Cap. 5 Evan

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Mi ritiro.

Quelle parole avevano avuto su di lui lo stesso effetto di una palla da demolizione contro un muro di vecchi mattoni. Aveva farfugliato qualcosa, non ricordava neanche bene cosa avesse chiesto. Era così spaventato da quelle due parole da renderlo completamente incapace di formulare una frase sensata.

Mi ritiro.

Da cosa? Dall'università? Dalla loro amicizia? Da quella situazione in cui stavano litigando?

Sentiva il panico risalire lungo la schiena come artigli affilati che cercavano di arrivare al collo e tagliare via la testa dal resto de corpo. Estremo? Forse, ma non poteva dire di non sentirsi come se avesse appena preso a calci anni e anni di segreti e ricordi. Quello che aveva detto la sera prima era stato un colpo basso e la rabbia di Trey era del tutto giustificata.

Il senso di colpa gli bloccò l'aria nei polmoni facendolo restare in silenzio mentre vedeva il suo migliore amico andare via. Trey gli aveva detto esattamente quello che Evan si aspettava. Era stato un colpo ben assestato, doveva dargliene atto. Un colpo dal quale Evan stava cercando di riprendersi velocemente senza, però, alcun risultato positivo. Se avesse avuto la forza di lasciarsi tutto alle spalle, se in quegli anni non avesse sofferto un amore non corrisposto, se per lui fosse stata solo amicizia allora sarebbe uscito da quel torpore per seguirlo e dirgli...

Qualsiasi cosa.

Sarebbe anche arrivato alle mani pur di non vedere Trey andarsene, mettendo ancora più distanza, con la consapevolezza che l'amicizia tra di loro avrebbe potuto essere rovinata per sempre.

Invece era rimasto lì.

Immobile a fissare la sua schiena, le spalle muscolose avvolte nell'immancabile giacca di pelle.

«Merda...»

Chiuse gli occhi per poi strofinarsi le palpebre cercando di dimenticare la rabbia e la vendetta che aveva visto nello sguardo di Trey. Voleva cancellare il ricordo anche della sera precedente quando quegli stessi occhi lo avevano guardato con dolore.

Cazzo.

«Guarda, guarda. Trey che salta le lezioni. Non succede mai...»

Prima di voltarsi in direzione di quella voce femminile si inumidì le labbra e prense un respiro profondo.

Non doveva andare così.

«Dove sta andando?» chiese di nuovo Ksenia mentre Evan si voltava a guardarla.

Era una ragazza incredibilmente bella. Capelli scuri tagliati come un maschio, pelle chiara come avorio e impressionanti occhi azzurri. Aveva una muscolatura disegnata dal nuoto sincronizzato che faceva da anni e nonostante il taglio di capelli era impossibile non notare quanto fosse sexy. Non che a lui interessasse pensare a lei in quel modo, ma era un fatto innegabile. E sarebbe stato meglio non dirlo mai davanti a Aaron.

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