XVII

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Aurora

Sentii il citofono e feci per alzarmi, ricordandomi improvvisamente che non potevo farlo. Non senza le stampelle.

- Nico! - gridai, sperando mi sentisse.

Era rientrato da poco, per fortuna, e in questa maniera non dovevo sforzare l'altra gamba più del necessario.

Maurizio era stato gentilissimo, mi aveva fasciato la caviglia, rassicurandomi che non era rotta ma solo una distorsione. Dovevo tenere la fascia rigida per due settimane, e questo avrebbe voluto dire stampelle per due settimane.

Odiavo le stampelle, mi sentivo sempre a disagio a portarle, a non essere completamente autonoma.

- Ehi principessa, cosa ci fai qui? - chiese Nicolò, e poco dopo lui e Lela comparvero in salotto.

Guardai Lela sgranando gli occhi. Indossava, oltre a un giacchino con del pelo, una gonna che le arrivava poco sopra al ginocchio e un paio di collant neri. E fuori si gelava di freddo!

Come diavolo faceva?

Io avevo freddo in casa con pantaloni della tuta, una felpa e una coperta di lana, fatta dalla nonna.

- Sono passata a dare conforto, e ho portato i biscotti al cioccolato - aggiunse posando la borsa, che gli aveva regalato mio fratello per i suoi sedici anni, e che da allora era diventata la sua preferita.

- E, fra dieci minuti iniziano le repliche del Trono di Spade, e sono intenzionata a vederlo. Luca ha monopolizzato la tele a casa nostra -

Vidi Nico accennare un sorriso e poco dopo lo imitai.

Lela si tolse la giacca, appendendola, e anche le scarpe, mostrando la parte sopra del vestito, abbastanza scollato.

Si buttò accanto a me, prendendo il telecomando e mettendo sul tavolo il libro che stavo leggendo, Le Sfide di Apollo - l'oracolo nascosto -, e accendendo la televisione.

- Nico, ci puoi preparare una cioccolata? - domandò raggiante voltandosi verso il ragazzo e sfoderando il suo miglior sorriso.

Naturalmente mio fratello accettò e con la faccia da pesce lesso andò verso la cucina, anche se sapevo che una volta tornato si sarebbe messo qui a guardare il trono di spade con noi.

- Allora, il tuo principe azzurro è venuto in tuo soccorso? - chiese, indicando la gamba e facendomi l'occhiolino.

Mi sentii leggermente a disagio, anche perché Christian non era di certo un principe azzurro, e definirlo in quella maniera era un po'... esagerato. Però si, era stato decisamente gentile.

Un vero amico.

- Si, bhe, per fortuna che c'era lui o avrei dovuto aspettare un'oretta prima di andare all'ospedale -

- Magari qualcuno facesse così per me... posso dirti la mia opinione? - Lela si girò di scatto verso di me, i capelli rossi mossi e perfetti ondeggiarono prima di ricadere morbidi sulle spalle. Ero sempre stata leggermente invidiosa dei suoi capelli.

- Se ti dico di no lo diresti comunque - replicai, conoscendola come le mie tasche.
- Per me Christian ha una cotta per te -

Era una fortuna che non avessi ancora iniziato a mangiare, e che non stessi bevendo, o mi sarei strozzata per l'assurdità che era appena uscita dalle labbra della mia migliore amica.

Chris una cotta per me?

- Siamo solo amici -

- Ceerto. E io sono una santa -

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