ho l'intenzione. E se proprio vuoi saperla tutta, se potessi tornare indietro non verrei a letto con te.- le lacrime solcarono le guance della ragazza -Volevo solo una scopata, non complicazioni...-
-Menti.- disse Hermione con quel briciolo di fermezza che le era rimasta. Sapeva che lui si stava sfogando, che le stava dicendo ciò che voleva sentirsi dire, per farsi odiare e nascondere un motivo, o forse più di uno, che l'avrebbe mostrato debole ai propri occhi.
Draco rise. -Forse.- si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli del tutto. -Volevi sapere ciò che penso.-
-Ho una scorta di Veritaserum datami dal Ministero, credi che abbia paura di usarla?-
-Non la useresti solo per sapere se mi è piaciuto scoparti... tienila per un caso meno disperato.- il suo linguaggio era scurrile e volgare, segno che era davvero infuriato. Ma non con lei, con se stesso.
-Tu sei il più disperato che abbia mai incontrato. Eppure adesso vorrei baciarti...- si sorprese lei stessa di averlo detto e sorprese lui, e non poco.
-No, non lo vuoi.- rispose prontamente lui -Lo credi, ma non lo vuoi. Tu vuoi Weasley.-
-Non sarei qui se volessi lui.- di questo era sicura, era troppo confusa riguardo a Ron.
-Non puoi stare con me, perciò rassegnati.- c'era qualcosa nel suo sguardo... rassegnazione? Consapevolezza?
-Perché?-
-Lascia perdere Hermione, non distruggere tutto il tuo mondo.- la sorpassò velocemente e uscì dal bagno. Impugnò la bacchetta e fece apparire quella che doveva essere la sua cena e iniziò a mangiare. La ragazza sbuffò e si trattenne dall'impugnare la bacchetta e schiantarlo contro la parete. Si sedette sulla sedia dietro alla scrivania, voltandogli le spalle e si appoggiò la testa sulla mano. Aveva ancora i capelli raccolti in quella precaria acconciatura e appena se ne ricordò, portò la mano sull'elastico e lo tirò, liberando i suoi capelli castani che ricaddero morbidi sulla schiena. Si voltò, con le sopracciglia aggrottate dalla rabbia, verso il ragazzo che aveva una strana espressione in viso e che accavallò le gambe con un po' troppa fretta. Hermine si ritrovò confusa mentre gli occhi gelidi di lui abbassavano lo sguardo sul piatto.
-Che succede?- gli chiese. Il ragazzo scosse la testa con le labbra increspate e tornò a mangiare. -Niente.- rispose.
La ragazza si alzò e si addentrò dentro il bagno sbattendo la porta dietro di sé. Malfoy prese un respiro profondo e si rilassò, rilasciando tutta la tensione che aveva accumulato in quei minuti. La sentì versare lacrime amare da dietro la porta del bagno.
Più lei cercava di nasconderle e meno ci riusciva. Lui le sentiva tutte. Ne percepiva la fragilità e la consistenza, ne assaporava il sapore e ne vedeva la scia luminosa sulle guance di lei. Era stato troppo duro. Troppo duro. Lei non lo meritava, non meritava lui. Meritava un ragazzo capace di renderla felice con un solo sguardo e un ragazzo capace di farla sentire in paradiso, come Weasley. Come in quella volta in cui avevano parlato al quarto anno. Al solo ricordo, lo zigomo destro di Draco doleva.

***Era in ritardo per l'appuntamento. Stava salendo le scale come una furia per raggiungere la Torre di Corvonero il prima possibile. Era stato lui a dargli appuntamento a quell'ora e non era stato facile convincerlo, sul principio, era bastato pronunciare il nome di Hermione per fargli cambiare idea.
Arrivato in cima lo vide appoggiato alla balaustra della Torre, gli dava le spalle, così Draco tossicchiò per rendergli nota la sua presenza e Ron si voltò di scatto.
-Sei in ritardo.- gli disse voltandosi di nuovo.
-Non è stato facile seminare Gazza.- rispose il biondo infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Ron sorrise.
-Sono venuto qui solo perché voglio essere sicuro che tu non voglia farle del male.- ribadì Ron serio, voltandosi a guardare quel volto pallido e squadrato, che sarebbe stato sempre più attraente di lui. I capelli corti che rilucevano sotto le nuvole uggiose che coprivano l'orizzonte e il suo ghigno da malefica serpe. Non poteva assolutamente competere con lui, lo sapeva.
-Non le voglio fare del male. Ti ho chiamato per chiederti un favore...-  


Il cavaliere nero e la dama d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora