La Cattedrale

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  Sdraiata sul suo letto, Asteria, faceva fatica a prendere sonno. Nonostante fosse felice di essere tornata a casa per trascorrere del tempo con i propri genitori, la ragazza appariva profondamente turbata. L'atmosfera natalizia che solitamente le faceva brillare gli occhi verdi, non sembrava colpirla allo stesso modo degli anni precedenti.

 
Quella sera si era alzata presto dalla tavola, dando la colpa alla stanchezza per il viaggio, per poi andarsi a chiudere nella sua camera. E ora lì non riusciva ad impedire ai pensieri di ritornare sul treno di Hogwarts. Più di ogni cosa le dispiaceva per la piega che aveva preso la conversazione con Sean. Alla stazione si erano dovuti salutare con quella penosa sensazione di lasciare qualcosa in sospeso, di non detto. Non avevano potuto lasciarsi con il solito affetto.


Sul treno non se l'era sentita di raccontare a Sean quel che era successo con Draco: se ne vergognava e rivangare il passato, parlarne avrebbe nuovamente aperto ferite ormai chiuse. Così aveva sviato ogni domanda di Sean.


Si girò e rigirò nel letto, spazientita. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi sentiva la voce di Sean: "Credevo che tu lo odiassi. Perché eravate da soli nello scompartimento a parlare? Asteria, non voglio darti fastidio, o costringerti a parlare, voglio solo aiutarti perché evidentemente c'è qualcosa che non va".


Ma lei aveva ostentato un silenzio che, alla fine, aveva fatto desistere Sean. Il resto del viaggio non era stato affatto piacevole.


Scacciò con decisione quei pensieri fastidiosi dalla testa e si costrinse a dormire, confortata dalle fusa sommesse di Lady Carmilla acciambellata ai piedi del letto. Eppure ecco riapparire quegli occhi azzurri dal buio della sua mente. La scrutavano, limpidi come il cielo d'estate, la imprigionavano in quei suoi sentimenti conflittuali che erano ardenti e, al contempo, gelidi. Lo sguardo di Draco Malfoy le bruciò dentro, impetuoso, per tormentarla. Il sonno di Asteria, quella notte, risultò agitato. La mattina giunse presto e ben poco gradita.


La ragazza si sentiva più stanca del giorno precedente; la notte di riposo non aveva giovato ai suoi nervi tesi. La fredda luce del mattino filtrava a stento attraverso le pesanti tende della finestra, e doversi alzare in quella piacevole penombra le risultò più difficile del previsto. Si stiracchiò, lasciando una carezza distratta dietro le orecchie di Lady Carmilla, la quale riprese a emettere sonore fusa, compiaciuta. Asteria, dopo un lungo sbadiglio, andò alla finestra e tirò via le tende. Il cielo era plumbeo e una fitta neve cadeva andando a sommarsi a quella che già da giorni ricopriva le strade dello Wiltshire. La giovane si infilò la pesante vestaglia di lana e uscì dalla sua stanza e si diresse alla sala da pranzo.


Lì trovò, seduta al tavolo, sua madre già vestita di tutto punto, i capelli neri raccolti con la solita eleganza che la contraddistingueva, a sorseggiare thè e inzuppare biscotti. Quando Elladora la vide entrare le rivolse un sorriso affettuoso e, non appena Asteria si sedette, disse « Buongiorno, tesoro. Ho fatto preparare a Winkey la tua torta preferita ». La indicò anche se non ce ne era bisogno; difatti la torta di fragole e crema (affogata in un tripudio di panna montata e cioccolata) troneggiava su di un'alzatine in cristallo al centro del lungo tavolo, e perciò impossibile da non notare.


Asteria sorrise debolmente, reprimendo un nuovo sbadiglio. « Grazie, ma non ho molta fame. Ho ancora lo stomaco chiuso... di sicuro questo pomeriggio la assaggerò » mormorò, la voce ancora impastata. Si versò anche lei il thé nella sua tazza, ignorando il fatto che sua madre la scrutava in una silenziosa riflessione.


Nella sala fece il suo ingresso Daphne, anche lei ancora con in dosso la camicia da notte di seta. Si sedette accanto ad Asteria, mormorando un buongiorno generale. Aveva gli occhi rossi e gonfi, come se neppure lei avesse chiuso occhio quella notte. Gli occhi celesti di Elladora sembrarono brillare avendo le proprie figlie sedute con lei a fare colazione. La somiglianza tra lei e le due giovani figlie era innegabile; le due ragazze sembravano aver ereditato ogni più piccolo particolare dalla madre: il naso piccolo e all'insù, la forma degli occhi e delle labbra, i lucenti capelli corvini e la carnagione chiara. Tranne però che per il colore degli occhi, verde come quelli di loro padre.

Come una stella nel buio (Harry Potter ~ Drastoria)Where stories live. Discover now