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Christian

Entrai in casa buttando la cartella all'ingresso e poco dopo l'abbaiare di Joker mi preavvisò di un prossimo attacco.

Pochi secondi dopo mi ritrovai a coccolare Joker e a lanciargli la palla da tennis che mi aveva portato.

La casa era completamente deserta e, dopo aver aperto tutte le finestre e fatto cambiare l'aria, mi buttai davanti al divano con la pizza riscaldata nel mico-onde.

- Ehi piccolo –

Joker abbaiò un paio di volte ma alla fine si mise calmo ai miei piedi, lasciandomi vedere la televisione in santa pace.

Saranno state le tre e mezzo quando il telefono fisso e il mio cellulare iniziarono a suonare all'impazzata.

Mi alzai per prendere il mio, visto che lo avevo lasciato sul tavolo e il fisso era in cucina,  e quando vidi il numero di mia madre una smorfia mi comparve sul volto.

- Pronto – risposi senza troppo entusiasmo, o qualsiasi altra emozione.

- Chris – era la voce da " ti devo chiedere un favore". Praticamente ogni volta che mi chiamava al telefono era per chiedermi qualcosa, quindi non ne rimasi molto stupito.

- Cosa devo fare? – sbottai buttandomi sul divano e facendo cadere un braccio a penzoloni.

- Si tratta di Sara. Devi andarla a prendere alle elementari –

- Le avevi promesso che ci saresti andata te – replicai, immaginandomi già la sua espressione delusa.

Me la ricordavo bene quella sensazione, era la stessa che avevo avuto io per praticamente tutte le elementari.

Poi ero arrivato a un certo punto in cui, se mia madre veniva a prendermi o meno, non mi importava.

- Lo so cosa le avevo promesso. Ma devo sostituire un turno – scattò, facendo sentire un leggero tono di isteria. – sono bloccata al lavoro. Prendo delle pizze per cena –

- Certo. Come vuoi – riattaccai fiacco e mi trattenni dal lanciare il cellulare contro la parete.

Mi alzai dopo qualche minuto, andando verso la cucina e capendo perché anche quella sera avrei mangiata altra pizza: il frigo era completamente vuoto.

Mi passai una mano fra i capelli e chiusi il pugno, trattenendomi ancora una volta da colpire la parete, o qualche mobile della cucina nuova che aveva comprato il compagno di mia madre.

Almeno questa volta aveva avuto la decenza di scegliersene uno con i soldi, e non con la fedina penale sporca o debiti che avrebbe dovuto pagare lei, o io.

- Joker – chiamai, prendendo il guinzaglio.

Avrei portato Sara all'acquario di Vignate, in modo da prendere a lei un gelato, e addolcire il fatto che nostra madre sarebbe dovuta trattenersi al lavoro, e così avrei anche fatto la spesa.

Joker sarebbe venuto con noi, dovevo portarlo prima fuori al parco dei cani però.

Mi infilai scarpe e giubbino e presi chiavi e una cinquantina di euro dal nascondiglio di mia madre.

L'aria era decisamente più fredda di come me la ricordassi e anche il cielo non era per nulla rassicurante.

Joker provò a tirare il guinzaglio un paio di volte, e con mia madre e Sara riusciva anche a far perdere loro l'equilibrio. Soprattutto con Sara. Ma con me no, il che era una fortuna o avrei continuamente fatto figure di merda.

Abitavamo in un quartiere abbastanza tranquillo, se consideravo quelli precedenti era anche di lusso.

Il nuovo compagno di mia madre, Maurizio, era un medico.

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