XVI

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CHRISTIAN

Mi affacciai alla finestra con Sara, che da quando aveva visto il primo fiocco di neve cadere non aveva smesso di urlare per la felicità.

Purtroppo dopo nemmeno due ore la sua gioia era stata smorzata: la neve aveva smesso di scendere, lasciando un lieve strato di bianco sulle macchine e il ghiaccio a terra. Oltre a un freddo artico che mi faceva passare la voglia di portare fuori Joker.

Ma dovevo farlo.

Infilandomi gli indumenti più pesanti,  e i guanti,  uscii di casa, iniziando a fare il giro dell'isolato e vedendo Joker divertirsi a spostare la poca neve attecchita con le zampe, sporcandomi le scarpe anche di terra.

Sospirai rassegnato e infreddolito, sentendo il gelo iniziare ad entrarmi nelle ossa e, contando che avevo appena finito un raffreddore, e che a Sara non era ancora passato del tutto, volevo evitare di ammalarmi ancora.

Per colpa della febbre avevo dovuto rimandare un incontro con Aurora, e anche se erano solo poche ore, mi era dispiaciuto.

- Dai bello, torniamo a casa – chiamai, aggiungendo un fischio e iniziando a tirare il guinzaglio.

Lo scarpe provocavano uno scricchiolio a contatto con la neve e portare a casa Joker fu più difficile di quel che immaginavo, ma alla fine ci riuscii.

Mi bloccai davanti al marciapiede, dove oltre alla mia macchina e quella che usavano mia madre e il suo compagno, c'era anche una Toyota corolla grigio metallizzato.

La continuai a fissare, camminando all'indietro, e cercando di capire perché mi sembrasse così famigliare quando finalmente realizzai: Mary e il suo futuro marito erano venuti a trovarci. E questo mi fece venire in mente una cosa: dovevo ancora trovare qualcuno che mi accompagnasse al matrimonio.

E questa volta sapevo a chi chiederlo, il nome mi venne nel momento esatto in cui mi posi la domanda.

Pulii le zampe a Joker e lasciai le scarpe sul tappeto all'ingresso prima di raggiungere gli altri in sala.

- Zia! – esclamai andandola a salutare, abbracciandola e sentendo un dolce odore di cioccolato e zucchero a velo.

Odore che collegai alla torta posata sul tavolo e che mia sorella si stava mangiando, o meglio divorando.

Ma come darle torto, zia Mary era un'ottima cuoca di dolci. Al contrario di mia madre.

- Wow, ci siamo visti poche settimane fa! Com'è possibile che mi sembri sempre più grande e bello? –

Sorrisi e andai a salutare Alessandro con un mezzo abbraccio.

- Spero non ti dispiaccia se abbiamo iniziato senza di te –

- Colpa mia – ammise Mary – sono le voglie e gli ormoni – e mentre lo diceva si accarezzò  la pancia con fare protettivo.

Indossava un maglioncino di lana che lasciava intravedere solo un lieve gonfiore, ma era decisamente di più della scorsa volta.

- Tieni, è deliziosa – commentò Sara passandomene una fetta su un piattino di plastica delle Winx avanzati dal suo compleanno.

- Grazie Saretta – ringraziai mentre si sedeva accanto a me sul divano. – Allora zia, come vanno i preparativi delle nozze? –

- Bene, domani io e tua madre –

- E io – aggiunse svelta Sara, sorridendo mentre le gambe, troppo corte per toccare terra, si agitavano.

- E Sara – aggiunse sorridendole – andiamo a provare alcuni vestiti da sposa. Se vuoi venire sei il benvenuto –

Passare ore a vedere una donna scegliere un vestito?

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