IV

2.1K 82 7
                                    

Aurora

Respira. Fa respiri lunghi e profondi.

I respiri lunghi e profondi non servono a niente, sappiatelo.

Mi voltai verso Alice, come per chiedere conferma che tutto questo fosse solo un sogno o un brutto scherzo, ma la sua espressione era chiaramente di comprensione e dispiacimento.

No. No. E ancora No. Non stava succedendo veramente!

- Ehi nanetta, da te o da me? – chiese sogghignando e sperai di non essere diventata più rossa di quello che già ero.

Era abbastanza chiaro che il sorteggio non mi era piaciuto? Me lo sentivo che era una pessima idea.

- Da me – ringhiai sconsolata. La prof non avrebbe permesso un ripescaggio e se dovevo sopportare Christian era meglio che lo facessi in casa mia, in modo da poterlo mandare via se diventava troppo.

Feci un respiro profondo, magari non andava così male come pensavo, e lui non era così orribile come si comportava.

- Cosa nanetta? – ridomandò allungandosi in avanti e sentii un gran fastidio allo stomaco. Lo sapevo che lo stava facendo apposta, ma non volevo arrabbiarmi e nemmeno stare al suo gioco.

- Ci possiamo vedere da me, non ci sono problemi. Magari se vuoi qualche volta da te, ma sarei più comoda se fosse da me – esordii, facendo il sorriso che rifilavo ai professori, e cercando di comportarmi come se fosse una persona e non l'essere più insopportabile di questo universo.
Ma con un bellissimo fisico, suggerii a tradimento une vocina nella mia testa.

Christian mi fissò perplesso per qualche secondo, ma alla fine annuì. – Da te sia. Quando iniziamo? Mi sembra tanto il lavoro –

- Oggi e domani non posso, dopodomani? – proposi, e anche se giovedì non avevo nulla, avevo bisogno di tempo per prepararmi psicologicamente e sfogarmi con Lela e Alice.

Lui annuì, senza replicare ne fare battute. – Va bene. A venerdì –

Il resto dell'ora lo passammo ad ascoltare la professoressa mentre spiegava meglio il progetto che avremmo dovuto portare a termine, i PowerPoint e quello che dovevano rappresentare, e il fatto che dovessimo essere noi a progettare le stanze degli appartamenti, o su carta o sul computer, e arredarne uno che poi, nel secondo quadrimestre, avremmo realizzato in scala.

Sperai solo cambiando partner.

La campanella suonò e ci riversammo tutti fuori dalla classe, anche se io prima di uscire mi assicurai che il tempo si fosse calmato e che non mi sarei ritrovata sotto un temporale all'improvviso. Non mi piacevano per nulla.

Per mia enorme fortuna niente di tutto ciò era in vista, e quindi uscii tranquillamente, chiacchierando con Alice, mano nella mano con Riccardo, che a sua volta chiacchierava con Christian.

E naturalmente, eccola. Nemmeno facevamo in tempo ad uscire dalla struttura che spuntava lei: Giuliana.

Quando mi dicevano che una era stronza, anche se non mi piaceva molto il termine,  non so il perché, ma me la immaginavo alta, con gli occhi azzurri e vestita sempre di rosa. Tipo le Barbie del film "Means Girls", non so se lo avete mai visto.
Non potevo sbagliarmi di più.
Il diavolo non assomiglia per niente a una Barbie, ma più a una di quelle modelle dei costumi che si vedono nelle pubblicità, coi capelli mori, gli occhi grigio-azzurri e con abiti chic e alla moda.
Scarpe col tacco in modo da calpestare meglio chiunque le parasse la strada e rossetto di un rosa acceso.
Ma la caratteristica principale è la scia di rosa selvatica che lascia al suo passaggio e che ti fa capire dove sia ancora prima di vederla.

Più Che AmiciWhere stories live. Discover now