Cap. 3 Evan

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Per prima cosa avvertì un intenso, delizioso e allo stesso tempo nauseante odore di sesso. Di quello grezzo, veloce, impersonale. L'odore che aveva sempre accostato a Trey e che gli faceva serrare lo stomaco dal desiderio. E dalla gelosia. L'odore però aveva sempre una sfumatura diversa, in quel momento c'era un pizzico di aroma fruttato tipico dei profumi femminili. E la stretta allo stomaco diventò più simile alla rabbia. E al dolore. Il più delle volte quelle sensazioni svanivano via nel momento esatto in cui la spalla di Trey sfiorava la sua, come a volergli dire "Sí, ho scopato ma sono tornato da te."

Deprimente.

Non sapeva spiegarsi perché o come mai quel semplice gesto prima di quel momento lo avesse rassicurato. Adesso sentiva solo il formicolante fastidio di essere qualcosa di scontato. Come un vecchio cane che scodinzola dopo che il padrone era stato fuori tutto il giorno. Cazzo, gli stava salendo la nausea. Nausea di sé stesso. Di quello che provava, di quello che non aveva il coraggio di fare o di dire.
Notò in maniera distratta il ragazzo che fino a poco fa lo aveva studiato come una cartina geografica per un esploratore. Anche lo pseudo spasimante aveva trovato di meglio. Senza accorgersene rise di se stesso a bassa voce per quello che stava diventando. Era sempre e solo un accompagnatore in attesa di cosa esattamente? Che Trey lo notasse? Aspettava forse di incrociare i suoi occhi e vederci del desiderio? Sperava di essere l'eccezione? Beh infondo lo era già. Trey si scopava qualsiasi cosa. Uomini e donne senza distinzione, anche insieme. Bianchi, asiatici, di colore. Di età compresa tra i 20 e 35. Con i capelli biondi, rossi, neri. Tutti.

Tutti tranne Evan.

Spostò per un attimo lo sguardo incrociando quello del suo migliore amico che aveva deciso da solo che era il momento di andarsene. Annuì e mentre si alzava guardò di nuovo nella direzione di quell'uomo che per un attimo aveva avuto interesse per lui. E si ritrovò a guardarlo negli occhi. Per un attimo la connessione risultò immediata, tanto da procurargli un brivido lungo la spina dorsale. Il biondino di prima non era più nei paraggi. Scrutò le ombre che definivano la figura dell'uomo consapevole di essere in piedi a fissarlo. Non sapeva nulla di lui. Neanche il nome.

«Si chiama Jared...» la voce di Jace lo costrinse ad allontanare gli occhi arrossendo per essere stato scoperto a fare qualcosa di inappropriato. Fissare qualcuno non era mai stato educato.

Si inumidì le labbra annuendo in direzione del barista, che invece di salutarlo con la mano lo stava invitando ad avvicinarsi di nuovo. Incuriosito Evan allungò la mano ritrovandosi un tovagliolo di carta piegato tra le dita. Prima di poter chiedere qualcosa al barista, Jace accostò la bocca al suo orecchio.

«Non farlo aspettare troppo...» Evan sapeva che Jace non si stava riferendo a Trey che appena era uscito. Gli occhi schizzarono di nuovo verso l'uomo misterioso – che adesso aveva un nome – e, per la prima volta dopo tanto tempo, sentì qualcosa di nuovo ed inaspettato nascere dentro la sua testa. Quello che aveva tra le mani era un numero di telefono. Lui sarebbe stato in grado di comporlo e fare un passo per allontanarsi da Trey?

Catch the fireWhere stories live. Discover now