La nuova vita- Parte 3

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Appena varco la porta di casa indosso subito il mio braccialetto per nascondere le ali. Durante tutto il tragitto dal mio ufficio fino a casa ho pensato a quelle dannate foto. Non ho avuto il coraggio di volare sulla pianura. In realtà evito quella zona da anni, fa male ricordare. Da quel momento ho fatto in modo di godermi ogni giorno tranquillo e gioioso che la vita mi ha donato, ma adesso è impossibile non pensare a quello che è successo.

Rimango un attimo appoggiata alla porta d'entrata. Respiro profondamente e cerco di eliminare queste foto dal mio cervello, Lilia potrebbe vedere tutto quello a cui penso solo sfiorandomi la mano. Devo sorridere. Oggi è il mio compleanno, passeremo una serata normale in famiglia e io devo essere felice come ogni giorno.

Poso la borsetta dietro ad un cappotto nell'appendiabiti e vado in cucina. Ruben sta parlando al telefono. Mi avvicino a lui, gli do un bacio sulla guancia e poi apro il frigo. Prima che tutti arrivino devo bere la mia sacca di sangue serale, mi imbarazza bere davanti a tutti, solo con Ruben riesco ad essere veramente me stessa.

<< Finito di lavorare per oggi? >> mi chiede staccando la chiamata.

Mentre svuoto la sacca di sangue in una tazza rispondo: << Per oggi si, per fortuna. Per domani è tutto in perfetto ordine. >>

<< Che hai? Sei strana. >>

Viene di fronte a me e mi stringe dolcemente tra le sue braccia.

<< Non sono strana. >> rispondo tenendo lo sguardo basso << Sono solo un po' stanca. >>

<< Faccio finta di crederci. >>

Alzo lo sguardo e osservo i suoi occhi. È tutto ancora come il primo giorno: i brividi alla schiena, le farfalle nello stomaco, quell'attrazione fisica che non riesci a controllare.

<< E' da un po' che non te lo dico, ma ti amo. >> dico sorridendogli.

Apre la bocca per rispondere, ma qualcuno suona il campanello. Ruben mi da un bacio veloce e corre ad aprire la porta, io metto la tazza in frigo, questa sera mi toccherà sparire per qualche minuto dalla cena per bere questo dannato sangue.

Aguzzo le orecchie e sento solo tre cuori che battono, niente di più. Come mai tutto questo silenzio? Esco dalla cucina e vado nell'ingresso. La porta è spalancata ma non c'è nessuno.

Sento il cuore salirmi in gola. Lentamente attraverso la porta di casa e mi guardo in torno. Non c'è nessuno. La mia mente vortica tra mille immagini: Alec, la pianura piena di croci.

All'improvviso due figure saltano dal tetto e io faccio un salto all'indietro. All'inizio mi spavento, ma quando riconosco Cat e Marcus mi tranquillizzo.

Non riesco a parlare, sento che il cuore sta per scoppiare.

<< Siete due scemi! >> urlo.

Entrambi scoppiano a ridere e mi abbracciano. Mi tranquillizzo solo quando realizzo che Alec non è nei paraggi. Ruben spunta da dietro di me sano e salvo.

<< Mi mancava farti spaventare. >> dice Cat sorridendomi.

<< Avevi ragione. >> dice Marcus a Cat ridendo << E' stato divertente. >>

<< Sarà stato divertente per voi. >> sputo arrabbiata << Ma che diamine vi è venuto in mente? Non avete pensato al fatto che mi sia passato per il cervello che a suonare il campanello era stato Alec? Siete solamente due stupidi. >>

<< Hai ragione, scusaci. Volevamo solo scherzare. >> dice Cat dispiaciuta.

<< Entrate. >> dico sorridendo ad entrambi << Prima che vi butti fuori a calci da casa mia. >>

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